Propaganda e Media (Parte 5) – Parliamo di qualche bugia
Di Larry Romanoff per The Saker Blog, 13 giugno 2021
Traduttrice: Elvia Politi
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Nei miei articoli precedenti ho affermato che siamo esposti (più spesso di quanto possiamo immaginare) ad articoli con notizie che sono completamente false e che parlano di eventi che non sono mai accaduti o la cui descrizione non somiglia affatto all’evento reale.
Uno degli schemi più comuni è quello di inventare un evento (solitamente il racconto di una qualche efferatezza) e di utilizzare come prova una foto non pertinente e fuorviante. La CNN è famosa per questa tattica e, quando viene le viene contestata, dà immancabilmente una di queste due risposte: a) “Ok, abbiamo accidentalmente sbagliato la didascalia della foto. Bel problema” o b) “Non importa. La foto era attinente dal punto di vista editoriale”. Non sono usate a caso: servono come prova fondamentale per la storia inventata e fanno largamente affidamento sull’ignoranza degli Americani e degli Occidentali in generale.
Uno dei tanti casi ben noti è stato il turbinio di storie sulle violenze dai poliziotti cinesi sui poveri tibetani (di nuovo). Ma uno sguardo attento alla foto rivela che né i poliziotti né le “vittime” sono di etnia cinese bensì nepalese, e le uniformi dei poliziotti sono ovviamente nepalesi. I video e gli scatti sono opera della CIA, prodotti dalla loro narrativa sceneggiata dalla Disney con lo scopo di aumentare la disaffezione mondiale verso la Cina. E’ una scena d’azione completamente inventata e fabbricata a Hollywood. Nessun evento del genere si è mai verificato.
Ritagliare, tagliare e incollare
Uno sguardo rapido a questa foto indica chiaramente le opzioni disponibili grazie a un semplice ritaglio, indipendentemente dal fatto che questa foto sia vera o inscenata.
Questa foto riempie di tifosi uno stadio vuoto. Gli Stati Uniti sono famosi (CNN, la Casa Bianca) per tagliare e incollare una foto di seggi pieni alle Nazioni Unite quando un funzionario statunitense fa un discorso ideologico a una sala quasi vuota. La Casa Bianca fa la stessa cosa anche al contrario, incollando una foto di una assemblea vuota quando il Presidente iraniano tiene un discorso a una sala piena. Ricordatevi che i media occidentali “non hanno alcun obbligo di dire la verità”.
Una delle foto più famose è quella della rimozione della statua di Saddam Hussein a piazza Tahrir, con evidenti festeggiamenti per la liberazione dell’Iraq dalla tirannia. Le foto ritagliate e i video diffusi dalla CIA e dal Pentagono mostravano un numero di cittadini iracheni che tiravano le funi attaccate alla statua, facendola alla fine cadere. E’ stata un’invenzione meschina, ma di successo. La piazza era stata sgomberata ed era stata portata una gru, da cui partivano le funi che erano legate alla statua. Poi, un gruppo di iracheni ha tirato le funi mentre la gru spingeva la statua giù dal piedistallo: a quel punto, molte centinaia di iracheni chiaramente confusi hanno fatto ciò per cui erano stati pagati, e hanno esultato a gran voce al cadere della statua. Proprio un’altra produzione di Hollywood, del tipo che ha evidentemente soddisfatto la maggior parte della popolazione americana nel vedere che la distruzione militare dell’Iraq era una questione d’onore.
Un altro elemento interessante è la foto e il video di Bin Laden che sembra rivendicare la responsabilità dell’11 Settembre: una falsità vera e propria, inscenata dalla CIA utilizzando un uomo che aveva solo una lieve somiglianza con Bin Laden, ma sufficiente per convincere gran parte degli Americani che l’Iraq doveva essere invaso e le sue risorse confiscate, ignorando il fatto che l’Iraq non ha mai avuto alcuna relazione con Bin Laden.
