Maria Heibel
Larry Romanoff
unz.com
Onde, increspature e picchi
Esaminiamo il normale schema epidemico di una tipica malattia infettiva. Secondo il CDC statunitense:[1]“Un’epidemia di origine comune è un’epidemia in cui un gruppo di persone è esposto ad un agente infettivo o ad una tossina proveniente dalla stessa fonte. Se, durante un’epidemia si traccia un grafico del numero di casi in funzione del tempo trascorso, la curva risultante . . . . mostrerebbe tipicamente una salita ripida e una discesa più graduale (la cosiddetta “distribuzione log-normale”). Un’epidemia propagata nasce dalla trasmissione da una persona all’altra [di solito] per contatto diretto da persona a persona . . .” L’epidemia propagata presenta tipicamente diversi picchi ad una o due settimane di distanza l’uno dall’altro, questo tipo di epidemia normalmente si estingue dopo un certo numero di queste riacutizzazioni.
“Alcune epidemie hanno le caratteristiche sia delle epidemie di origine comune che di quelle propagate. Il modello di un’epidemia di origine comune seguita da una diffusione secondaria da persona a persona non è raro.” Il CDC afferma inoltre che queste epidemie possono andare incontro a diverse riacutizzazioni, o picchi, nelle settimane successive. Ma, in tutti questi casi di epidemie dovute ad agenti infettivi naturali, la diffusione e la tempistica seguono essenzialmente lo stesso schema tipico, magari allungato, ma sempre con i picchi ravvicinati nel tempo. Ecco come esempio tre grafici del CDC. Si può chiaramente vedere che c’è una salita (rapida se l’infezione è a fonte singola, lenta se è propagata o mista), poi un picco, una graduale diminuzione e infine la cessazione dei fenomeni.
La temuta “Seconda Ondata“
La letteratura a riguardo è contradditoria a causa una molteplicità di fattori e non ci sono prove a sostegno dell’affermazione di una “seconda ondata” per le infezioni naturali. Un’epidemia o una pandemia si manifesta con un inizio lento, per poi aumentare in modo esponenziale, arrivare al picco e poi diminuire lentamente fino a scomparire. Ci possono essere infezioni isolate, che si manifestano in un secondo tempo, ma che non danno inizio ad una nuova epidemia. Una delle più grosse e inspiegabili curiosità del COVID-19 è che, fin dall’inizio di tutta la storia, i mass media statunitensi ce l’avevano messa tutta per prepararci ad una “seconda ondata.” Per rendere più plausibile la loro storia, l’avevano collegata alla comparsa della normale influenza che, di solito, si verifica con l’abbassamento delle temperature in autunno e in inverno, un’associazione deliberatamente fuorviante, un “concorso di colpa” palesemente disonesto nei confronti della maggior parte della gente che non è abituata a pensare. Ricordiamoci che non si tratta di un virus influenzale, stiamo parlando di un virus SARS, un ceppo notevolmente diverso, giustamente chiamato fin dall’inizio SARS-CoV-2 e non c’era motivo di aspettarsi che si comportasse come (o agisse di concerto con) la normale influenza. Infatti, tutte le nazioni hanno avuto i loro focolai di COVID-19 in marzo o aprile e, molto prima dell’arrivo del freddo, in molti Paesi il virus aveva già raggiunto il picco ed era già in fase calante, al punto di essere estinto o quasi.
Se si fanno ricerche su altre recenti epidemie o pandemie, come l’H3N2 del 1968 o l’H1N1 del 2009, non si trova alcuna traccia di una “seconda ondata.” L’H1N1 del 2009 era stata tipica, anche se prolungata, da aprile 2009 a febbraio 2010, ma aveva raggiunto l’apice a maggio o giugno ed era andata lentamente calando fino alla fine dell’anno. Le altre avevano avuto un comportamento simile. Ecco alcuni esempi di schemi di distribuzione tipici. [Analizzando alcuni grafici relativi al COVID-19, possiamo vedere come] in Cina la coda del virus sia tronca a causa delle forti misure di contenimento attuate, il picco anomalo è dovuto ad un aggiornamento dei dati, perché non tutti i casi erano stati tabulati all’epoca. Si può vedere che la Cina è arrivata alla fine, l’Arabia Saudita e la Bolivia ci sono quasi, l’India e l’Argentina sono leggermente in ritardo. Tutti i grafici sono per gentile concessione di Worldometer. (L'”influenza spagnola” del 1918 era un’anomalia. Vedi nota (1) al fondo).
Europa Occidentale
Si noti che non esistono casi di “distribuzione normale” per l’Europa Occidentale, dove ogni nazione è stata colpita da una “Seconda Ondata.” Svizzera, Spagna, Regno Unito e molti altri Paesi sono passati da zero a 20.000 o 30.000 nuove infezioni al giorno, un modello privo di qualsiasi spiegazione storica o epidemiologica. Sembra quasi che qualcuno non avesse fatto bene il proprio lavoro la prima volta e ci abbia riprovato. Vediamo alcuni esempi.
Diamo uno sguardo all’Europa Orientale
Il comportamento della piccola Lettonia è tipico di molti paesi. L’epidemia iniziale di marzo era stata così insignificante da essere quasi invisibile, poi si era attenuata ed era sparita. C’erano state alcune infezioni diffuse, ma niente che potesse causare una ripresa. Poi, all’improvviso e inspiegabilmente, un’enorme esplosione all’inizio di ottobre. Quasi tutta l’Europa dell’Est ha seguito questo schema, con la Russia e la Bielorussia le due uniche, notevoli, eccezioni. Prendiamo in considerazione la Russia:
Ho continuato ad osservare la Russia molto da vicino fin dall’inizio del 2020. Per circa due mesi, le infezioni erano rimaste stabili, con poche centinaia di casi giornalieri. La Russia aveva attuato molte misure di contenimento e sembrava che il virus sarebbe stato un non-evento. Poi, improvvisamente, un’esplosione in aprile, con nuove infezioni che erano rapidamente salite a più di 10.000 al giorno e che si erano verificate simultaneamente in quasi tutte le aree del Paese. Mi aveva stretto il cuore guardare la Russia che, per quattro mesi, aveva cercato di abbassare il tasso di infezione giornaliera sotto i 5.000, arrivando infine a 4.900, 4.800, e sembrava che anche che la coda della curva stesse mantenendo la tendenza quando, improvvisamente, un altro salto esplosivo fino a quasi 30.000 casi giornalieri, sempre simultaneamente in tutte le regioni, e ancora in aumento. Non c’è infezione che si manifesti in questo modo senza un intervento umano.
Sempre a proposito di Russia, il Paese ha registrato un alto tasso di infezioni ma un tasso di mortalità relativamente basso, con gran dispiacere di molti in Occidente, tanto che Reuters aveva pubblicato un articolo sorprendentemente stupido intitolato: “Gli esperti vogliono sapere perché il Coronavirus non ha ucciso un numero maggiore di Russi.” [2] “Di cattivo gusto” e “deplorevole” erano stati due degli aggettivi più gentili nei confronti dell’articolo di Reuters; così era stato modificato in: “Gli esperti si chiedono come mai il Coronavirus non abbia ucciso più Russi,” ma ancora senza nessun miglioramento nell’accettazione del pubblico, così una terza versione: “Gli esperti mettono in discussione i dati russi sulla mortalità del Covid-19.” Il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, aveva difeso Reuters a spada tratta, affermando che la Russia stava “diffondendo… disinformazione… cercando di cambiare l’ordine mondiale.” La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, aveva osservato in un post su Facebook che “un ordine mondiale in cui si ritiene accettabile lamentarsi del fatto che un virus non abbia ucciso un numero maggiore di cittadini russi avrebbe probabilmente bisogno di un cambiamento.” Helen Buyniski ne ha parlato in un affascinante articolo su RT; vi consiglio di leggerlo.[3]
Turchia
Poi abbiamo lo strano caso della Turchia. Le nuove infezioni, che si erano stabilizzate intorno ai 1.000 casi giornalieri, avevano avuto un rapido incremento arrivando a circa 5.000, per poi esplodere improvvisamente a 30.000, in un giorno solo, e aumentare ancora. Come per la Russia, non esiste un’epidemia di agenti patogeni naturali conosciuti che si manifesti così. La mia è solo una considerazione, ma, se volessi punire qualcuno per aver acquistato e attivato i missili russi S-400, questo potrebbe essere un buon metodo.
