Prigioniero nei campi di concentramento in America
Da
Larry Romanoff, 01 giugno 2020
Traduzione
in italiano a cura di Elvia Politi per Saker Italia.
Nota
per i lettori: Data l'immensa importanza di questo argomento, vi preghiamo di
inoltrare questo articolo alle vostre liste di posta elettronica e di
pubblicare sul vostro blog, forum su internet, ecc., chiedendo che chiunque sia
a conoscenza di qualsiasi dettaglio, o di qualsiasi storia familiare che possa
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Questa
storia ha tutti i requisiti per essere definita una teoria del complotto, e
potrebbe non avere senso per voi senza una qualche base del contesto.
Prima
che gli Stati Uniti entrassero nella Seconda Guerra Mondiale, era stata
scatenata una enorme campagna di propaganda anti-tedesca, portata avanti per
anni dal Comitato Creel, guidato da Walter Lippmann e Edward Bernays,
quest’ultimo nipote di Freud (1)
(2)L’informazione
attaccava tutto ciò che era tedesco in America, incluse le scuole e le chiese.
In molte scuole venne vietato l’insegnamento della lingua tedesca ai “puri
Americani”, e gli amministratori degli istituti venivano sollecitati a
licenziare “tutti gli insegnanti traditori”, cioè quelli tedeschi. Furono
cambiati i nomi di innumerevoli paesi e città per eliminare la loro origine
germanica (per esempio, Berlino, in Iowa, divenne Lincoln). Il cibo tedesco e i
nomi del cibo furono eliminati dai ristoranti (sauerkraut divenne “cavolo
liberty”), il dachshund (il bassotto tedesco) divenne “cane
liberty” e il pastore tedesco venne chiamato “alsaziano”.
A
tutte le orchestra americane venne ordinato di eliminare dalle esibizioni ogni
opera dei compositori classici tedeschi, come Beethoven, Bach e Mozart. Nelle
biblioteche pubbliche vennero rimossi e (molto spesso) bruciati tutti i libri
di autori, filosofi e storici tedeschi. In alcuni Stati venne proibito l’uso
della lingua tedesca in pubblico e al telefono. I professori tedeschi venivano
licenziati dalle università, i giornali locali in tedesco o di proprietà
tedesca non potevano avere introiti pubblicitari, venivano costantemente
attaccati e spesso costretti a chiudere l’attività. I patriottici Boy Scout
americani diedero il loro contributo a questa iniziativa bruciando pacchi di
giornali tedeschi che venivano venduti, mentre i Tedeschi venivano regolarmente
insultati e presi a sputi da altri cittadini. I tedeschi furono costretti a
radunarsi in pubblici raduni e denunciare la Germania e i suoi leader, a
comprare i bond di guerra e a dichiarare pubblicamente la loro fedeltà alla
bandiera degli Stati Uniti.
Quando
la retorica raggiunse dei livelli pericolosi, l’isteria e la violenza
anti-tedesca crebbero in maniera proporzionale. Molti tedeschi furono
allontanati dalle loro case con la forza, spesso strappati dai loro letti
durante la notte, portati fuori in strada e denudati, picchiati e frustati,
quindi costretti a inginocchiarsi e a baciare la bandiera americana. Molti
furono cosparsi di catrame e ricoperti di piume, poi costretti a lasciare i
propri paesi o città. Alcuni furono impiccati agli alberi. Preti e pastori
furono trascinati fuori dalle loro chiese e picchiati per aver fatto i sermoni
in tedesco.
I
giornalisti strillavano che tutti i tedeschi erano spie che avvelenavano le
scorte d’acqua americane o infettavano le spedizioni mediche degli ospedali, e
che la maggior parte “dovrebbe essere portata fuori all’alba e fucilata per
tradimento”. I membri del Congresso raccomandavano di impiccare o altrimenti
uccidere tutti i tedeschi in America, con i Governatori degli Stati che
sollecitavano l’utilizzo di plotoni d’esecuzione per eliminare “l’elemento
traditore” da tutto lo Stato. Il Segretario della Marina americana Josephus
Daniels dichiarò che gli Americani avrebbero “messo il timore di Dio nei cuori”
di queste persone. La maggior parte degli Americani sa che durante l’isteria
nazionale della Seconda Guerra Mondiale il governo americano ha mandato nei campi
di concentramento più di 100.000 Giapponesi nati negli Stati Uniti; la storia
ha però cancellato il fatto che molti più tedeschi furono internati in campi di
concentramento presenti negli Stati Uniti, prima e durante la Prima Guerra
Mondiale, e in tutti i casi i loro beni furono confiscati.