Una foto correlata è quella della “situation room di Bin Laden”, con lo staff della Casa Bianca che guarda “tramite un collegamento satellitare speciale” la favola di Alice nel Paese delle Meraviglie sull’uccisione di Bin Laden. La dichiarazione è stata rapidamente denunciata dagli esperti di tutto il mondo come una “ridicola impossibilità tecnica”, e successivamente Obama ha ammesso che la foto era stata inscenata, ma sembra comunque che gran parte degli americani abbiano creduto alla storia. Ci sono così tanti eventi travisati negli archivi dei mass media…
La più riuscita di queste vittorie di propaganda completamente falsa è stata, sicuramente, la storia del massacro di piazza Tienanmen, forse il più famoso evento mai accaduto. Se per voi è una novità, potreste voler dire “ma io ho visto le foto”. Sì, certo, io ho visto le stesse foto e chiunque, anche con poca familiarità con Pechino, saprebbe che nessuna di quelle foto è stata fatta a piazza Tienanmen. Si tratto di un evento del tutto diverso, una serie di azioni terroristiche predisposte dalla CIA e coordinate dall’ambasciata americana di Pechino.
A riprova di quest’ultima affermazione, i leader di quell’episodio profondamente violento non sono riusciti a scappare da Pechino, e si sono rifugiati presso l’ambasciata americana: i media governativi cinesi hanno per settimane denunciato la protezione di questi terroristi da parte degli Americani, chiedendone il rilascio. Non è successo: gli Stati Uniti hanno trovato un modo per far sparire questi uomini dalla Cina, incolumi. Le foto che avreste dovuto vedere (non solo di Piazza Tienanmen) erano quelle delle violenze commesse da questi terroristi, tra cui l’aver dato fuoco e aver ucciso moltissimi soldati cinesi, cosa che avvenne quando fu inviato l’esercito. Questa storia è ancora oggi quasi troppo sorprendente da poter credere: è stata, al 100%, una bugia, ma di così grande successo che i media occidentali l’hanno festeggiata con commemorazioni per oltre 30 anni.
Un fatto sepolto profondamente è che una troupe televisiva spagnola è stata nella piazza per tutta quella notte, e ha filmato lo sgombero pacifico della piazza stessa, video che è stato occultato per più di 30 anni e che solo ora si sta cominciando a trovare su internet. Troppo tardi per fare effetto su ricordi e convinzioni. Ne ho parlato in un articolo che è ampiamente documentato e presenta tutti i dettagli, un articolo che credo sia generalmente accettato come il lavoro definitivo, almeno in lingua inglese, su questo argomento. Se siete interessati, lo potete trovare qui (1). Vale la pena notare che, anche oggi, siti come WordPress o Blogger di Google non permettano di pubblicare le vere foto di questo evento del 1989, il che indica che su questi fatti è ancora in corso una severa censura. Riporto qui tre delle foto che forse non sono mai state viste, relative ad una delle carneficine fatte da questi terroristi americani a Pechino, e una dei tanti soldati arsi vivi a causa delle migliaia di bombe incendiare lanciate. In realtà, il 4 giugno 1989 a Pechino c’era un evento, ma i dettagli sono stati ferocemente occultati, mentre una storia completamente falsa veniva diffusa dai media di tutto il mondo, pesantemente sostenuta da fotografie che non erano in alcun modo ciò che dichiaravano di essere. Vale la pena riflettere un momento e considerare il potere di coloro che stavano dietro a questo evento nell’essere riusciti a fare ciò che hanno fatto.
La rivoluzione dei gelsomini in Cina
E’ interessante notare che forse qualche volta dovremmo credere a ciò che leggiamo. O, se non noi, gli psicopatici che abitano la Casa Bianca, in merito alla solida posizione del Governo cinese rispetto al popolo. I sondaggi hanno più volte indicato che circa il 90%-95% dei cinesi ha un alto livello di fiducia e rispetto per il loro governo e i loro leader nazionali, ponendo la Cina al primo posto nel mondo in questo ambito, mentre gli Stati Uniti sono quasi ultimi. Questi sondaggi sono stati fatti, per i nostri scopi, nel gennaio 2011, e all’epoca sono stati ampiamente diffusi; un articolo del The Economist lamentava il fatto che “una sconcertante alta percentuale di Cinesi sembra molto felice del loro governo”, o qualcosa del genere.
