La
pandemia mondiale del 1918 – Prima parte: il Rockefeller Institute e l’esercito
americano
By CptHook On Dic 22, 2020 7,74
Ospedale
dell'Esercito no. 4, Fort Porter, NY, durante la pandemia influenzale
1918-1919.
Larry Romanoff – 18 dicembre 2020 – The UNZ Review
Nota:
ho ritenuto utile dividere l’articolo originale in due parti distinte,
fondamentalmente perché, secondo me, Romanoff tratta due diversi aspetti che è consigliabile
esaminare separatamente. Il primo ha valenza decisamente storico-medica, il
secondo invece è maggiormente correlato ad una specie di antenato delle attuali
“fake news”.
***
Un nuovo sviluppo storico che si è evoluto nel corso di alcuni anni e che ora è stato messo a fuoco grazie al Covid-19, è la cosiddetta “influenza spagnola” del 1918. Stanno emergendo rapporti e documenti ricorrenti che ci dicono che questa “più grande pandemia della storia” [1] non è stata “spagnola”, [2] non è stata una “influenza” e,[3] non si è trattato di un evento naturale, ma bensì del risultato di una manipolazione umana con i vaccini. Sicuramente c’è molto di più da scoprire, ma le prove accumulate fino ad oggi sono troppo convincenti per essere ignorate.
In
parole povere, le prove che stanno emergendo supportano le ipotesi secondo cui
la pandemia del 1918 fu causata da un errato programma, altamente sperimentale,
di vaccinazione contro la meningite, condotto dal Rockefeller Institute
(fondato dal Dr. F.T. Gates con fondi anche di J.D. Rockefeller),
avviato dall’esercito statunitense a Fort Riley e da lì diffusosi nel mondo.
Questo saggio cercherà di documentare brevemente le prove finora disponibili.
Ci saranno naturalmente molte obiezioni ai contenuti, non solo da parte degli
ideologi e dei troll, ma anche da parte di personaggi di alto rango con organi
del corpo vitali che necessitano di protezione (*)
In
primo luogo, non c’è mai stata alcuna giustificazione per associare la pandemia
del 1918 alla Spagna. L’agente patogeno non ha avuto origine in Spagna, né la
Spagna è stata la più colpita. La “storia ufficiale” più comunemente accettata
dai nostri media mainstream è che in tutti i paesi, tranne che in Spagna, era
in vigore una severa censura (a causa della guerra) e, conseguentemente, i
fatti della pandemia circolavano liberamente solo nei media spagnoli; era
quindi “naturale” riferirsi a questa come all’influenza spagnola. Da questo
ragionamento, dato che tutti noi sappiamo che gli Stati Uniti hanno almeno il 125%
di libertà di parola e meno lo stesso grado di censura, dovremmo ribattezzare
il Covid-19 “la maledizione americana” (questo può ancora accadere, per altri
motivi più validi).
In
ogni caso, esistono prove documentate, sempre più voluminose e sempre più solide,
che questa epidemia ha avuto origine a Fort Riley, in Kansas, negli Stati
Uniti. I teorici della cospirazione e i revisionisti storici non possono più
cambiare questa situazione.
La
pandemia del 1918 fu probabilmente la peggiore che il mondo avesse mai visto,
certamente per secoli. Infettò circa 500 milioni di persone e ne uccise almeno
50 milioni in tutto il mondo. L’attuale “narrazione ufficiale” (ancora una
volta) è che fu causata da “un virus H1N1 originatosi negli uccelli” (che non è
comunque una “influenza”), e la sua unica tenue connessione con gli Stati Uniti
è che fu “identificata per la prima volta negli Stati Uniti tra il personale
militare” nella primavera del 1918. Queste affermazioni sembrano false. In un
rapporto del 2008, il NIH (equivalente del nostro ISS, n.d.t.) statunitense ha
ammesso che la maggior parte dei decessi non era stata causata da una
“influenza” né da alcun virus aviario, ma bensì da una polmonite batterica [1].