Con
tutto questo e molto altro, l’America era un ricettacolo d’odio per tutta la
popolazione tedesca. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Germania fu ampiamente
accusata di aver utilizzato la propaganda contro gli ebrei; in tutti i nostri
libri di storia è stata però cancellata la massiccia e indicibilmente cattiva
tempesta di propaganda dell’odio che fu fatta in America contro i tedeschi
prima e durante la Seconda Guerra Mondiale. C’erano migliaia di manifesti e articoli
con descrizioni raccapriccianti di false atrocità, articoli di giornale,
cartoni animati e molto altro ancora, ma è stata ben sepolta la documentazione
storica di questo insieme di bugie e odio che è durato per anni. Su internet si
possono trovare delle copie di molti manifesti di guerra, ma questa collezione
è stata ben disinfettata da praticamente tutte le produzioni squisitamente
malvagie e oscene, che a quanto sembra si sono perse nella storia. La narrativa
odierna dei libri di storia liquida casualmente tutto questo come “un
innovativo utilizzo delle arti grafiche per stimolare il patriottismo”: era
invece l’odio – e non il patriottismo – che veniva stimolato.
La
propaganda incitava ad un odio intenso verso tutto ciò che era tedesco, al fine
di facilitare l’ingresso degli Stati Uniti nella Prima Guerra Mondiale. Non fu
molto diverso durante la Seconda Guerra Mondiale e la propaganda/campagna
d’odio non si limitò ai soli Stati Uniti. Nel 1940 il governo britannico diede
il via a ciò che fu definita una “campagna di rabbia” con il motivo dichiarato
di “instillare un odio personale contro i tedeschi e la Germania”: le autorità
si compiacquero del fatto che il 6% iniziale della popolazione britannica che
“odiava la Germania” fosse aumentato a oltre il 50% alla fine della campagna.
Le frequenze radio erano piene di descrizioni “della crudeltà e dell’anima nera
tedesca”. Sui giornali britannici c’erano degli articoli che sostenevano “lo
sterminio sistematico dell’intera nazione tedesca” da eseguire alla fine della
guerra. Così, dopo la vittoria sulla Germania, ogni persona di origine tedesca
doveva essere giustiziata, e la stessa nazione tedesca doveva scomparire per
sempre (3).
Non
fu solo negli Stati Unti e in Gran Bretagna che venne diffuso questo odio per
la Germania: in ogni nazione i tedeschi furono ritratti con veemenza come
l’incarnazione del male, laddove questa natura derivava semplicemente dal fatto
di essere di origine tedesca. In tutti i paesi del mondo i media diffondevano
lo stesso messaggio di odio contro la Germania e contro i tedeschi. In Brasile,
dimostrazioni e rivolte anti-tedesche consumarono il paese, le aziende tedesche
furono distrutte e i tedeschi furono aggrediti e uccisi. Durante la guerra, in
quasi ogni nazione la stampa di lingua tedesca e l’uso del tedesco scomparvero
completamente per paura delle rappresaglie, così come tutte le scuole e gran
parte delle aziende tedesche. Nessuna riaprì.
In
tutto il mondo, come negli Stati Uniti, la falsa propaganda di guerra fu
utilizzata durante entrambe la Guerre Mondiali per incitare tutta la
popolazione ad un odio irrazionale per tutto ciò che fosse tedesco, arrivando
fino alle forti raccomandazioni dei media secondo cui dopo la guerra si doveva
sterminare l’intera razza tedesca. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il
pubblico americano in particolare era pieno di odio per le cose tedesche, tanto
quanto lo era stato durante la Prima Guerra Mondiale: in entrambe le occasioni
si arrivò ad avere un movimento significativo per lo sterminio di tutti quelli
di origine tedesca negli Stati Uniti.
Fu
in questo contesto che Eisenhower pronunciò la frase famosa “Dio, quanto
odio i tedeschi” e fu in questo contesto che 12 milioni di tedeschi
morirono nei campi di concentramento americani in Germania DOPO la guerra. Come
ha scoperto James Bacque, gli Americani uccisero dagli 8 ai 12 milioni di
tedeschi nei campi di concentramento americani in Germania. Forse due milioni
furono giustiziati, mentre gli altri morirono di fame, dato che era un reato
capitale anche solo tentare di portare del cibo ai prigionieri(4) (5) (6).
Gli
Stati Uniti furono un ricettacolo di odio per tutto ciò che fosse tedesco
durante la Seconda Guerra Mondiale, così come lo furono durante la Prima. Negli
Stati Uniti la Germania e i tedeschi sono stati per decenni così tanto
oltraggiati che la maggior parte degli Americani aveva una paura e un odio
istintivo nei loro confronti. Quei ricordi instillati con così tanto fervore
dalla macchina della propaganda non scomparvero velocemente e hanno resistito
per così tanti anni che anche dopo la guerra era effettivamente pericoloso per
un Americano dire qualcosa di positivo o lusinghiero verso la Germania o i
tedeschi. Chi esprimeva anche solo tolleranza o compassione per i tedeschi,
rischiava di finire in prigione. Tutto ciò configura il contesto di quanto è
venuto dopo. Possiamo ora arrivare velocemente alla fine della Seconda Guerra
Mondiale e ai campi di concentramento americani in Germania.