Ma, nel 2011, la nostra Congrega Internazionale di Banditi guidata dagli Stati Uniti, non credendo a queste statistiche, ha tentato di provocare il popolo cinese verso una “rivoluzione dei gelsomini”. All’epoca, tutto il panorama dei social media cinesi fu inondato – e intendo proprio “inondato” – da ciò che sicuramente erano dei burattini della CIA che invitavano tutti i cinesi a protestare contro il loro “brutale governo totalitario”. Gli appelli riguardavano dei raduni da tenersi in 13 grandi città ma soprattutto a Pechino: qui tutti i cittadini erano stati insistentemente pregati di riunirsi a Wangfujing (un’importante area commerciale del centro) per una “protesta pacifica”. Sfortunatamente per gli Americani, i cinesi non avevano nessun interesse e non si è presentato nessuno, a parte le solite persone che fanno shopping. L’unico partecipante fu l’allora ambasciatore americano, Jon Huntsman, che venne per vedere gli (inesistenti) risultati della sua opera. Huntsman fu subito riconosciuto, affrontato e ridicolizzato dalla folla tanto che si mise la coda fra le gambe e corse ai ripari. (2)
Il tentativo di istigare una rivoluzione colorata in Cina fu un umiliante fallimento ma, per coloro che hanno diffuso la notizia, non ha avuto nemmeno un minimo contrattempo. Se la CNN può diffondere una storia falsa utilizzando a sostegno delle didascalie di alcune foto “accidentalmente” sbagliate, sicuramente l’ambasciata americana e la CIA, con le loro risorse illimitate, possono fare di meglio, cioè “conquistare i cuori e le menti” delle persone per bene ovunque. Qui di seguito ci sono alcuni dei miei esempi preferiti:
Questo è un articolo apparso sul giornale norvegese VG e sulla sua edizione online, in cui si vedono dei cinesi che manifestano nelle strade chiedendo “libertà” e “diritti umani”. Anche se non sapete il norvegese, potete capire il titolo che parla di “rivoluzione in Cina”. Se, però, esaminate i cartelli verdi e sapete il cinese, riconoscerete la parola “Taiwan” e gli slogan dei partiti politici sugli striscioni, con delle scritte che indicano che si tratta di una manifestazione politica a favore del Partito Progressista Democratico a Taiwan. Tuttavia, è stato preso in prestito dai nostri colossi media e diffuso a livello mondiale come prova delle violente dimostrazioni politiche in Cina.
Questo è tratto da un articolo dell’Ireland Independent del 20 febbraio 2011, in cui leggiamo che le persone stanno urlando “Vogliamo cibo, vogliamo lavoro”, tutti slogan che mettono in risalto le “comuni lamentele” dei “cinesi comuni”. Secondo l’Associated Press, la foto mostra “le autorità cinesi che reprimono gli attivisti durante le proteste che invocavano la ‘rivoluzione dei gelsomini’”. Sfortunatamente, questa foto della Reuters è stata scattata in una dimostrazione anti-giapponese nella città di Lanzhou, nella provincia del Gansu, il 24 dicembre 2010.
Mi dicono che sia stata la CNN a ritagliare questa foto da un articolo del Liberty Times di Taiwan per mostrare una prova ulteriore del fatto che i cinesi stessero manifestando nelle strade urlando “vogliamo cibo, vogliamo lavoro”. Ma la foto era di una fiera del lavoro di Shenzen di più di un anno prima, e chi sa il cinese capisce che sui cartelli ci sono scritte frasi tipo “cerchiamo lavoratori” e “oggi assumiamo personale”. Ma la foto era “editorialmente attinente” alla storia inventata e pochi americani ed europei conoscono il cinese.