Il Triumvirato Benedetto
È inoltre degno di nota il fatto che, mentre la maggior parte delle nazioni ha ricevuto solo una seconda ondata, gli Stati Uniti, il Giappone e la Corea del Sud sono stati benedetti da una “Terza Ondata,” avendo apparentemente ricevuto lo status di nazioni più favorite dal COVID-19. (Ho preso in prestito questo termine da un articolo su Counterpunch di Paul Street[4])
Un’altra curiosa
manifestazione delle “Due Ondate”
Come ho fatto notare
poco fa, non esiste una “Seconda Ondata” per un’epidemia naturale, tanto
meno per un fenomeno che potremmo descrivere così: “nessuno ha ancora
affrontato il fatto che praticamente tutti i paesi del mondo sono stati colpiti
dal COVID-19 praticamente nello stesso momento, in due ondate successive.” [5] Ci sono state state due ondate: la prima aveva colpito
25 Paesi di tutti i continenti e qui i medici di base avevano tutti confermato
l’inizio dell’infezione, nei rispettivi Paesi, in un arco temporale di
tre giorni. Nella seconda ondata, verificatasi quasi esattamente un mese
dopo, 85 Paesi avevano confermato il primo caso di infezione domestica, di
nuovo quasi tutti entro tre giorni l’uno dall’altro e tutti in più
località. Non dovrebbe essere necessario sottolineare che nessuna epidemia
naturale può manifestarsi in questo modo senza assistenza umana.
Un virus naturale non ha
semplicemente la capacità di infettare contemporaneamente 85 paesi diversi in
tutti i continenti del mondo, con focolai multipli in ogni paese e tutti nello
stesso giorno. Forse, ancora più
curioso, è il fatto che questi Paesi non erano stati tutti infettati dalla
stessa varietà del virus e ogni Paese ha avuto così tante infezioni multiple in
diverse province che nessuno era stato in grado di identificare in modo
definitivo i vari “pazienti zero.” Considerando le informazioni di cui
sopra e le conoscenze basilari sulla trasmissione dei virus, si potrebbe almeno
prendere in considerazione la possibilità che molte persone abbiano sparso per
il mondo fialette di virus. Tutto questo costituisce una prova a prima vista di
un attacco con armi biologiche. Avevo scritto un precedente articolo dal
titolo “Il COVID-19 ha bisogno di un’indagine penale“[6] ed è ancora così.
La ricerca delle origini
Un famoso virologo
italiano, Giuseppe Remuzzi, ha pubblicato sul Lancet e su altre testate alcuni
articoli in cui afferma che i medici italiani ricordano di aver visto “una
forma di polmonite molto strana e molto grave, soprattutto tra gli anziani, in
dicembre e novembre [2019][7]. Questo fa pensare che il virus circolasse già, almeno
in Lombardia, prima che venissimo a conoscenza di questa epidemia in Cina.”
L’Italia ha rilevato
tracce del virus in campioni di acque reflue risalenti all’estate del 2019 e in
Francia, Spagna, Paesi Bassi ed altre nazioni è stata fatta la stessa scoperta.
Ne avevo parlato in un articolo [8]. In Brasile, i ricercatori hanno trovato campioni di
COVID-19 in acque reflue risalenti alla fine del 2019. In Francia esistono lastre del torace che indicano la
presenza del COVID-19 già nei primi di novembre 2019. In Italia, campioni di
sangue hanno mostrato la presenza del virus già dal mese di settembre. In
Spagna, i ricercatori hanno trovato il virus in acque reflue raccolte nel marzo
2019. The Irish Mirror ha riferito che “molti Paesi stanno
iniziando ad usare il campionamento delle acque reflue per tracciare la
diffusione dell’agente patogeno” e che gli scienziati affermano che queste
rilevazioni sono “coerenti con le prove che emergono in altri Paesi”
secondo cui il COVID-19 circolava in tutto il mondo molto prima che la
Cina segnalasse i suoi primi casi, casi che, necessariamente, avrebbero
avuto origine negli Stati Uniti e da lì sarebbero stati trasportati ovunque,
perché solo negli Stati Uniti erano presenti tutte le diverse varianti del
virus. Questo significa che negli USA il virus era già in circolazione (ed era
mutato) da mesi, prima di contaminare il mondo.
Gli Italiani hanno “inequivocabilmente”
dimostrato la presenza del virus già dal 2019, in campioni biologici congelati
prelevati durante altri esami ed ora testati per il COVID-19. Molti di questi
provengono da screening per la prevenzione del cancro, da donazioni di sangue o
sono radiografie al torace. I media non americani hanno trattato queste
scoperte in dettaglio[9][10][11][12][13][14][15][16], ma, mentre i Cinesi e gli Europei ne sono al corrente,
gli Americani e i Canadesi non lo sanno, perché i proprietari dei loro giornali
e network televisivi più importanti non vogliono che essi lo sappiano.
I ricercatori francesi
hanno ottenuto prove del Covid-19 da campioni congelati e conservati a -80°C,
lo stesso metodo che permette ai laboratori anti-doping di conservare per anni
i campioni biologici degli atleti nell’eventualità che emergano nuove metodiche
per individuare le sostanze illecite. Per il virus, sono stati utilizzati due
metodi distinti: un test sierologico, che individua gli anticorpi nel sangue, e
un test virologico, la RT-PCR, una tecnica molto sensibile in grado di isolare
il genoma specifico del virus, le sue informazioni genetiche univoche.[17][18]
I virologi francesi hanno
ora concluso che: “l’epidemia di coronavirus in Francia non è stata
causata da casi importati dalla Cina, ma da un ceppo circolante locale di
origine sconosciuta…“,[19] e, da altri studi, [è emerso] che quel ceppo esisteva
solo negli Stati Uniti. Secondo le mie informazioni, [i ricercatori di] Italia,
Spagna e Portogallo sono giunti alla stessa conclusione. I dati mostrano anche
che i primi casi di COVID-19 del Canada provenivano dagli Stati Uniti e non
dalla Cina[20].
In alcune città
americane era stata fatta la stessa scoperta: il virus era già presente
nei campioni di acque reflue del 2019. I mass media americani non ne
avevano parlato, ma i giornali locali sì. E’ stato a quel punto che Pompeo
aveva emesso un’altra delibera di non divulgazione, vietando agli ospedali e ai
laboratori di rivelare qualsiasi informazione sul virus direttamente al CDC o
ai media, obbligandoli a far passare tutto attraverso la Casa Bianca. Questo ha
azzerato tutte le ulteriori segnalazioni del ritrovamento del COVID-19 nei
campioni di acque reflue americane risalenti al secondo e terzo trimestre 2019.