I
campi di concentramento in America
Fu
in questo contesto che negli Stati Uniti le forze armate americane realizzarono
circa 700 campi di concentramento per tedeschi, prigioni che ospitavano quasi
500.000 cosiddetti “Prigionieri di Guerra” tedeschi, che furono forzatamente
spediti negli Stati Uniti dai campi di concentramento in Germania durante le
ultime fasi e anche dopo la fine della guerra. Le ragioni ufficiali fornite per
questa impresa erano diverse e discordanti. La prima dichiarazione del
governo riguardava l’insufficienza di cibo in Germania, le forze armate
americane avevano quindi spedito quei prigionieri negli Stati Uniti per poterli
nutrire meglio. Una dichiarazione successiva riguardava lo spazio insufficiente
in Germania per altri campi di concentramento americani, quindi questi civili
furono trasferiti negli Stati Uniti. Un’altra diceva che i prigionieri erano
necessari per soddisfare il bisogno di lavoro agricolo extra che aveva il paese
(7)
(8).
Questo
argomento ha comprensibilmente ricevuto una scarsa attenzione da parte dei
media americani, e le pagine nei libri di storia sono in gran parte vuote. Dato
che commento e contesto sono più o meno uniformi, la mia prima impressione nel
leggere i pochi articoli esistenti, è stata che si sia seguito un modello
ufficiale, anche se non sono stato in grado di individuarlo. Su Wikipedia c’è
scritto che “la copertura mediatica sui campi e la conoscenza pubblica [degli
stessi] erano intenzionalmente limitati fino alla fine della guerra, in parte
in ottemperanza alla Convenzione di Ginevra”. Forse, ma non sono a conoscenza
di alcuna disposizione di nessuna convenzione, che sia di Ginevra o di altro
tipo, che proibisca di rendere noto al pubblico i campi di concentramento.
Cominciamo dando un veloce sguardo alla vita di questi prigionieri tedeschi
durante la loro prigionia negli Stati Uniti.
Molti
degli articoli pubblicati presentano quelle che si presume siano citazioni da
lettere scritte dai prigionieri tedeschi ai loro famigliari, lettere che a
quanto pare sono state spedite in Germania. Sul numero di settembre 2009 della
rivista Atlantic, si legge (da una presunta lettera spedita in
Germania nel 1944): “Tutto sommato, la nostra vita qui è molto disciplinata. Dormiamo in letti con coperte bianche e mangiamo con
coltelli e forchette. Finora, siamo stati trattati in modo
eccellente”. Un’altra citazione sull’Atlantic riporta “Sto davvero in una
gabbia dorata” e ancora un’altra “Quando sono stato preso prigioniero, mi sono
prefigurato una vita orribile ma è molto differente”.
L’articolo
dell’Atlantic ci dice che “I prigionieri di guerra furono sopraffatti dalle
eccellenti condizioni dei campi e dall’abbondanza di cibo e di altri articoli”,
sostenendo inoltre l’esistenza di “innumerevoli lettere” di Americani che
lamentavano il fatto che “qui ci sono dei prigionieri tedeschi e vivono meglio
di come viviamo noi”. Il professore di Storia dell’Università Texas A&M
Arnold Krammer ci dice che “i prigionieri di guerra tedeschi erano trattati
molto bene…gli davano vino e birra a ogni pasto”. Wikipedia ci dice che “molti
prigionieri scoprirono che le loro condizioni di vita come prigionieri erano
migliori di quelle da civili in Germania” e che alcuni prigionieri furono
mandati in campi in cui “ciascuno aveva il proprio bungalow con giardino”.
Sempre secondo Wikipedia, avevano vino a tutti i pasti, ricevevano piatti
speciali per il giorno del Ringraziamento e per Natale, e di fatto avevano
troppo cibo: “non potendo mangiare tutto il loro cibo, all’inizio i prigionieri
bruciavano gli avanzi nel timore che riducessero le loro razioni” (9).
Loren
Horton conferma che i prigionieri tedeschi “ricevevano più articoli razionati,
come le sigarette, rispetto a quelli che i civili della zona potevano avere” e
che molti Americani credevano che “i prigionieri avessero più lussi di un
cittadino medio”. Wikipedia afferma inoltre che “gruppi di prigionieri
mettevano insieme i loro coupon giornalieri per la birra per bere a turno più
alla volta. Ricevano anche due pacchetti di sigarette al giorno e spesso la
carne”, facendo notare come all’epoca carne e sigarette fossero fortemente
razionati e non disponibili per gran parte dei civili americani. Wikipedia ci
dice anche che per questi prigionieri tedeschi “il buon trattamento cominciava
con pasti sostanziosi serviti a bordo (sulle navi che li portavano negli Stati
Uniti)” e che dopo il loro arrivo in America, si stupivano di viaggiare con un
confort inusuale su “treni passeggeri eleganti e comodi” che li portavano ai
loro campi di prigionia.