Questa è una delle mie preferite. Per capire il contesto, dovete sapere che le temperature invernali di Pechino non sono così basse come quelle di Inuvik, ma non sono esattamente neanche quelle di Tahiti.
L’articolo è di un giornale tedesco, e raccontava la storia dei disordini interni alla Cina, con una foto della presunta repressione da parte della polizia di una manifestazione a Pechino di fronte al McDonald’s di Wangfujing, alla fine del febbraio 2011. Sfortunatamente, hanno tagliato la foto e quindi non possiamo vedere le parti migliori dei manifestanti “pestati a sangue”. Se però la esaminiamo, notiamo alcune cose strane. Per prima cosa, i poliziotti indossano delle maglie a maniche corte e, se guardiamo sullo sfondo, vediamo erba verde, bei fiori e alberi tropicali. A Pechino, in pieno inverno? Improbabile. In realtà, la foto ritrae alcune giovani reclute della polizia mentre si addestrano sui disordini pubblici in un parcheggio vicino alla stazione di polizia a Nanjing, nell’estate 2005. Ma ancora una volta, era editorialmente attinente.
Un’omissione è comunque una bugia
Praticamente ogni articolo che appare sui media occidentali e parla della Cina è così falso o così distorto dalla manipolazione dei fatti e/o dall’omissione di dettagli fondamentali, da dare ai lettori disinformati una percezione che è diametralmente opposta alla verità. Questo vale non solo per la Cina ma per tutte le nazioni nell’attuale lista dell’“Asse del Male”.
Nella Parte 1 di questa serie di miei contributi, ho parlato di articoli basati sull’opinione che contengono poche verità e molte bugie, articoli che non forniscono alcun dettaglio, e che omettono dettagli fondamentali. Ho scritto che possono essere difficili da identificare senza che facciate delle ricerche per vostro conto e che vi avrei fornito alcuni esempi. Eccone due.
Cina: bullismo per il benessere
Inizierò da John Bussey, editore associato americano del The Wall Street Journal e anche commentatore a Fox News. Con l’articolo sul Wall Street intitolato “Cina: bullismo per il benessere” (3), Bussey ha vinto il premio Nobel per cronaca falsa e non professionale (sembra che il The Wall Street Journal abbia cancellato questo articolo, ma è stato archiviato in altri siti ed è ancora disponibile). Di seguito trovate una parte del suo articolo:
“Guardare una Cina che questa settimana prevarica i negozi Wal-Mart (e guardare Wal-Mart prostrarsi sotto questi colpi) è un imbarazzante promemoria di un semplice fatto: la Cina, il maggior mercato mondiale in più rapida crescita, ha il sopravvento sugli affari degli Stati Uniti. Con la sua serie di barriere protezionistiche, con un debole stato di diritto e un mercato che è come il canto delle sirene, eventi come questi sono inevitabili. Nei negozi dell’azienda nella città di Chongqing il maiale non biologico è stato etichettato come “biologico”. Questo è stato l’errore. Il maiale era comunque buono. Approfittando di questo errore in un momento in cui l’inflazione è un tasto dolente in Cina, i funzionari hanno accusato Wal-Mart di aver ingannato i clienti applicando dei prezzi maggiorati a una carne normale. Hanno multato l’azienda, chiuso tutti i suoi 13 negozi Wal-Mart nella città e arrestato un certo numero di impiegati della Wal-Mart. La vicenda ha avuto larga diffusione sui media nazionali. E’ difficile o impossibile fare ricorso nella Cina autoritaria quando qualcosa del genere capita a una azienda americana. Non ci sono tribunali regolari. Come molte altre aziende americane che non si conformano ai sentimenti nazionalisti della Cina, Wal-Mart può solo implorare il perdono. Ha quasi 350 negozi in Cina, con un ricavo di 7,5 miliardi di dollari. Wal-Mart si è quindi inginocchiata”. Concludeva con una incredibile dichiarazione, citando abilmente un (inesistente) “dirigente americano a Pechino che osserva questi fatti” che, apparentemente, aveva detto che Wal-Mart faceva molto di più delle aziende cinesi “per garantire la sicurezza della fornitura nazionale di cibo”.