Con il volume di prove
accumulato, sembra ora certo che il COVID-19 circolasse già negli Stati Uniti
da giugno o luglio 2019, molto prima di quanto ammesso, e che la prevenzione (e
il divieto) del CDC di effettuare test fosse un tentativo di seppellire queste
prove. Una di queste era stata riportata dai media statunitensi in un articolo
del 21 giugno 2020, dal titolo: “In California, oltre 40.000 misteriosi
decessi da patologie polmonari potrebbero drammaticamente riscrivere la storia
del COVID-19 negli Stati Uniti” [21]. Il LA Times aveva riferito di “un
gruppo di misteriose morti da patologie respiratorie” verificatesi fin da
dicembre 2019. Un portale web di notizie locali, www.bakersfield.com, ha
dichiarato che questo dimostra come il COVID-19 stesse già circolando in
California “molto prima che ne venissimo a conoscenza.” Prove del
COVID-19 sono state trovate anche in molti campioni di sangue donati, già a
metà dicembre, da volontari di nove stati degli Stati Uniti, secondo uno studio
pubblicato il 30 novembre sulla rivista Clinical Infectious Diseases.
E non dimentichiamoci poi che alcuni turisti giapponesi erano stati infettati
alle Hawaii nel settembre del 2019.
Internet pullula di post
scritti da Americani, tra cui molti medici, che hanno dichiarato di aver
contratto infezioni respiratorie già da settembre 2019, tutte con sintomi
coerenti con il COVID-19. Ho ricevuto molti messaggi da Americani di
Washington, New York, California, Maryland, Virginia e altri stati, così come
dalla Germania e dall’Italia, che dichiarano di aver contratto infezioni simili
già a fine settembre, testimonianze troppo numerose, troppo dettagliate e
troppo simili tra loro per essere ignorate.
Il governatore di New
York Cuomo sostiene ancora che il “coronavirus è arrivato a New York
dall’Europa, non dalla Cina,” ma questa è più una mossa preventiva per
sviare le accuse che sicuramente arriveranno dopo l’inevitabile conclusione che
era stata l’Europa ad essere infettata dagli Stati Uniti. Alla base della sua
affermazione sembra esserci il fatto che i virus che avevano colpito New York e
l’Italia sarebbero dello stesso tipo, incolpando in questo modo i viaggiatori
provenienti dall’Italia che avrebbero infettato gli Americani di New York,
ignorando però il fatto che gli aerei, le persone (e i virus) viaggiano con
uguale facilità in entrambi i sensi e che tutte le prove starebbero ad indicare
che l’infezione si era propagata in direzione opposta[22][23]. Proprio per il fatto che solo negli Stati Uniti erano
presenti tutte le varietà di questo virus, l’ipotesi più logica è che la
direzione del viaggio sia stata dagli Stati Uniti verso l’Italia.
Altri negli Stati Uniti
hanno usato lo stesso ragionamento monodirezionale, ancora una volta senza
giustificazione. Alcuni ricercatori americani avevano indagato sull’origine
dell’epidemia di COVID-19 a Los Angeles e avevano scoperto che la maggior parte
dei primi casi [americani] potevano essere ricollegati ai casi europei. Avevano
esaminato circa 200 pazienti positivi al test della reazione a catena della
trascrizione-polimerasi inversa (RT-PCR) per la SARS-CoV-2, e avevano rilevato
che l’82% dei casi aveva una stretta somiglianza con quelli originari
dell’Europa, mentre solo il 15% con quelli provenienti dall’Asia. Questo aveva
fatto pensare che i genomi della SARS-CoV-2 di Los Angeles fossero
prevalentemente correlati al ceppo virale di New York e non a quello
cinese di Wuhan. Nel luglio del 2020, il CDC statunitense aveva pubblicato
un rapporto secondo cui i campioni di SARS-CoV-2 di NYC assomigliavano a quelli
circolanti in Europa, suggerendo probabili introduzioni virali dall’Europa, da
altre località statunitensi e dalla stessa New York.[24] Anche in questo caso, si ignora il fatto ineluttabile
che un viaggio è un percoso a doppio senso.
Giappone, Corea del Sud,
Italia e Iran hanno riferito che i loro focolai interni di COVID-19 non
provenivano dalla Cina, ma sembravano invece essere collegati a quelli degli
Stati Uniti. Il Giappone e Taiwan
hanno prove circostanziali del fatto che diversi Giapponesi erano stati
infettati alle Hawaii alla fine di settembre 2019. Anche le grosse epidemie
scoppiate a Washington e a New York erano di origine interna, non avendo alcuna
connessione provata con la Cina[25]. Il primo ministro
australiano ha dichiarato che l’80% o più di tutte le infezioni nel suo Paese
provenivano dagli Stati Uniti[26], mentre l’Islanda ha confermato che alcune delle sue
infezioni da coronavirus erano originarie di Denver. [27][28] Il sindaco di Belleville, New Jersey, Michael Melham,
ha detto di essere risultato positivo al test per gli anticorpi del
coronavirus, aggiungendo di averlo contratto a novembre, più di due mesi prima
che il primo caso confermato fosse segnalato negli Stati Uniti[29]. Anders Tegnell, capo epidemiologo svedese, ha detto
che, nel suo Paese, il coronavirus potrebbe essere in circolazione fin da
novembre[30].
C’era stata anche una
ricerca indipendente di un genetista di Cambridge che aveva suggerito che il
coronavirus potrebbe essere stato in circolazione già molto prima di quanto si
credesse in precedenza, sostenendo anche di avere prove circostanziali
che il virus non aveva avuto origine a Wuhan[31]. In un articolo pubblicato nel maggio del 2020 sulla
rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, aveva
descritto i tre ceppi principali del virus, che aveva chiamato A, B e C. La sua
ricerca aveva determinato che A era la variante originale perché era la versione
più simile al tipo di SARS-Cov-2 scoperto nei pipistrelli. Ma il ceppo
A era inesistente in Cina, con solo una manciata di campioni scoperti in
tutto il paese e tutti in cittadini americani. Wuhan era stata
infettata con il tipo B, una versione lontana due mutazioni da A, e questo
significa che non poteva aver avuto origine in Cina, perché lì non esisteva una
fonte antecedente da cui mutare.
Inoltre, uno scienziato
tedesco ha recentemente raccolto un volume di prove del fatto che il virus in
Europa si era diffuso dal Nord Italia (ma non necessariamente vi aveva avuto
origine)[32]. Il più importante virologo tedesco, Alexander Kekule,
ha detto che “[il COVID-19] che sta dilagando in tutto il mondo non
proviene dalla città cinese di Wuhan, ma da una mutazione avventa nel Nord
Italia.” Il ceppo italiano, chiamato mutante “G,” ha subito mutazioni
genetiche ed è probabilmente più contagioso della variante trovata a Wuhan. Ha
affermato inoltre che oltre il 99% dei casi di COVID-19 sono geneticamente
riconducibili alla variante italiana e anche i casi attualmente presenti in
Cina sono reimportati dall’Europa e dal resto del mondo. Ha osservato che,
almeno per la pandemia europea, “il colpo di partenza era stato sparato nel
Nord Italia.”
C’è dell’altro. Secondo
recenti ricerche condotte congiuntamente da esperti britannici e tedeschi, la
variante del nuovo coronavirus più vicina a quella scoperta nei pipistrelli
sarebbe, in realtà, stata isolata soprattutto tra i casi provenienti dagli
Stati Uniti, piuttosto che da Wuhan. Gli esperti dell’Università di Cambridge e
i loro colleghi tedeschi hanno analizzato 160 genomi virali estratti da
pazienti umani di tutto il mondo e hanno scoperto che il coronavirus è mutato
in tre ceppi distinti. Hanno scoperto che la maggior parte dei pazienti
portatori del virus di tipo A (il ceppo ancestrale, il coronavirus dei
pipistrelli con il 96% di sequenze simili a quelle del virus umano) provenivano
per lo più dagli Stati Uniti e dall’Australia. E i cinque pazienti di Wuhan
in cui era stato isolato il virus di tipo A erano tutti Americani ivi
residenti.[33] Il tipo C è una variante del tipo B, riscontrato più
comunemente nei Paesi europei e rilevata anche a Singapore e in Corea del Sud,
oltre che ad Hong Kong e Taiwan. L’altra loro conclusione è stata che, poiché
il virus sembra mutare molto più velocemente al di fuori della Cina, la
diffusione europea si era probabilmente verificata tra il 13 settembre 2019 e
il 7 dicembre 2019.