Un
certo John Ray Skates scriveva in un articolo che “i generali di alto grado
avevano alloggi speciali, [mentre] gli ufficiali di grado inferiore si dovevano
accontentare di piccoli appartamenti”; alcuni ufficiali non solo avevano una
casa privata, ma anche macchina e autista. Ci dice anche che almeno alcuni
ufficiali andavano spesso al cinema perché erano “gli unici posti in città con
l’aria condizionata”. Skates ci dice inoltre che questi campi di prigionia
“avevano gran parte delle strutture e dei servizi che si potevano trovare in
una cittadina: dentisti, dottori, biblioteche, cinema, strutture educative”. Ma
non solo strutture educative: Horton ci dice che “i prigionieri formarono le
loro orchestre” e che “per Natale fu costruita una grande scena della Natività”
dai prigionieri, i quali “pagarono i materiali con i loro 80 centesimi
giornalieri di credito. Raccolsero più di 8.000 dollari!”. Avevano addirittura
squadre sportive e stampavano i loro giornali. Wikipedia ci dice che “nessuno
si poteva annoiare” perché questi prigionieri tedeschi “organizzavano frequenti
spettacoli teatrali e musicali a cui partecipavano centinaia e persino
migliaia” di persone, tra cui tutta la cittadinanza locale e le loro guardie
americane, e che i film venivano proiettati quattro volte alla settimana (10).
Secondo
la rivista Smithsonian, i prigionieri dichiararono a un uomo che il
loro trattamento era così eccellente che la loro unica lamentela riguardava il
fatto che non c’erano fidanzate a sufficienza (11).
Ma poi gli uomini di molti campi si intrattenevano in “ricevimenti sociali” con
donne americane del luogo, tanto che questa “fraternizzazione non autorizzata
tra donne americane e prigionieri tedeschi” era così comune da essere spesso un
problema. A quanto pare non è stato del tutto negativo, perché in questo modo
molti soldati tedeschi incontrarono le loro future mogli. Parte del problema
sembra che fosse la naturale bellezza degli uomini tedeschi, almeno per le
donne americane. L’articolo dell’Atlantic dichiarava che questi uomini erano
spesso descritti come “magnifici esemplari, bellissimi fisicamente, tipi
muscolosi” e “begli esemplari di virilità fisica”.
Anche
i “tipici Americani” hanno descritto questi prigionieri tedeschi come “proprio
il miglior gruppo di uomini che si possa vedere”, “uniformemente puliti,
eccessivamente educati, splendidamente disciplinati: francamente, è difficile
che questi uomini non possano piacere”. L’Atlantic ci dice anche che degli
“Americani riconoscenti” (non ho idea del perché fossero riconoscenti) “spesso
mostravano la loro riconoscenza invitando i prigionieri tedeschi al ristorante
e persino a mangiare a casa loro”. A quanto pare questi sentimenti calorosi
prevalsero a tal punto che l’Ispettore Generale scrisse che gli Americani erano
troppo “inclini a diventare eccessivamente amichevoli e premurosi verso il
benessere dei prigionieri”. Tutti gli articoli scrivono che i prigionieri era
più o meno liberi di andare e venire a loro piacimento e, se alcuni tentavano
di scappare, questa non è mai stata una preoccupazione, dato che i campi di
prigionia avevano poca o nessuna vigilanza, in modo da permettere ai tedeschi
di lasciare il campo per i loro lavori quotidiani.
Un
Ronald H. Bailey ci informa che i tedeschi si adattarono meravigliosamente alla
vita in prigionia: le “guardie si meravigliano dei cambiamenti” negli uomini
che mantenevano le loro aree così ben pulite e che “i prigionieri sembravano di
buon umore. Passavano ore a creare aiuole grandi e ben tenute”. Wikipedia ci
dice che i tedeschi erano “felice di essere stati catturati” dagli Americani e
cita le parole di Krammer “devo ancora incontrare un prigioniero tedesco che
non mi dica che quello è stato il periodo più bello della sua vita”. Krammer
dice che i tedeschi lasciavano gli Stati Uniti “con sentimenti positivi nei
confronti del paese” affermando che “noi tutti siamo positivamente
impressionati dagli Stati Uniti…siamo stati tutti persuasi ad avere relazioni
amichevoli con gli Stati Uniti”.
Sembra
che il meraviglioso trattamento da parte degli Americani “abbia
inavvertitamente annullato” ogni sentimento nazista e creato mezzo milione di
“piccoli ambasciatori” per l’America. Era vero in parte perché i tedeschi
capirono che “la rabbiosa propaganda anti-americana” che avevano subito “non si
adattava a ciò che videro in America”. Ma, cosa molto più importante, tutti i
prigionieri di guerra tedeschi videro con i loro occhi che cosa era la
democrazia, su base personale e quotidiana. Krammer ci dice poi che, a causa si
questi e altri fattori, “migliaia tornarono in Germania con un inglese fluente”
e “con un rinnovato amore e rispetto per gli Stati Uniti”, dopo aver stretto
“un’amicizia pluridecennale con il nemico”. Skates ci dice che molti anni dopo
la guerra molti prigionieri tedeschi sono tornati negli Stati Uniti con lo
scopo di vedere i campi dove avevano vissuto da giovani, e si “rattristavano”
tutti nell’apprendere che dopo la guerra i campi erano stati tutti smantellati.