Dovremmo essere tutti dispiaciuti per Wal-Mart, che in Cina ha ricavi di soli 7,5 miliardi di dollari, ma abbiamo una domanda su come la Cina, con un debole stato di diritto, possa contemporaneamente far rispettare quelle deboli leggi tanto da far cadere in ginocchio dei giganti internazionali.
La storia di Bussey non è esattamente come dice. In Cina Wal-Mart è famosa per essere un’azienda criminale: per anni le autorità hanno avuto problemi con Wal-Mart, che sembra continui a violare gran parte delle leggi scritte. Quegli stessi negozi hanno venduto per anni del maiale normale etichettato come biologico, e ogni volta sono stati scoperti e multati con una cifra irrilevante, 8 volte nei soli 7 mesi precedenti. Tanto è vero che, quando gli ispettori stavano uscendo dal negozio con i prodotti illegali confiscati, lo staff di Wal-Mart era già impegnato ad etichettare del maiale ancora più ordinario come biologico. Era solo un gioco, in cui il prezzo al dettaglio era molte volte più alto e i profitti erano così enormi che era di poco conto la seccatura degli ispettori. Ciò che ha cambiato il gioco è stato che questa volta gli ispettori, mentre stavano uscendo dal negozio, hanno sbagliato strada e si sono ritrovati in una cella frigorifera con dentro 75.000 chili di carne di maiale normale etichettata come biologica. E’ stato allora che hanno deciso di averne abbastanza, e hanno arrestato tutti i più alti dirigenti e chiuso i negozi. Ma secondo l’articolo di Bussey sul Wall Street Journal, un impiegato di basso livello ha commesso un “errore” innocente e ha mal etichettato poche confezioni di carne, con le autorità cinesi “nel ruolo del pubblico”. E, ovviamente, poiché la Cina non ha tribunali, Wal-Mart non può far altro che chiedere perdono e inginocchiarsi.
Vale la pena fare attenzione alle bugie associate ad una piccola verità: in Cina non esiste il ricorso, la Cina non ha tribunali regolari, la Cina ha barriere protezionistiche e un debole stato di diritto, Wal-Mart che non è stato punito per truffa massiva ma perché “non si conforma ai sentimenti nazionalisti”. E Wal-Mart stava innocentemente “garantendo la sicurezza della fornitura di cibo della Cina”.
La Cina arresta ancora un altro avvocato dei diritti umani
In un caso simile, i media occidentali hanno vigorosamente riportato fino alla nausea che un avvocato dei diritti umani cinese era stato (ancora una volta) arrestato dal “Partito Comunista Cinese” per, ufficialmente, aver osato essere un avvocato per i diritti umani in Cina. Ma, ancora una volta, non è esattamente così come dicono.
Era vero che in una occasione questo avvocato aveva rappresentato una persona per una rimostranza sul sistema, ma la storia che era stata montata sulla stampa occidentale era che lui era stato ingiustamente incarcerato per aver osato sostenere una sfida contro “l’autoritaria dittatura cinese”. Ho seguito la vicenda da vicino, e solo in un articolo (dei cento che ho letto sulla questione specifica sulla stampa occidentale) c’era anche un riferimento ad una circostanza attenuante. In solo un articolo, l’ultimissima frase menzionava di sfuggita un problema fiscale.