Zeng Guang,
l’epidemiologo a capo del CDC cinese, ha affermato che uno dei motivi per cui
la Cina aveva subito identificato il virus e i pericoli di un’epidemia era
stata la sua precedente esperienza con la SARS, che aveva indotto il Paese ad
istituire un sistema di segnalazione delle polmoniti ad eziologia sconosciuta.
Ma ha anche detto che, proprio per questo, gli allarmi della Cina erano stati
fraintesi. Altre nazioni, tra cui gli Stati Uniti, avevano sofferto di malattie
respiratorie quasi sicuramente da COVID-19, come nel caso dell’enorme numero di
decessi per patologie polmonari da vaping [sigaretta elettronica] e simili, ma
non cercavano un agente patogeno esterno e quindi non l’avevano trovato,.[34] Ha poi affermato che gli studi mostrano “una
possibilità molto alta” che COVID-19 abbia fatto la sua prima comparsa al
di fuori della Cina.
La prova ora accettata
più o meno universalmente è che il mercato di Huanan a Wuhan sia stato
una vittima del COVID-19 e non l’origine. Infatti, la prima persona in Cina
sicuramente infettata dal virus non aveva avuto alcun contatto con quel
mercato, né lo aveva avuto circa il 30% delle prime vittime. Inoltre, i ceppi
di virus in Italia, Iran, Giappone, Taiwan, Corea del Sud, sono diversi da
quello che aveva contaminato Wuhan. Il fatto che solo negli Stati Uniti siano
presenti tutti i diversi ceppi è la prova che questo è il luogo di origine di
tutte le infezioni.[35] Gli scienziati cinesi sono certi che, se tutte le
nazioni lavoreranno insieme, l’origine e la distribuzione del virus potrà
essere determinata con certezza. Purtroppo gli Stati Uniti rifiutano di farlo,
bloccando tutti i tentativi di cooperazione in materia, chiedendo però che si
indaghi sulla Cina.
Conoscenze pregresse –
Chi sapeva cosa e quando?
Todas Philipson, un
economista che, all’epoca, era presidente ad interim del Consiglio dei
Consulenti Economici (CEA) ha affermato che il suo team aveva avvertito la Casa
Bianca dei pericoli di un’incombente pandemia circa tre mesi prima che il
Covid-19 dilagasse negli Stati Uniti. In un’intervista con Poppy Harlow della
CNN [Philipson] ha detto di essere stato coautore e di aver pubblicato un
rapporto della CEA intitolato “Mitigare l’impatto dell’influenza
pandemica attraverso innovazioni vaccinali,” dove si avvertiva che una
malattia pandemica avrebbe potuto uccidere fino a mezzo milione di Americani e
causare fino a 3,79 trilioni di dollari di danni all’economia statunitense,
affermando poi che il rapporto era stato presentato al Presidente Trump
e ai suoi più alti funzionari e [la risposta era stata] che “la Casa
Bianca è pienamente consapevole di ciò che dice CEA“[36].
Un articolo un po’ più
pertinente di ABC News asseriva che: “Le preoccupazioni
relative al [COVID-19] erano state definite in dettaglio in un rapporto di
intelligence di novembre [2019] del National Center for Medical Intelligence
(NCMI) dell’esercito, secondo due funzionari che conoscono il contenuto del
documento. La tempistica di questo rapporto potrebbe [anche] risalire molto più
indietro nel tempo di quanto pensiamo.” La fonte dell’intelligence quotata
da ABC asseriva inoltre che: “gli analisti hanno concluso che potrebbe
verificarsi un evento catastrofico.” E il Washington Post aveva
scritto che “… i rapporti delle agenzie di intelligence statunitensi
avevano iniziato da gennaio ad avvertire che, vista la portata e l’intensità
dell’epidemia di coronavirus in Cina, [a Wuhan] avrebbe potuto svilupparsi una
“pandemia vera e propria.”
La CNN aveva pubblicato
un articolo in cui si diceva che: “Il National Center for Medical
Intelligence (NCMI) dell’esercito statunitense ha redatto a novembre un
rapporto di intelligence in cui ‘gli analisti hanno concluso che potrebbe
trattarsi un evento catastrofico,’ come ha dichiarato ad ABC News una delle
fonti del rapporto dell’NCMI. La fonte ha anche detto ad ABC News che il
rapporto di intelligence era stato presentato ‘più volte’ alla Defense
Intelligence Agency, allo Staff congiunto del Pentagono e alla Casa Bianca. Il
Pentagono, l’Ufficio del Direttore dell’Intelligence Nazionale e del Consiglio
di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca all’inizio si erano rifiutati di
commentare.” In seguito [questi organi dello stato] avevano negato di
essere a conoscenza del rapporto, ma ABC era talmente sicura dell’affidabilità
delle sue fonti che aveva riproposto il pezzo numerose volte dopo il
disconoscimento da parte dell’NCMI.
Sorprendentemente, la
televisione ed altri media israeliani avevano affermato che le agenzie di
intelligence statunitensi avevano avvertito Israele dell’epidemia di
coronavirus in Cina già a novembre, molto prima che gli stessi Cinesi si
rendessero conto di quello che bolliva in pentola[37]. Secondo il notiziario israeliano di Channel 12, la
comunità di intelligence statunitense era venuta a conoscenza dell’epidemia in
corso a Wuhan nella seconda settimana di novembre e aveva redatto un documento
classificato. In esso si affermava che Trump “non lo considerava un
fatto di interesse,” ma gli Americani avevano fatto avere questo documento
segreto sia alla NATO che all’IDF israeliano, che ne aveva informato il
governo, che, a sua volta, lo aveva fatto trapelare alla stampa. Secondo
Channel 12 non era chiaro se il rapporto dell’NMCI fosse lo stesso inviato alla
NATO e all’IDF. Le autorità statunitensi avevano negato la cosa, ma i media
israeliani erano stati concordi nell’affermare che le informazioni erano valide
e che [il governo israeliano] aveva seguito la strada da loro indicata.
Il Times of Israel ha la reputazione di attenersi ai fatti e
non può essere liquidato così facilmente come la CNN o Fox
News. O il New York Times e il WSJ, per quel
che conta.
I Giochi Militari di
Wuhan
Un Americano, George
Webb, ha pubblicato alcuni video in cui afferma di aver identificato il “paziente
zero,” una soldatessa americana che aveva partecipato ai Giochi di Wuhan
manifestando i sintomi del COVID-19 e che, in seguito, era risultata positiva
al virus. Il nome della donna è Mattje Benassi, che, comprensibilmente, non ha
beneficiato di questa pubblicità negativa. Lei e suo marito affermano di aver
ricevuto, a causa di essa, ingiurie e persino minacce di morte. Sono
sinceramente solidale con la donna e deploro il fatto che ne sia stato reso
pubblico il nome. Non so se avesse contratto o meno l’infezione a Wuhan, ma, se
così fosse, è stata certamente una vittima incolpevole. Tuttavia, direi che ora
lei sa come si sente la Cina dopo essere stata incessantemente messa sulla
graticola dai media americani, dal momento che anche la Cina è vittima e non
carnefice. La Benassi dovrebbe indirizzare il suo problema alla persona giusta,
Mike Pompeo. In ogni caso, la Benassi dovrebbe essere lasciata in pace perché
la prova preponderante è che il virus circolava già negli Stati Uniti e in
Europa molto prima dei Giochi Militari.