Ci dice che adesso questi uomini sono “molto vecchi” ma che tornano ancora
negli Stati Uniti “per ricordare le loro esperienze” da prigionieri (12).
A
quanto sembra ci sono le prove documentate di tutto questo. Un team di ricerca
del gruppo di nome TRACES afferma di aver girato nel 2001 e nel 2002 più di 75
ore di interviste con ex prigionieri tedeschi o con le loro famiglie, e pare
che abbiano visto le copie degli assegni emessi dall’Esercito americano a
favore dei prigionieri tedeschi che tornavano a casa. Sembra che anche Krammer
abbia scritto molti libri sulla questione. Non solo: nel 2004 il governo
americano ha tenuto una sorta di memoriale per “rendere onore alle centinaia di
migliaia di prigionieri di guerra tedeschi portati nei campi degli Stati Uniti
durante la Seconda Guerra Mondiale”.
E’
una bella storia ma ci sono alcuni punti deboli
Nessuna
delle dichiarazioni ufficiali stabilisce un motivo per incarcerare dei civili
tedeschi negli Stati Uniti per anni dopo la fine della guerra. Suggerire che la
Germania non avesse abbastanza spazio per altre prigioni è una ridicola
assurdità, dato che l’esercito americano le aveva semplicemente organizzate in
campi aperti recintati senza alcuna difesa o protezione. Che ci fosse carenza
di cibo è vero, ma dipendeva dal fatto che gli Americani non permisero
importazioni di cibo nella Germania postbellica: l’obiettivo dichiarato era di
far morire di fame la Germania, ed Eisenhower ordinò l’esecuzione immediata di
chiunque tentasse di introdurre di nascosto cibo per i prigionieri. Se
Eisenhower stava deliberatamente facendo morire di fame milioni di persone in
Germania (ed è fuori discussione che lo stesse facendo), perché avrebbe voluto portarli
negli Stati Uniti per “nutrirli meglio”?
Che
motivo avrebbe avuto il governo americano per sostenere le spese di trasporto
di mezzo milione di tedeschi attraverso l’Atlantico, per poi nutrirli e
ospitarli per anni? Perché non lasciarli semplicemente morire insieme agli
altri? Il Generale Eisenhower, lo stesso uomo che non aveva avuto problemi nel
dire al paese “Dio, quanto odio i tedeschi” e che aveva organizzato e
supervisionato lo sterminio di più di 12 milioni di loro, si era ora trasferito
dai campi di battaglia alla Casa Bianca, e aveva costruito 700 “gabbie dorate”
per queste stesse persone, con razioni, privilegi e fidanzate che a quanto
sembra superavano di gran lunga quanto avevano a disposizione gli Americani
comuni. In che modo questa storia ha senso?
La
versione ufficiale è che l’ultimo carico di prigionieri tedeschi lasciò gli
Stati Uniti il 22 luglio 1946, che gli uomini furono restituiti alla Germania:
io però non sono riuscito a trovare alcuna conferma che questi prigionieri
abbiano realmente lasciato gli Stati Uniti. Certo, è possibile che esistano
documenti ufficiali e pubblici che non ho scoperto, ma il trasferimento di
mezzo milione di prigionieri in un breve lasso di tempo, da solo due o tre
possibili località della costa orientale degli Stati Uniti, è più di un niente
in termini di avvenimenti noti, dato che avrebbe richiesto almeno 100 o 150
navi. Eppure, io non sono riuscito ad individuare alcuna notizia o altra prova
pubblica in merito. Gli unici fatti reali che sono riuscito a scoprire, sono
state delle brevi storie sui campi svuotati nel mezzo della notte, dicendo ai
locali che i prigionieri erano stati “trasferiti”, e di non fare domande.
Ammettendo
la difficoltà di provare che qualcosa non sia accaduto, ho rivolto la mia attenzione
alla ricerca di prove che i tedeschi arrivarono effettivamente in Germania come
affermato dalla narrazione americana, ma non sono riuscito a trovare uno
straccio di prova che questo trasferimento sia avvenuto. A quanto pare, né la
Germania né la Croce Rossa (che sarebbe stata coinvolta in questi
trasferimenti) hanno alcun documento di alcun trasferimento di personale dagli
Stati Uniti dopo la guerra. E come ha sottolineato James Bacque, i porti
tedeschi sono stati tutti ridotti in macerie, e non sarebbero stati in grado di
ospitare questi trasferimenti. Inoltre, parlando con Bacque, ha dichiarato di
aver esaminato tutti i documenti militari e i movimenti delle truppe, ma non ha
visto alcun trasferimento di tedeschi dagli Stati Uniti verso un qualche luogo.