I
dettagli degli studi lo confermano ampiamente, e persino il Dr. Anthony Fauci
dice: “Siamo completamente d’accordo sul fatto che la polmonite batterica ha
avuto un ruolo importante nella mortalità della pandemia del 1918” [2], [3] [4] [5]. Infatti, si afferma ora che la ragione per cui la
moderna tecnologia medica non è mai stata in grado di identificare il “ceppo di
influenza killer” di questa pandemia è stato perché l’influenza non era il
killer. Potrebbe essere ovvio per noi, oggi, perché sappiamo che l’influenza
attacca i giovani, gli anziani e gli immuno-depressi, mentre l’influenza
“spagnola” attaccava le persone sane nel fiore degli anni, che è quello che fa
una polmonite batterica.
Anche
in questo caso, la narrazione ufficiale ci dice che, a causa dei movimenti di
truppe dovuti alla guerra, l’agente patogeno si è diffuso in tutto il mondo. Ma
l’attuale tesi emergente è che i movimenti delle truppe potrebbero essere stati
irrilevanti perché il Rockefeller Institute, con una combinazione di fretta e
presunzione, “inviò il suo siero sperimentale anti-meningococco in
Inghilterra, Francia, Belgio, Italia e molti altri paesi, contribuendo a
diffondere l’epidemia in tutto il mondo“. Sembra certamente il principale
sospettato, e possiamo capire la riluttanza dell’OMS e del CDC di oggi a
rivelarlo alla stampa popolare. Come ha scritto il dottor Kevin Barry:
“Sarebbe
molto più difficile sostenere il mantra della commercializzazione dei “vaccini
salva-vita” se [si confermasse che] un esperimento di vaccino originario degli
Stati Uniti … ha causato la morte di 50-100 milioni di persone”. Inoltre,
affermare che “l’American Rockefeller Institute for Medical Research, con il
suo vaccino sperimentale contro il meningococco batterico, potrebbe aver ucciso
50-100 milioni di persone nel 1918-19” è uno slogan commerciale molto poco
efficace [6].”
La
pistola fumante
Secondo
il documento del 2008 dell’Istituto Nazionale della Salute, la polmonite
batterica risulta essere stata il colpevole in un minimo del 92,7% delle
autopsie del 1918-19 esaminate. È probabilmente superiore al 92,7%. I
ricercatori hanno esaminato più di 9.000 autopsie, e “non ci sono stati
risultati negativi (in quanto a batteri) nelle colture polmonari“. “… Nelle
68 serie di autopsie di qualità superiore, in cui si poteva escludere la
possibilità di colture negative non dichiarate, il 92,7% delle colture
polmonari autoptiche era positivo per ≥1 batterio. … in uno studio su circa
9.000 soggetti che sono stati seguiti dalla presentazione clinica con l’influenza
alla risoluzione o all’autopsia, i ricercatori hanno ottenuto, con tecnica
sterile, colture di pneumococchi o streptococchi da 164 di 167 campioni di
tessuto polmonare.
“Erano
presenti 89 colture pure di pneumococchi; 19 colture da cui sono stati
recuperati solo streptococchi; 34 che hanno prodotto miscele di pneumococchi
e/o streptococchi; 22 che hanno prodotto una miscela di pneumococchi,
streptococchi e altri organismi (in particolare pneumococchi e streptococchi
non emolitici); e 3 che hanno prodotto solo streptococchi non emolitici. Non ci
sono stati risultati negativi della coltura polmonare” [2]. Pneumococchi o streptococchi sono stati trovati in “164
su 167 campioni di tessuto polmonare” esaminati con l’autopsia, cioè il 98,2%.
Il batterio era l’assassino [6].
I
volumi del 1918 e del 1919 del Journal of the American Medicine Association
includono molti articoli sulle cause, la prevenzione e il trattamento
dell’influenza. Più e più volte gli investigatori si meravigliavano della
sporadica presenza di ‘B. influenzae’ nei malati, notando la sua
presenza in individui sani e osservandola in altre infezioni quali il morbillo,
la scarlattina, la difterite e la varicella.” In un articolo gli autori
scrivono: “Non sembra esserci alcuna giustificazione per la convinzione che
l’epidemia sia dovuta al bacillo dell’influenza, che è probabilmente un
invasore secondario e ha più o meno la stessa relazione con i casi di influenza
che con le infezioni respiratorie di tipo diverso” (Lord 1919) [7].”