In ogni caso, c’era
stato effettivamente un certo numero di Americani ricoverati a Wuhan durante i
Giochi per una strana e non identificata malattia. Un portavoce dell’ospedale
aveva cercato di coprire la storia sostenendo che gli Americani soffrivano di
malaria, un’affermazione assolutamente improbabile. Non ho ulteriori dettagli,
ma se il virus fosse stato deliberatatmente portato in Cina durante i Giochi
Militari, la cosa non sarebbe stata fatta infettando prima i militari americani
e poi aspettando che questi, a loro volta, contagiassero i Cinesi, dato che le
infezioni tra il personale militare potrebbero essere state accidentali.
Secondo le mie informazioni, potrebbero essere stati gli osservatori civili i
responsabili della distribuzione del virus, supponendo che dietro ci fossero
gli Americani, ovviamente.
All’inizio si era
ipotizzato che il virus fosse arrivato in Cina (e da lì si fosse diffuso in
tutto il mondo) dagli Stati Uniti durante i Giochi, ma questa tesi era stata
accantonata per mancanza di prove concrete, prematuramente, come si è poi
scoperto. Infatti, non solo erano stati infettati molti soldati
americani, ma è ormai evidente che moltissimi atleti di diversi Paesi erano
ritornati a casa dai Giochi infettati dal COVID-19. I vari governi avevano
minimizzato la questione e i media statunitensi l’avevano totalmente censurata,
quindi, quasi nessuno, al di fuori dell’Europa, ne era venuto a conoscenza.
Vorrei far notare che sono in contatto con un gruppo di circa 200 scienziati,
prevalentemente ma non esclusivamente europei, che si riuniscono in modo
informale per indagare sulle origini del COVID-19 e condividere le
informazioni. Hanno identificato molti paesi i cui soldati erano tornati a casa
da Wuhan infettati, la Francia è forse il caso più famoso, con metà
dell’equipaggio della Charles de Gaulle (l’ammiraglia della marina francese)
infettato e una grande concentrazione di casi (e il primo decesso)
nell’aeroporto dove i soldati francesi erano transitati durante il loro
ritorno.
Il quotidiano sportivo
italiano La Gazzetta Dello Sport aveva scritto che Wuhan “è
diventato un focolaio della pandemia” e che erano emerse testimonianze di
molti atleti italiani che, in quelle date o dopo il loro ritorno a casa, erano
stati tutti ugualmente colpiti dai sintomi tipici del COVID-19, tra cui tosse,
difficoltà respiratorie, debolezza e febbre persistente. Gli atleti di molti
Paesi erano ritornati a casa da Wuhan malati, e non era stato il cibo. Parliamo
di Francia, Belgio, Lussemburgo, Spagna, Italia, Svezia, Italia,
Germania, Arabia Saudita, Stati Uniti e altri. C’era stata una grande
copertura mediatica, ma non aveva raggiunto gli Stati Uniti o il Canada;
l’informazione qui era stata totalmente censurata.
Secondo Matteo
Tagliariol, un membro della nazionale di scherma italiana, “Quando siamo
arrivati a Wuhan, quasi tutti si sono ammalati. Io avevo una forte tosse. (…)
Molti avevano la febbre, anche se la loro temperatura non era molto alta” e
aveva aggiunto che uno dei suoi compagni di squadra aveva dovuto rimanere a
letto per la maggior parte del soggiorno. Una settimana dopo il ritorno a casa,
le condizioni di Tagliariol si erano aggravate. “Soffro di asma lieve, ma
questo era diverso. Mi sentivo come se non potessi più respirare.” Si erano
ammalati anche la sua compagna e il figlio di due anni. “Quando avevano
iniziato a parlare di coronavirus, anche se non sono un medico, avevo capito di
essermelo preso. Ho 37 anni, sono uno sportivo e stavo davvero male“[38].
La pentatleta francese
Élodie Clouvel ha dichiarato (a nome suo e del marito, Valentin Belaud,
anch’egli pentatleta): “Avevamo già avuto il coronavirus. Eravamo a Wuhan
per i Giochi Mondiali Militari e poi ci siamo ammalati tutti. Valentin ha
saltato tre giorni di allenamenti. Anch’io ho avuto sintomi che non avevo mai
avuto prima. Non ci siamo preoccupati più di tanto perché non stavano ancora
parlando del [virus]. Molti atleti presenti ai Giochi Mondiali Militari si sono
poi ammalati gravemente.” La Clouvel ha dichiarato che un medico militare
aveva confermato che erano stati infettati da un coronavirus e, secondo quanto
affermato dal medico, “molte persone della delegazione [francese] si erano
ammalate“[39].
Nel maggio del 2020, il
gruppo mediatico francese RTL aveva pubblicato un articolo in cui si
affermava: “Nella ricerca sulle origini della pandemia di Covid-19,
crescono i sospetti, così come le testimonianze, sui Giochi Militari Mondiali
che si erano svolti a Wuhan, l’epicentro dell’epidemia, alla fine dello scorso
ottobre. La pentatleta francese Élodie Clouvel è sicura di essere stata
contagiata, così come suo marito Valentin Belaud, durante il suo soggiorno
nella città. Gli atleti italiani e spagnoli hanno fatto dichiarazioni simili e
ora veniamo a sapere che il bagaglio degli atleti francesi era passato
attraverso la base militare di Creil, nell’Oise, e da qui il virus aveva invaso
rapidamente la Francia . . . Questo nuovo elemento concentra ancor di più
l’attenzione su questi Giochi Militari, ma rimangono sempre tante domande e
poche risposte.“[40]
“Numerosi atleti di
altre nazioni, tra cui Francia e Italia, che avevano partecipato ai giochi
avevano riportato al loro ritorno in patria sintomatologie compatibili con il
COVID-19. Successivamente,
alcuni medici avevano dichiarato che quegli stessi atleti avevano sofferto di
COVID-19 e, in alcuni casi, ne avevano infettati altri, secondo le notizie di
cronaca.”[41] “Le preoccupazioni degli atleti francesi di essere
stati infettati dla COVID-19 mentre partecipavano ai giochi sono state definite
‘assolutamente plausibili’ da Eric Caumes, uno specialista in malattie
infettive e tropicali dell’ospedale Pitié-Salpêtrière di Parigi.”[42]
Ironia della sorte, era
stato colpito anche il DGSI, il servizio di intelligence francese, con sintomi
che, apparentemente, includevano una forte diarrea, ma, come aveva riferito un
mezzo di informazione francese: “Quanti sono? Qual è il loro stato di
salute? È impossibile saperlo. L’istituzione più segreta del Paese non rivela
nulla, tanto meno quando viene colpita al suo interno. Al Ministero degli
Interni tutti hanno la bocca cucita: nessuna conferma, nessuna informazione, il
segreto rimane ben custodito.”
Rimanendo Francia, la
regione dell’Oise nel Nord era stata uno degli epicentri del COVID-19 e i
funzionari locali erano convinti che la base aerea di Creil fosse “la fonte
di contaminazione” di tutta l’area, che aveva presentato diversi gravi
focolai di infezione. Era la base aerea utilizzata per il rientro dei soldati
dai Giochi e per il rimpatrio dei Francesi da Wuhan. Gli ufficiali militari
avevano dapprima dichiarato che tutto il personale in transito era stato
testato, ma, più tardi, durante un’interrogazione parlamentare, avevano
confessato di aver frainteso, perché “non erano medici,” e di non aver
effettivamente testato nessuno.
Una parte del Ministero
della Difesa francese è stata onesta e disponibile: “La diffusione del
virus da parte dei militari non è da escludere, dal momento che vi erano stati
più di 9000 partecipanti di 110 stati [ai Giochi Militari], cosa che
spiegherebbe anche la contaminazione globale. Al loro ritorno in Francia, i
componenti della delegazione (415, inclusi 58 gendarmi) avevano infettato
famiglie, parenti e colleghi… all’epoca non si sapeva nulla, era successo a
loro insaputa..” [43] Ma, in seguito, il Ministero degli Eserciti francese
era stato assai meno disponibile: “Durante e al ritorno dai Giochi
militari [di Wuhan] al Servizio Sanitario Ospedaliero dell’Esercito non sono
stati segnalati casi di influenza potenzialmente simili ai casi di Covid-19.