Quel “problema fiscale” era qualcosa di più di un nonnulla. In Cina ci sono diverse classificazioni di ricevute d’acquisto, di cui solo una è utilizzabile per le detrazioni fiscali per le spese aziendali. In molti paesi occidentali, anche uno scontrino di pagamento in contanti può essere utilizzato a tal fine, ma in Cina si deve avere una ricevuta ufficiale che abbia un timbro governativo. Dato che equivalgono ad un credito d’imposta del 25%, queste ricevute sono preziose e talvolta sono oggetto di scambio: se ho delle ricevute fiscali ufficiali che la mia azienda non può usare, te le posso vendere al 10% del valore nominale e tu puoi risparmiare il 15% sulle imposte sul reddito della tua azienda.
Nel caso in questione, questo “avvocato dei diritti umani” e quattro suoi amici (tutti avvocati) gestivano da anni un business di stampa di ricevute fiscali false che venivano vendute ad aziende ignare, per un valore complessivo di 300 milioni di dollari. Tutti e cinque sono stati arrestati ma, secondo i media, (solo) questo primo avvocato era stato imprigionato non dal tribunale ma dal “Partito Comunista” e non per una enorme frode di contraffazione ma per aver difeso i poveri e gli indifesi. Mi è stato riferito che i giornalisti americani avevano frugato nei documenti dei clienti del primo avvocato fino a quando hanno scoperto una questione civile minore che gli avrebbe permesso di classificare quest’uomo come avvocato dei diritti umani, e hanno costruito la loro storia intorno a questo elemento.
I due Michael canadesi: Michael Kovrig e Michael Spavor
C’è poi la curiosa storia dei due canadesi, uno un “ex diplomatico” e l’altro un “uomo d’affari”, entrambi arrestati e imprigionati in Cina per spionaggio (4) (5) (6). Secondo il canadese National Post, entrambi “quando sono stati arrestati erano persone di successo in campi molto diversi”. Inoltre, “quando fu arrestato, Kovrig lavorava a tempo pieno per il Gruppo di crisi internazionale in Asia nord-orientale. Lavorando da Hong Kong, era incaricato di allentare le tensioni tra la Cina e gli stati vicini e di dare una valutazione fresca e indipendente del crescente ruolo della Cina nel mondo…”. Io ho già delle domande.
Il Primo Ministro canadese Justin Trudeau afferma che i due uomini erano “arbitrariamente” detenuti dai Cinesi, probabilmente in rappresaglia a seguito dell’arresto in Canada di Meng Wanzhou di Huawei, il quale è ancora detenuto senza accusa da due anni. La pressione internazionale è stata quasi assordante:
- Più di 220 statisti, politici, ex diplomatici, accademici e direttori di centri di ricerca di 19 paesi hanno pubblicato sul canadese Globe & Mail un appello al Presidente cinese Xi per la liberazione di Michael Kovrig e Michael Spavor.
- Il 10 marzo, quindici leader di think tank sulla politica estera americana, organizzazioni di difesa indipendenti e istituti di ricerca accademici hanno rilasciato un comunicato congiunto per il rilascio immediato di Kovrig.
- Un’altra lettera aperta di 60 studiosi e analisti australiani chiedeva al governo australiano di sostenere, senza ulteriori indugi, la richiesta del Canada di rilasciare immediatamente i due detenuti.
- I direttori di sei istituzioni politiche con sede a Berlino hanno affermato in una dichiarazione congiunta…
Nessuno fa tanto rumore senza avere un potente interesse acquisito nel proteggere i propri “beni”.
Dato che era un caso di spionaggio, sono stati resi pubblici pochi dettagli, ma con un po’ di ricerca e un po’ di logica si può compensare la mancanza di fatti concreti. Prima cosa, notate la contestualizzazione: Kovrig non è mai stato un diplomatico ma è stato invece un provocatore consolare di basso livello che agiva tra Cina e Hong Kong, attirando l’attenzione delle autorità per “attività non in linea con il ruolo dichiarato di lavoro”. Secondo, Kovrig ha preso un’improvvisa aspettativa volontaria per spostarsi al Gruppo di crisi internazionale a Hong Kong, molto probabilmente per avere molta più libertà di movimento e certamente con la complicità del Governo canadese. Questo Gruppo si autodefinisce un’organizzazione non governativa con sede a Bruxelles che “opera per costruire un mondo più pacifico” ed evitare crisi internazionali ma, di fatto, cerca di provocarle, essendo una specie di società per rivoluzioni colorate finanziata dai Governi occidentali e da persone con George Soros, mascherata da organizzazione per la pace nel mondo.