Questo
sembra essere il punto di partenza della storia
A
seguito allo scatenarsi di un’epidemia di meningite a Camp Funston, Kansas,
nell’ottobre e nel novembre del 1917, fu intrapresa una serie di vaccinazioni
anti-meningite su soggetti volontari di quel campo [8]. All’epoca le vaccinazioni (e forse gran parte della
scienza medica in generale) erano agli inizi, un territorio molto poco
conosciuto. In particolare, lo stesso Dr. Gates (si veda la nota 8) osserva che
prima di questo periodo, “i vaccini contro il meningococco non sono stati
ampiamente utilizzati come profilassi per l’immunizzazione, e nella letteratura
si trovano solo pochi riferimenti relativi alle esperienze di vaccinazione“.
Egli riferisce inoltre che i pochi casi citati avevano avuto reazioni “molto
gravi” ai vaccini, che erano completamente sperimentali.
In
questo caso, il Rockefeller Institute, che sembra essere il luogo in cui hanno
avuto origine gli esperimenti iniziali di questo speciale compartimento del
vaso di Pandora, aveva ideato un vaccino sperimentale ed era comprensibilmente
ansioso di “vedere cosa succede”. A quanto pare si trattava di un vaccino
antibatterico piuttosto rozzo che veniva fatto ai cavalli. Non ho la competenza
medica per commentare la parte equina, ma altri più esperti hanno suggerito che
questo potrebbe non essere stato il metodo migliore. Un enorme vantaggio della
guerra per il Rockefeller Institute fu che l’esercito americano passò da poco
più di 250.000 a 6.000.000.000 di uomini, mettendo così a disposizione del
“Rockefeller Institute for Medical Research” un enorme bacino di cavie umane
per condurre esperimenti sul vaccino.
In un articolo di 26 pagine pubblicato nel luglio del
1918 dal Dr. Fredrick L. Gates, M. D., First Lieutenant, Medical Corps, U. S.
Army, scrivendo dall’Ospedale della Base, Fort Riley, Kansas, e dal Rockefeller
Institute for Medical Research, New York, il Dr. Gates descrive la procedura [8].
“Per
la determinazione del dosaggio e lo studio delle reazioni e della formazione di
anticorpi sono stati scelti sei gruppi di circa 50 uomini ciascuno dalle varie
compagnie del reggimento. I gruppi successivi hanno ricevuto dosi crescenti di
vaccino in una serie di tre iniezioni a intervalli di 4-10 giorni. La
determinazione del dosaggio del vaccino per i gruppi successivi è stata
effettuata sulla base dei rapporti delle reazioni prodotte dalle dosi
somministrate. Si è ritenuto importante aumentare gradualmente le dosi per
localizzare da vicino la zona delle reazioni lievi ed evitare risultati
inaspettatamente gravi.
Il
verificarsi di una reazione occasionale di maggiore gravità anche con le dosi
più piccole e l’aumento dell’indolenzimento locale dopo l’iniezione delle dosi
maggiori di vaccino, hanno portato alla scelta di dosi relativamente più basse
per la serie generale in tutto il campo piuttosto che al tentativo di spingere
il dosaggio fino al limite della resistenza. L’esperienza successiva ha
pienamente giustificato questa decisione. La serie preliminare di vaccinazioni,
quindi, servì a stabilire il metodo di iniezione, il giusto dosaggio per la
vaccinazione diffusa, le reazioni che ci si poteva aspettare come risultato
delle dosi scelte e la produzione di corpi anticorpi nel siero dei soggetti vaccinati.
Sulla base di questi risultati il vaccino è stato praticato a tutto il campo.
Finora
i vaccini contro il meningococco non sono stati utilizzati in modo estensivo
per l’immunizzazione profilattica, e solo pochi riferimenti si trovano in
letteratura relativamente alle esperienze di vaccinazione.