Finora, e per quanto ne sappiamo, nessun altro Paese rappresentato a Wuhan ha
segnalato casi del genere.“[44] Successivamente, un terzo rappresentante dell’esercito
ha risolto la questione con una frase finale tipicamente francese: “No,
decisamente no, la base militare di Creil non è la fonte di un focolaio
nell’Oise. . . Penso di potervi dire. . . probabilmente no. . .”
E’ assurdo che in
Europa, come negli Stati Uniti, le autorità, ogni volta che vengono
interrogate, dicano di non essere a conoscenza o neghino apertamente qualsiasi
infezione da COVID-19 tra le proprie truppe. Secondo Le Parisien,
il materiale (e il personale) della delegazione francese era passato attraverso
la base aerea di Creil, uno dei principali flash-point del COVID-19 in Francia,
quando, in realtà, le infezioni erano iniziate nel novembre del 2019, più di
tre mesi prima del primo caso “ufficialmente confermato.” La versione ufficiale
dei funzionari francesi è che il virus all’epoca era sconosciuto, per cui non
era stato fatto alcun test, solo i controlli medici di routine. I funzionari
dell’esercito e del ministero della difesa di altri Paesi europei hanno fatto
affermazioni simili: “Avevamo contattato gli atleti per chiedere se qualcuno
di loro avesse avuto sintomi. Nessuno si era fatto avanti, quindi avevamo
supposto che non ci fossero infetti.” Non c’è nulla da vedere qui,
circolare, circolare. L’esercito svizzero aveva ritenuto “improbabile”
che la sua delegazione di 121 membri ne fosse stata affetta, anche se alcuni
atleti svizzeri avevano dovuto essere ricoverati in ospedale a Wuhan, mentre i
servizi sanitari militari di diversi Paesi dicono di “non ricordare”
alcun caso di malattia al ritorno da Wuhan. Tutto questo mentre gli
stessi partecipanti ai Giochi rilasciano interviste ai media e parlano tutti
della stessa malattia.
Negli Stati Uniti, dopo
i Giochi, circa 300 militari statunitensi erano ritornati in patria in quasi
250 basi di 25 stati, senza essere mai stati sottoposti a screening per una
possibile infezione da COVID-19. “Secondo il Pentagono, non c’era stato
motivo di farlo allora, o successivamente. Un portavoce aveva risposto alla
domanda con una breve e-mail, dicendo che non erano stati eseguiti screening
perché l’evento, tenutosi dal 18 al 27 ottobre 2019, ‘era antecedente
all’epidemia segnalata’. Da allora, i funzionari del Pentagono si sono
ripetutamente rifiutati di parlare dell’argomento, sia in via ufficiale che
ufficiosa.“[45]
Questo articolo su Prospect.org sostiene
che “Contrariamente all’insistenza del Pentagono, un’indagine sui casi di
COVID-19 nell’esercito, basata su materiale ufficiale e fonti pubbliche,
dimostra che esiste una forte correlazione con i casi di COVID-19 segnalati
presso le strutture militari statunitensi in cui avevano prestato servizio i
membri della squadra statunitense che si erano recati a Wuhan . . . le
infezioni si sono verificate in almeno 63 strutture militari dove avevano fatto
ritorno i membri della delegazione che aveva partecipato ai Giochi di Wuhan“.
[Nell’articolo] si afferma che queste informazioni stavano per diventare di
pubblico dominio ma, il 31 marzo 2020, il Pentagono aveva limitato “per
motivi di sicurezza” il rilascio di informazioni sui casi di COVID-19 in
installazioni militari. Al 5 giugno, al Dipartimento della Difesa si contavano
10.462 casi di COVID-19 fra personale dell’esercito, personale civile,
dipendenti e appaltatori.
“Alla domanda perché
gli atleti e il personale di supporto proveniente dalla Cina non fossero stati
controllati in via precauzionale, quando, a gennaio, era apparsa evidente la
minaccia del COVID-19, il Segretario alla Difesa, Mark Esper, in una
conferenza stampa del 14 aprile aveva risposto: ‘Non so di cosa stiate
parlando.’ La domanda e la relativa risposta non erano poi state
incluse nella trascrizione ufficiale del briefing del Pentagono, come avviene
di solito. Il video ufficiale della conferenza stampa ha una pausa di silenzio
quando viene posta la domanda e Esper può essere visto, ma non sentito, rispondere
alla domanda. La registrazione completa audio e video di questo botta e
risposta è disponibile sul video C-SPAN dell’evento“[46].
La zona d’ombra della
vaccinazione
Qui siamo di fronte a
qualcosa di potenzialmente molto più sinistro, descritto in dettaglio da due
medici specialisti: Il Dr. Michael Yeadon, ex V-P della Pfizer e responsabile
della ricerca in campo respiratorio, e il Dr. Wolfgang Wodarg, un medico
pneumologo ed epidemiologo tedesco, ex capo del Dipartimento di Salute
Pubblica. Il Dr. Yeadon afferma che il vaccino di Pfizer [ed eventualmente di
altre aziende] contiene una proteina spike, denominata sincitina-1,
assolutamente vitale per la formazione della placenta durante la gravidanza.
Dice che se il vaccino dovesse funzionare come previsto e stimolare una
risposta immunitaria contro la proteina spike, questa reazione nei confronti
della la sincitina-1 causerebbe un’infertilità femminile potenzialmente
definitiva. Con la sua dichiarazione pubblica ha praticamente affermato
che i vaccini per il COVID-19 sono, in realtà, programmi di sterilizzazione di
massa. Il 1° dicembre 2020, i dottori Yeadon e Wodarg hanno presentato una
richiesta all’EMA, l’Agenzia Europea del Farmaco, per l’immediata sospensione
di tutti gli studi sul vaccino SARS CoV 2, in particolare le varianti
BioNtech/Pfizer.
Questo sembrerebbe a
prima vista bizzarro, se non fosse per la consapevolezza che questo preciso
protocollo era già stato eseguito in precedenza. Alcuni anni fa, l’OMS,
in collaborazione con Rothschild, Sanofi, Connaught Labs e il CDC degli Stati
Uniti, aveva sterilizzato circa 150 milioni di donne in Paesi sottosviluppati,
a loro insaputa e senza il loro consenso. Questa non è una teoria della
cospirazione, ma un fatto documentato. Il sito web dell’OMS spiega con
dovizia di particolari come, in 20 anni, avessero speso più di 400 milioni di
dollari per sviluppare un vaccino “regolatore della fertilità” che
inducesse una sterilizzazione permanente. Avevano utilizzato l’ormone femminile
hCg, indispensabile per l’impianto della placenta nella parete uterina,
combinato con il tossoide tetanico e avevano lanciato massicce campagne
internazionali, apparentemente per vaccinare le donne contro il tetano. Ma
avevano arruolato per questa campagna solo donne in età fertile (dai 14 ai 40
anni di età). Lo scopo era quello di indurre il sistema immunitario delle donne
vaccinate a ricoscere come invasore il proprio ormone hCg, attaccarlo e
distruggerlo, impedendo così una eventuale gravidanza. Quando la cosa era stata
scoperta, c’erano state state cause legali e recriminazioni generali e oggi ci
sono molte nazioni che non consentirebbero l’ingresso [nel loro Paese] all’OMS,
all’UNICEF o ad altri organismi dell’ONU. Quando Bill Gates aveva parlato di un
aumento della popolazione mondiale, che avrebbe potuto raggiungere i 9 miliardi
di individui e aveva detto che, con una pianificazione efficace, si sarebbe
potuto ridurre questa crescita di “forse 1,5 miliardi di nascite,”
questo è quasi certamente ciò che aveva in mente, e Gates è il più grande
sostenitore finanziario dell’OMS. Non mi dilungherò ulteriormente su questo
punto, ma ho fatto una ricerca approfondita sull’argomento e ho scritto un
articolo che è disponibile su questo sito.[47] Se non l’avete letto, vi consiglio vivamente di farlo.