La
rivista Atlantic ha contraddetto la versione ufficiale, e ha dichiarato che
furono invece consegnati alla Gran Bretagna e alla Francia per quelli che
sarebbero stati anni di punizione e di lavoro forzato, che quasi certamente
finivano con la morte, e che per i prigionieri questo era una “moderna tratta
degli schiavi su più ampia scala” (e non un modo carino per trattare “il
miglior gruppo di uomini che si sia mai visto”). Ma dalla dettagliata ricerca
di James Bacque e da altre fonti di informazioni non emerge nessun documento di
prigionieri attivati alla fine della guerra da qualche località degli Stati
Uniti verso la Gran Bretagna o l’Europa. Inoltre, di tutti i miei
contatti giornalistici, storici, universitari e di altro tipo in Germania, solo
una persona era a conoscenza dell’esistenza di campi di concentramento di
tedeschi negli Stati Uniti. Non sono riuscito a trovare nessuno che sapesse
di mezzo milione di tedeschi arrivati dagli Stati Uniti dopo la guerra, e
assolutamente nessun documento o prova di questo trasferimento.
Epilogo
Le
forze militari americane, guidate dal Generale Eisenhower, stabilirono in tutta
la Germania enormi campi di concentramento, alcuni con più di un milione di
soldati e civili ciascuno, dove circa 12 milioni vennero uccisi o morirono di
fame, gran parte dei quali morirono molto dopo la fine della guerra. Eisenhower
proibì la distribuzione del cibo nei campi, dando l’ordine di sparare e
uccidere chiunque provasse ad introdurre di nascosto cibo per i prigionieri.
Contemporaneamente, l’esercito americano portò negli Stati Uniti circa 500.000
soldati tedeschi (provenienti da questi stessi campi) per essere internati in
campi di concentramento, dove si sarebbero trovati insieme ad un gran numero di
tedesco-americani con le loro famiglie, che furono imprigionati e a cui furono
confiscati i beni, anche per la colpa di essere tedeschi. Tutto questo fu fatto
per ordine di Eisenhower che, come detto prima, si era ora trasferito alla Casa
Bianca.
Ora
però accade qualcosa di strano. Questi stessi tedeschi che vivevano sotto lo
stesso occhio vigile di Eisenhower e ancora in una atmosfera di odio
evidentemente illimitato per i tedeschi, ora improvvisamente vivevano in
“gabbie dorate”, in bungalow privati, con macchine e autisti, organizzavano
“ricevimenti sociali” con ragazze americane del luogo, avevano tutta la birra
che riuscivano a bere e film almeno quattro volte alla settimana. Invece di
lavorare e morire di fame, avevano così tanto cibo che lo dovevano bruciare per
paura che diminuissero le loro razioni. E invece di essere trattati male,
avevano “più lussi” di quelli che aveva un cittadino americano medio,
soprattutto più articoli tra quelli che venivano pesantemente razionati. Questi
meravigliosi “esemplari fisici” facevano festa con le ragazze americane e
incontravano le loro future moglie, amati da tutti gli Americani quando
scoprivano la benedizione della democrazia. Avevano le loro orchestre e
organizzavano degli spettacoli a cui partecipavano “migliaia di persone”, tutto
questo mentre la musica, i compositori e gli autori tedeschi venivano proibiti
dal governo americano in tuttoe il paese. E stampavano i loro giornali in
tedesco mentre i libri e i giornali tedeschi venivano anch’essi proibiti in
tutti gli Stati Uniti.
Ogni
parte della narrativa ufficiale grida vendetta perché non credibile. Non ho
tutti i fatti, ma non ci si può aspettare che un odio accumulato senza
interruzioni tra la popolazione americana almeno a partire dal 1914 (e condiviso
dal Presidente e dalle forze armate) si presti a tenere dei tedeschi in una
gabbia dorata. Circa 500.000 tedeschi furono realmente spediti negli
Stati Uniti, ma non riesco a trovare nessun documento che confermi che se ne
siano andati, e nessun documento che confermi che siano arrivati da qualche
altra parte. Ai tedesco-americani confiscarono i beni e furono imprigionati
in questi stessi campi con le proprie famiglie, e a nessuno era permesso di
andarsene, tuttavia i nostri “esemplari” tedeschi erano a quanto sembra liberi
di andare e venire a loro piacimento, spesso per cenare a casa di amorevoli
Americani, accumulando nel frattempo notevoli risorse.