Alcuni
riferimenti elencati hanno, verosimilmente, manifestato reazioni gravi, il che
indica che si è trattato di un vero e proprio esperimento intrusivo in un campo
totalmente inesplorato.”
I
risultati non si fecero attendere. “… Quattordici dei più grandi campi di
addestramento avevano segnalato focolai di influenza in marzo, aprile o maggio
[1918, n.d.t.] e le truppe infette portarono il virus a bordo delle navi
dirette in Francia… Quando i soldati in trincea si ammalarono, i comandi li
fecero evacuare dalle linee del fronte e li sostituirono con uomini sani.
Questo processo portava continuamente il virus a contatto con nuovi ospiti,
giovani soldati sani in cui poteva adattarsi, riprodursi e diventare estremamente
virulento senza pericolo di esaurirsi.
…
Prima che potesse essere imposto un divieto di viaggio, un contingente di
truppe di rimpiazzo partì da Camp Devens (fuori Boston) per Camp Upton, Long
Island, il punto di imbarco dell’esercito per la Francia, e portò con sé la
c.d. “influenza”. Gli ufficiali medici di Upton dissero che si manifestò
“all’improvviso” il 13 settembre 1918, con 38 ricoveri ospedalieri, seguiti da
86 il giorno dopo e 193 il giorno successivo. I ricoveri ospedalieri
raggiunsero l’apice il 4 ottobre con 483, e nel giro di 40 giorni, Camp Upton
inviò 6.131 uomini all’ospedale per “influenza”. Alcuni svilupparono la
polmonite così rapidamente che i medici furono in grado di diagnosticarla
semplicemente osservando il paziente senza neppure auscultare i polmoni…”[9].
Direi
qui che tutte le indicazioni portano a concludere che questo evento è stato
accidentale. Al Rockefeller Institute possono anche esserci stati arroganza e
fantasticherie di “semi-divinità”, ma io non sono in grado di formulare tali
accuse. Da tutto quello che ho visto nella ricerca su questo argomento e, anche
se non posso parlare a nome del Rockefeller, l’esercito americano sembra aver
affrontato la questione con sincerità, buone intenzioni e grandi speranze di
evitare infezioni da meningite nelle sue truppe. Ho fatto riferimento
all’articolo del dottor Gates, scritto nel 1918, e l’ho studiato ripetutamente.
Da quelle letture, non ricavo alcun accenno di inganno o insabbiamento, nessuna
imprudenza, nessun disprezzo per la vita dei soldati, e nessun tentativo (come
vediamo oggi con i vaccini) di minimizzare o escludere i pericoli di reazioni
avverse. L’intero tono del suo articolo è quello di un ufficiale medico
intelligente e istruito che documenta sinceramente la situazione di un
pericoloso agente patogeno e i suoi sforzi per eliminarlo. Egli è attento nelle
sue dichiarazioni, documenta la cura nella [parte della] somministrazione di
dosi minori e crescenti di vaccino e nel monitoraggio dei loro effetti in ogni
fase. Da tutto quello che ho appreso, non posso attribuire alcuna colpa
all’esercito americano in questo “esperimento”, tranne forse il fatto che si
trattava, appunto, di un ‘esperimento’. Le colpe, lo spregio, gli insabbiamenti
e l’inganno sono venuti dopo.
La
mia lettura del periodo successivo è che sia il Rockefeller Institute che
l’esercito statunitense (dopo aver condotto migliaia di autopsie) si siano resi
pienamente conto di quanto era accaduto e, in termini umanamente comprensibili
di fronte alla calamità che avevano inavvertitamente scatenato, abbiano deciso
che la strada più prudente era quella di seppellire la verità piuttosto che affrontare
l’indignazione di un mondo già esaurito dalla guerra. Non dimentichiamo che
quella pandemia uccise di gran lunga più persone che la guerra stessa. In questa situazione, cosa avreste fatto? Immaginate
il New York Times e il London Times che titolano “OOPS!” Credo
che questa pandemia sia diventata “influenza” e “spagnola” perché mascherava
sia l’origine che l’agente patogeno stesso, indirizzando il pubblico mondiale
in direzioni sbagliate e attribuendo la colpa di tutto alla natura. Ma forse,
dopo più di 100 anni, è giunto il momento che gli Stati Uniti mostrino un po’
di coraggio e di integrità e dicano la verità. Dopo tutto, c’è una prima volta
per tutto.