Vi darà un’idea precisa del livello di criminalità di queste organizzazioni
internazionali.
In riferimento ai
vaccini per il COVID-19 promossi da Pfizer e da altre aziende, ho ricevuto
comunicazioni da parte di ricercatori di due paesi europei che sostengono che le
vaccinazioni potrebbero effettivamente essere destinate alla sterilizzazione di
massa, forse non per le nazioni occidentali, probabilmente per tutte le
altre. Sono altrettanto preoccupati per l’improvvisa campagna dell’OMS e del
CDC statunitense per le vaccinazioni alle adolescenti contro il cancro al collo
dell’utero.
La censura dei media
Abbiamo già letto molto
qui, su unz.com e su altri siti, di Google che sopprime siti
web, articoli e autori che entrano in conflitto con le versioni ufficiali di
qualsiasi argomento, di Twitter e Facebook che fanno lo stesso, sia con una
palese politica di controllo delle “fake news”, sia surrettiziamente e con
altri mezzi. Ma ci sono molti altri, ben più specifici, tentativi di censura,
che vanno oltre Google, Facebook e Twitter. Per esempio, sapevo che la mia
e-mail veniva monitorata, così mi ero procurato un account di posta criptato
Proton Mail. In seguito a ciò, alcuni conoscenti (non cinesi) mi avevano
informato che tutte le mail provenienti dal mio account venivano
automaticamente indirizzate nelle cartelle di spam, un errore che non erano
stati in grado di correggere. Mi avevano anche fatto sapere che ogni tentativo
di inviare e-mail al mio indirizzo (o di rispondere) veniva respinto dal loro
ISP o dal loro programma di posta elettronica come “spam” ed erano perciò
costretti a comunicare con me solo attraverso il mio indirizzo e-mail pubblico,
che può essere monitorato. Un’altra amica europea invia ora le sue e-mail con titoli
come “Cosa fai questo fine settimana?” Ha scoperto che qualsiasi
tentativo di inviare un messaggio con il mio nome o i titoli di uno dei miei
articoli come oggetto, ha, come unico risultato, che Gmail di Google classifica
i messaggi come spam e, non solo rifiuta di inviare i messaggi, ma cancella
anche la lista dei destinatari.
Qualche spunto di
riflessione
1. Prima dell’epidemia
di COVID-19, perché l’esercito statunitense andava alla ricerca di DNA russo
proveniente dal liquido sinoviale di specifiche articolazioni corporee,
insistendo sul fatto che le fonti dovevano essere esclusivamente di etnia russa
e non ucraina o simili?
2. Perché il CDC
statunitense aveva improvvisamente chiuso Fort Detrick, per circa 6 mesi?
Perché, subito dopo questa chiusura, si erano avute continue segnalazioni di
strane infezioni (e decessi) da polmoniti che colpivano gli anziani,
soprattutto nelle case di ripodo della zona circostante Fort Detrick?
3. Qual è stata la causa
delle gravi polmoniti e dei decessi dei giovani originariamente attribuite al
vaping? I medici curanti, all’epoca, non avevano idea di cosa si trattasse ma
sostenevano che la sigaretta elettronica, in sé, non poteva essere la causa
principale e che doveva esserci un altro agente patogeno all’opera. Ora affermano
che la combinazione di vaping e COVID-19 poteva effettivamente essere mortale
anche per persone giovani e sane.
4. Perché Pompeo aveva
improvvisamente ordinato che tutte le informazioni sul COVID-19 fossero
classificate e passassero attraverso l’NSC? Perché aveva anche imposto agli
ospedali, alle cliniche e ai laboratori di trasmettere tutte le informazioni
sul COVID-19 alla Casa Bianca, bypassando sia il CDC che i media? Quando erano
emersi i rapporti sul ritrovamento del COVID-19 in campioni di acque reflue
americane risalenti al 2019, perché questi erano stati colpiti da un ordine di
non divulgazione?
5. Perché gli Stati
Uniti sono l’unico paese importante ad essersi rifiutato di effettuare una
ricerca sul paziente zero?
6. Perché il CDC ha
proibito specificamente i test per il coronavirus, tranne che per i casi gravi
già in terapia intensiva?
7. Perché alla Dott.ssa
Helen Chu è stato dato l’ordine formale e legale di “cessare e desistere,”
che le ha impedito di testare migliaia di tamponi nasali già raccolti nel 2019
nello Stato di Washington?
8. Perché la FEMA e il
Mossad israeliano hanno dirottato interi carichi di mascherine, respiratori e
altri dispositivi di protezione vitale dagli aeroporti cinesi e li hanno
spediti in Israele invece che negli Stati Uniti, dove servivano veramente?[48] Perché la FEMA ha confiscato questi materiali e
attrezzature a fornitori e ospedali in tutti gli Stati Uniti e ha rifiutato di
dare informazioni sulla loro disponibilità?[48]
9. Perchè Pompeo aveva
notificato, a novembre, ai comandanti della NATO e all’IDF israeliano che un
misterioso virus sarebbe circolato in Cina due o tre mesi dopo?
10. Perché John Bolton
aveva fatto fuori l’intero gruppo esecutivo statunitense responsabile del
coordinamento della risposta alle pandemie, smantellando l’infrastruttura
nazionale della difesa contro le malattie infettive ed eliminando l’80% del
dipartimento che avrebbe potuto aiutare altre nazioni ad individuare e a
controllare le epidemie di cui poi avevano sofferto?
Qualche commento sulla
Cina
La Cina ha accumulato
molta esperienza nel trattare con i bio-patogeni americani, sette o otto solo
negli ultimi due anni. Quando le autorità cinesi avevano saputo che il nuovo
agente patogeno era la SARS-2, ne conoscevano già la fonte, l’intento e i
potenziali effetti. Per questo Xi Jinping aveva detto: “Questo è un demone,
e non possiamo permettere che questo demone si nasconda.” Quando avevano
saputo cos’era, avevano capito cosa bisognava fare.
Dalla riapertura di
Wuhan, la Cina non ha più avuto nessuna infezione di origine interna. Ce ne
sono state un paio in località diverse, ma tutte provenivano da cittadini
stranieri. A molti verrebbe da dire che la Cina ha gestito male il virus, ma
guardate ai risultati. L’economia cinese è in piena espansione. Il Pil è in
territorio positivo, stimato al + 7,5% per il 2021, il commercio estero è in
crescita di circa il 15% rispetto al 2019, con le esportazioni in forte aumento
e i consumi interni che seguono a ruota. In Cina la disoccupazione non è un
problema; parlo di fabbriche che devono offrire un premio del 30% per riuscire
ad assumere un numero sufficiente di lavoratori. Tutti gli asili, le scuole, le
università, i ristoranti sono aperti, i viaggi nazionali in treno e in aereo
sono tornati nella maggior parte dei casi al 95% o più delle quote normali e la
vita è essenzialmente quella di prima. La società a Wuhan è viva e attiva oggi
come prima dell’epidemia e con pochi ricordi delle sofferenze passate. La Cina
sta sviluppando vaccini contro il virus, ma non ho incontrato nessuno che ne
voglia uno o che pensi di averne bisogno. Non ci sono misure invasive,
nessun software di “contact-tracing” e nessun chip RFID impiantato sul retro
del collo. In metropolitana si indossano ancora le mascherine e
all’ingresso degli aereoporti e delle stazioni ferroviarie viene misurata la
temperatura corporea, c’è ancora vigilanza, ma non ha nessun effetto sulla vita
quotidiana della gente.