Vorrei
sottolineare che il “solo gruppetto” di prigionieri che avevano raccolto “8.000
dollari” in contanti non può che essere immaginario, dato che a quel tempo il
reddito annuale medio per gli Americani era di circa 1.400 dollari. Inoltre, i
tedesco-americani internati in questi campi non venivano pagati (e i loro beni
erano stati confiscati) e certamente non venivano pagati quelli nei campi di
concentramento in Germania: perché quindi a questi uomini veniva data una
diaria di prigionia? E poi: perché l’Atlantic contraddice la narrativa
ufficiale sul ritorno in Germania, affermando invece che furono inviati in
Francia per lavorare fino alla morte come schiavi e, se così fosse, come
avrebbero fatto a tornare negli Stati Uniti per riempirsi di gioia nel vedere
le loro ex prigioni?
Come
documentato da molte fonti, nel 1943 le forze armate americane avviarono un
“programma di rieducazione ufficiale” per i prigionieri tedeschi, guidato da
professori universitari, psicologi e psichiatri, oltre a coloro che
successivamente avrebbero formato la CIA. Wikipedia ci dice che “il programma
fu tenuto segreto perché probabilmente violava la disposizione della
Convenzione di Ginevra che proibisce di sottoporre i prigionieri alla
propaganda”: i prigionieri però possono essere stati esposti a qualcosa di
peggio della semplice propaganda. Dovreste studiare il progetto della CIA MK-ULTRA
per poterlo correttamente apprezzare. Sembrerebbe ragionevole concludere che
questi tedeschi rieducati non considerassero il loro periodo in America come
“il più bello della loro vita”, ed è anche probabile che questi “begli
esemplari di virilità fisica” siano stati introdotti a qualcosa di diverso
delle semplici meraviglie della democrazia.
A
questo punto posso solo fare congetture: senza però una significativa (e
credibile) documentazione ufficiale, così come senza una copertura mediatica,
della spedizione di quasi 500.000 uomini da un porto americano, sono riluttante
ad accettare le dichiarazioni secondo cui questi uomini lasciarono veramente
gli Stati Uniti. E con la mancanza di una qualche prova proveniente da
documenti militari ufficiali o della Croce Rossa Internazionale, è inutile
supporre che siano arrivati da qualche altra parte.
Ci
sono altri due elementi che sembrano essere pezzi necessari di questo puzzle.
Primo, gli eventi descritti prima coincidono perfettamente in termini temporali
con l’interesse esplosivo da parte delle forze armate americane sulla
sperimentazione umana. Dei lettori potrebbero conoscere Shiro Ishii e la sua
Unità 731 a Harbin, in Cina, in cui il suo gruppo ha messo in atto i più
orribili esperimenti umani che si possano immaginare, tra cui la vivisezione (13)
(14).
Pochi sembrano sapere che la ragione per cui non ci sono stati i processi per
crimini di guerra contro i Giapponesi, è che il Generale Douglas MacArthur fece
un accordo con Ishii in base al quale avrebbe avuto l’immunità contro le accuse
se tutti i documenti e le prove della sperimentazione sull’uomo fossero state
consegnate agli Stati Uniti, e Ishi e tutta la sua unità di migliaia di persone
sarebbero state trasferite in America. Questo è ciò che è emerso: ai Giapponesi
diedero nuove identità, e furono alloggiati in basi militari americane, lo
stesso Ishii divenne un professore e un supervisore di ricerca biologica
all’Università del Maryland fino alla sua morte, decenni più tardi. Secondo,
queste attività coincidono perfettamente con la creazione dell’MK-ULTRA,
l’orrendo programma della CIA che non era altro che “sperimentazione umana” del
peggior tipo che si possa immaginare (15)(15a)
(15b). Qui non c’è
spazio per soffermarsi ulteriormente su questi due aspetti.
Quando
sommiamo l’uccisione di circa 12 milioni di tedeschi nei campi di
concentramento americani dopo la guerra, Shiro Ishii e le truppe della
sua Unità 731, l’improvviso grande interesse delle forze armate americane sulla
sperimentazione umana, il progetto della CIA MK-ULTRA, e aggiungiamo il forte
odio per i tedeschi in tutta l’America, alimentato quasi senza sosta per più di
30 anni, con politici di spicco che chiedevano l’esecuzione di tutti i tedeschi
negli Stati Uniti, otteniamo l’atmosfera e l’ambiente in cui i 500.000
prigionieri tedeschi furono trasferiti con la forza negli Stati Uniti, cioè la
loro “gabbia dorata” che così spesso veniva misteriosamente svuotate durante la
notte. C’è anche la questione dei tedesco-americani internati negli stessi
campi. Il loro internamento è documentato, quindi è stato naturalmente supposto
che a un certo punto furono tutti rilasciati: io però non ho visto
alcuna prova che confermi questa ipotesi e, dato che era presente il
sentimento di dover uccidere tutti quelli che avevano origine tedesche e
vivevano nel paese, possiamo essere perdonati se ci siamo fatti delle domande
sul loro benessere.