Fine
della prima parte.
Link: https://www.unz.com/lromanoff/the-1918-rockefeller-us-army-worldwide-pandemic/
(*)
nel testo “vital body organs”, possibile che si riferisca alla possibilità che
questa gente rischi un sacco di botte? n.d.t.
Scelto
e tradotto da Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte
Gli scritti di Larry Romanoff sono stati tradotti in 28 lingue e i suoi articoli
sono stati pubblicati su più di 150 siti web di notizie e politica in lingua
straniera in più di 30 paesi, oltre a più di 100 piattaforme in lingua inglese.
Larry Romanoff è un
consulente di gestione in pensione e un uomo d’affari. Ha
ricoperto posizioni dirigenziali di alto livello in società di consulenza
internazionali, ed è stato titolare di un’attività di import-export
internazionale. È stato visiting professor presso l’Università Fudan di
Shanghai, presentando casi di studio in affari internazionali alle classi
senior EMBA. Romanoff vive a Shanghai e attualmente sta scrivendo una serie di
dieci libri generalmente legati alla Cina e all’Occidente. È uno degli autori
che hanno contribuito alla nuova antologia di Cynthia McKinney “Quando la Cina starnutisce”. Il suo archivio completo può essere consultato su
https://www.moonofshanghai.com/ e http://www.bluemoonofshanghai.com/: 2186604556@qq.com.
Riferimenti
aggiuntivi
1.
Deaths
from Bacterial Pneumonia during 1918–19 Influenza Pandemic
John F. Brundage* and G. Dennis
Shanks†
Author affiliations: *Armed
Forces Health Surveillance Center, Silver Spring, Maryland, USA; †Australian
Army Malaria Institute, Enoggera, Queensland, Australia
https://wwwnc.cdc.gov/eid/article/14/8/07-1313_article
4.
PDF
of Fort Riley Study [1918]
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2126288/pdf/449.pdf
5.
American
Experience, “The First Wave”, PBS
https://www.pbs.org/wgbh/americanexperience/features/influenza-first-wave/
Note
[1] Bacterial Pneumonia Caused Most Deaths in 1918
Influenza
[2] J Infect Dis. 2008 Oct 1; 1987: 962–970.
Predominant Role of Bacterial Pneumonia as a Cause of Death in Pandemic
Influenza: Implications for Pandemic Influenza Preparedness David M. Morens,
Jeffery K. Taubenberger, and Anthony S. Fauci
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2599911/
[3] https://www.newscientist.com/article/dn14458-bacteria-were-the-real-killers-in-1918-flu-pandemic/
[4] https://www.lewrockwell.com/2020/07/gary-g-kohls/the-true-story-of-the-1918-so-called-viral-influenza-pandemic/
[5] https://www.fbcoverup.com/docs/library/2008-10-01-Predominant-Role-of-Bacterial-Pneumonia-as-a-Cause-of-Death-in-Pandemic-Influenza-
Implications-for-Pandemic-Influenza-Preparedness-by-AS-Fauci-DM-Morens-J-K-Taubenberger-Jrnl-of-Infect-.pdf
[6] https://fort-russ.com/2020/05/did-psychopath-rockefeller-create-the-spanish-flu-pandemic-of-1918/
[7] https://www.historyofvaccines.org/content/blog/vaccine-development-spanish-flu
[8] A Report On Antimeningitis Vaccination
https://core.ac.uk/download/pdf/7827612.pdf
[9] Public Health Rep. 2010; 125(Suppl 3): 82–91.
The U.S. Military and the Influenza Pandemic of 1918–1919; Carol R. Byerly, PhD
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2862337/