I politici americani e i
principali media statunitensi continuano a sostenere che la Cina sta
falsificando i dati e che il Paese ha avuto 50 milioni di infetti e 5 milioni
di morti. Se questo fosse vero, la ripresa del Paese sarebbe ancora più
drammatica, non vi pare?
Epilogo
Avrei voluto concludere
questo articolo con una nota di speranza, ma non esistono motivazioni per un
simile sentimento. Fin dai primi giorni, quando era diventato evidente che
questo virus si sarebbe diffuso, ho studiato, quotidianamente, il progresso
delle infezioni e dei decessi per ogni paese e tutto indica che siamo ancora
molto lontani dalla fine. Non c’è praticamente nessuna nazione in fase calante
e i contagi nei Paesi più importanti sono ancora in aumento, in particolare
negli Stati Uniti, ma non sono i soli. Peggio ancora, ogni volta che una
nazione sembra rimettersi, viene colpita ancor più duramente. La Cina ne è un
esempio, con la comparsa [del virus] nel mercato Xinfadi di Pechino e poi nello
Xinjiang, ma anche la maggior parte delle altre nazioni ha ricevuto lo stesso
trattamento. Moltissime economie, sicuramente quelle occidentali, sono in
caduta libera e la fine non è ancora in vista. Nella artificiosa crisi
finanziaria del 2007, quella che secondo la FED avrebbe dovuto terminare nel
2009 ma che, in realtà, non è mai finita, era sparita la metà del ceto medio
statunitense, retrocesso direttamente alla classe inferiore. Allora avevo
scritto che non si sarebbe mai più ripreso perché quello era solo il primo
passo di un processo deliberato e credo che gli eventi successivi mi abbiano
dato ragione. Prima che questa crisi finisca, un’altra metà di quel che rimane
della classe media americana sarà scomparsa e il processo sarà
irreversibile. Gli Americani devono credere ai loro leader quando
dicono loro che la vita non tornerà mai più alla “normalità.” Hanno
ragione.
Per quanto riguarda il
COVID-19, sono convinto al 100% che una parte del governo americano, forse
agendo in modo indipendente per conto del Deep State, abbia creato e
deliberatamente rilasciato nel mondo il coronavirus. Sulla base delle mie
conoscenze, l’alternativa, quella di un’epidemia naturale, è quasi impossibile.
Ci sono sempre nuove informazioni che sfuggono alla censura e spero che
troveremo prove sufficienti per l’istituzione di un tribunale penale
internazionale per scoprire tutti i fatti e magari rimediare a qualche danno. I
responsabili se la daranno a gambe, come sempre.
Note finali
(1) La pandemia
influenzale del 1918, che oggi chiamiamo “Influenza Spagnola,” aveva avuto tre
ondate, ma ho volutamente ignorato questo esempio perchè (a) sembra unico nel
suo genere, (b) il movimento di massa delle truppe durante la Prima Guerra
Mondiale aveva contribuito, aumentandone notevolmente la diffusione e, (c) ci
sono rapporti inquietanti, basati su una documentazione plausibile, che
affermano che questa mortale pandemia potrebbe non essere stata una catastrofe
naturale, ma il risultato di una azione umana, un vaccino sperimentale contro la
meningite batterica sviluppato dal Rockefeller Institute e testato a Fort
Riley, dov’era iniziata la pandemia. A dire il vero, il semplice fatto che
Reuters abbia eseguito un “fact-check” di questo argomento e abbia dichiarato
falsa l’affermazione (a), è sufficiente a rendere chiunque maledettamente
sospettoso, dato che Reuters ha, in questa materia, la stessa credibilità del
NYT o del WSJ. Non voglio soffermarmi su questo argomento, ma è sufficiente
dire che non si qualifica come modello per le ondate multiple di infezione.
Potete leggere di più qui, se siete interessati. b) c) d)
(a) False claim:
the 1918 influenza pandemic was caused by a vaccine; https://www.reuters.com/article/uk-factcheck-vaccines-caused-1918-influe-idUSKBN21J6X2
(b) https://freepress.org/article/did-vaccine-experiment-us-soldiers-cause-%E2%80%9Cspanish-flu%E2%80%9D
(d) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2126288/pdf/449.pdf
(e) https://www.unz.com/lromanoff/china-reseeded-with-covid-20/
(2) La Cina aveva avuto
anche una “Terza Ondata,” un picco di casi di COVID-19 nello Xinjiang
simili o della stessa varietà di quella introdotta a Pechino. f) Ma, ancora una
volta, il governo cinese si aspettava ulteriori tentativi di infettare il
Paese, essendo lo Xinjiang quasi certamente un luogo privilegiato. Così, le
autorità mediche non avevano mai allentato la vigilanza, i casi erano stati
rapidamente messi sotto controllo e il nuovo virus era stato eliminato nel giro
di due o tre settimane, dopo solo poche decine di casi. Pompeo sarà sicuramente
stato furioso.
(f) https://www.globaltimes.cn/content/1195811.shtml
Riferimenti
[1] https://www.cdc.gov/csels/dsepd/ss1978/lesson1/section11.html
[3] https://www.rt.com/usa/488690-western-media-russia-coronavirus-numbers/
[4] https://www.counterpunch.org/2020/11/27/why-covid-19-granted-the-u-s-most-favored-nation-status/
[6] https://www.unz.com/lromanoff/part-2-a-paradigm-shift-covid-19-needs-a-criminal-investigation/
[8] https://www.unz.com/lromanoff/china-reseeded-with-covid-20/
[11] https://www.chinadailyhk.com/article/152038#Italy-traces-virus-back-to-December-2019-study-finds
[12] http://en.people.cn/n3/2020/1211/c90000-9798189.html
[15] https://www.reuters.com/article/us-health-coronavirus-spain-science-idUSKBN23X2HQ
[16] https://www.rt.com/news/506796-coronavirus-italy-blood-september/
[21] https://www.globaltimes.cn/content/1192389.shtml
[24] http://www.xinhuanet.com/english/2020-10/11/c_139431301.htm
[25] https://global.chinadaily.com.cn/a/202004/30/WS5eaa39a6a310a8b241152e71.html
[27] https://www.denverpost.com/2020/03/13/iceland-coronavirus-traced-denver/
[28] https://icelandmonitor.mbl.is/news/news/2020/03/13/three_covid_19_cases_in_iceland_traced_to_denver/
[30] https://www.ft.com/content/aba67162-9129-41b9-b82b-d61a890e6589
[33]https://www.globaltimes.cn/content/1185291.shtml
[35] https://www.unz.com/lromanoff/part-2-a-paradigm-shift-covid-19-needs-a-criminal-investigation/
[36] https://edition.cnn.com/2020/07/17/business/pandemic-warning-tomas-philipson/index.html
[39] https://lecourrierdesstrateges.fr/2020/05/19/covid19-laffaire-des-jeux-mondiaux-militaires-de-wuhan/
[42] https://www.mirror.co.uk/news/uk-news/french-army-returned-wuhan-military-21988912
[43] https://www.defense.gouv.fr/terre/actu-terre/jeux-mondiaux-militaire-d-ete-de-wuhan
[44] https://www.lematin.ch/story/des-athletes-infectes-a-wuhan-en-octobre-deja-990586772177
[45] https://prospect.org/coronavirus/did-the-military-world-games-spread-covid-19/
[47] https://www.unz.com/lromanoff/a-cautionary-tale-about-the-who/
[48] https://www.unz.com/lromanoff/covid-19-fema-and-mossad-stealing-from-peter-to-pay-paul/
Larry Romanoff