Mi
ritrovo a staccarmi da questa storia con l’incrollabile sensazione che questo
sia un capitolo molto buio della storia americana, che è stato sepolto con
timore e che la sua sepoltura venga protetta da persone potenti e che ci sia
stata costruita sopra una mitologia. Ad oggi, non posso provare o smentire in modo
decisivo la tesi che 500.000 prigionieri tedeschi incarcerati negli Stati Uniti
siano stati usati come soggetti nella vasta gamma di esperimenti umani fatti in
quel periodo. Ma, per quanto ne so, negare tutte le prove circostanziali
sarebbe un compito scoraggiante. E, correndo il rischio di sembrare
stupidamente banale, vi dico: se sembra un’anatra e cammina come un’anatra e fa
il verso di un’anatra, è probabile che si tratti di un’anatra.
*
Nota
per i lettori: data l’enorme importanza di questo argomento, per favore
inoltrate questo articolo alle vostre mailing list e postatelo sui vostri blog,
nei forum di internet, ecc. chiedendo a chiunque sia a conoscenza di un qualche
dettaglio o storia famigliare che possa fare luce su questi eventi, di segnalarlo
gentilmente all’autore, raggiungibile a questa mail 2186604556@qq.com
*
Gli scritti di Larry
Romanoff sono stati tradotti in 31 lingue e i suoi articoli sono stati
pubblicati su oltre 150 siti web di informazione e politica in lingua straniera
in più di 30 paesi, oltre a più di 100 piattaforme in lingua inglese. Larry Romanoff è un consulente aziendale in pensione e
uomo d’affari. Ha ricoperto posizioni dirigenziali di alto
livello in aziende internazionali di consulenza e ha gestito un’attività di
import-export internazionale. È stato professore ospite presso l’Università
Fudan di Shanghai, in cui ha presentato dei casi di studio in Affari
Internazionali a classi di EMBA di livello superiore. Romanoff vive a Shanghai
e attualmente sta scrivendo una serie di dieci libri per lo più legati alla
Cina e all’Occidente. E’ uno degli autori della nuova antologia di Cynthia
McKinney “When
China sneezes” [“Quando la Cina starnutisce”].
Il
suo archivio completo può essere consultato su
https://www.moonofshanghai.com/
e http://www.bluemoonofshanghai.com/
Può
essere contattato a: 2186604556@qq.com
Note [tutti
i link sono in inglese]
(1)
Propaganda: Edward Bernays https://www.amazon.com/Propaganda-Edward-Bernays/dp/9563100921
(2) WWI Propaganda: The Bryce Report,
Edward Bernays; www.revisionist.net/hysteria/cpi-propaganda.html
(3) The psychological tricks used to help win World
War Two – BBC; http://www.bbc.com/culture/story/20161021-the-psychological-tricks-used-to-help-win-world-war-two
(4) James Bacque – Best-selling author; https://www.jamesbacque.com
(5) Wikipedia Zionists Attack Honest Historian James
Bacque; https://rense.com/general73/wiki.htm
(6) Other Losses by James Bacque – Internet
Archive; https://archive.org/details/OtherLosses_201608
(7) German prisoners of war in the United States
https://en.wikipedia.org/wiki/German_prisoners_of_war_in_the_United_States
(8) List of World War II prisoner-of-war camps in the
United States:
https://military.wikia.org/wiki/List_of_World_War_II_prisoner-of-war_camps_in_the_United_States
(9) Nazi Prisoners of War in America;
https://www.amazon.com/Nazi-Prisoners-America-Arnold-Krammer/product-reviews/0812885619
(10) An excerpt from an article by John Ray Skates;
www.newsouthernview.com/pages/nsv_shm_pows_camp_clinton.html
(11) German POWs on the American Homefront;
https://www.smithsonianmag.com/history/german-pows-on-the-american-homefront-141009996/
(12) Preserving America’s World War II POW
Camps; https://www.saturdayeveningpost.com/2018/04
(11) German POWs on the American Homefront; https://www.smithsonianmag.com/history/german-pows-on-the-american-homefront-141009996/
(12) Preserving America’s World War II POW Camps;
https://www.saturdayeveningpost.com/2018/04/preserving-americas-world-war-ii-pow-camps/
(13) Pure Evil: Wartime Japanese Doctor Had No Regard
for human suffering;
https://www.medicalbag.com/home/features/despicable-doctors/pure-evil-wartime-japanese-doctor-had-no-regard-for-human-suffering/
(14) [PDF] General Ishii Shiro: His Legacy is That of
Genius and Madman;
https://dc.etsu.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=2167&context=etd
(15) https://dc.etsu.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=2167&context=etd
(15a)
CIA Project MK-ULTRA –Updated; https://www.moonofshanghai.com/2020/07/cia-project-mk-ultra-july-2-2020.html
(15b)
MKULTRA – RationalWiki; https://rationalwiki.org/wiki/MKULTRA
***
Articolo
di Larry Romanoff pubblicato su Moon of Shanghai il
1 giugno 2020
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per Saker Italia.
[I
commenti in questo formato sono del traduttore]