E poi, perché un membro di basso livello dello staff del Consolato canadese con assolutamente nessuna qualifica di quel livello dovrebbe essere incaricato (dagli Americani) di “allentare le tensioni tra Washington e Pyongyang”? Specialmente quando Washington sta contemporaneamente inasprendo quelle stesse tensioni. E’ stato anche incaricato di “allentare le tensioni tra Cina e Stati vicini”, secondo quanto si legge sul sito dell’organizzazione. Suona più come un lavoro per Superman, invece che per un diplomatico. Chi potrebbe mai credere che l’attività di quest’uomo, sebbene pagato dagli Stati Uniti e dal nostro Stato Profondo europeo, sia quella di allentare le tensioni tra la Cina e i suoi vicini quando è più che chiaro che il loro unico intento sia quello di creare più tensione sia umanamente possibile.
Spavor viene descritto come “un uomo d’affari con profondi legami con la Corea del Nord”, concentrato sull’apertura di legami internazionali con il paese peninsulare e sul cercare di promuovere una maggiore “pace, amicizia e comprensione” con la Corea del Nord. Sicuramente non c’è nessuno in nessuna parte del mondo che potrebbe credere ad una storia simile, a parte i canadesi.
Come ho detto, sono emersi pochissimi fatti su questo caso, a parte che le udienze e i processi che sono stati pesantemente riservati, senza l’ammissione di alcun rappresentante consolare o legale straniero. E’ tipico di tutti i casi che di fatto riguardano lo spionaggio: nessun governo invita il nemico in un’aula di tribunale in cui vengono resi noti tutti i dettagli della situazione. Ma è trapelato un piccolo dettaglio, cioè il fatto che parte della “ricerca” di Spavor prevedeva di avvolgere con plastica e gomma alcuni cellulari, e di seppellirli alla base di uno specifico albero sulla sponda di un piccolo fiume che segna il confine tra Cina e Corea del Nord. Quel tipo di attività di ricerca potrebbe sollevare interrogativi in ogni paese. Questi due uomini lavoravano sicuramente nella stessa squadra, fornendosi reciprocamente informazioni riservate e, quasi certamente, lavoravano su un qualche complotto per causare un’altra esplosione tra le due Coree, che avrebbe alla fine permesso agli Stati Uniti di ammassare armi e truppe direttamente ai confini con la Cina. E, chiaramente, con la complicità del Governo canadese che non è così casto come immaginano i canadesi e il resto del mondo.
Ho quasi 1000 storie di questo tipo nel mio archivio, abbastanza per riempire un grosso libro, e tutte riprovevolmente false per come vengono presentate. Quando gli Occidentali seguono solo una dieta di articoli giornalieri come questo, che gli vengono presentati dai loro media più fidati, com’è possibile per chiunque capire con precisione qualcosa sulla Cina?
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Gli scritti di Larry Romanoff [in inglese] sono stati tradotti in più di 32 lingue e i suoi articoli sono stati pubblicati su oltre 150 siti web di informazione e politica in lingua straniera di più di 30 paesi, oltre a più di 100 piattaforme in lingua inglese. Larry Romanoff è un consulente aziendale e uomo d’affari in pensione. Ha ricoperto posizioni dirigenziali di alto livello in aziende internazionali di consulenza e ha gestito un’attività di import-export internazionale. È stato professore ospite presso l’Università Fudan di Shanghai, in cui ha presentato dei casi di studio in Affari Internazionali a classi di EMBA di livello superiore. Romanoff vive a Shanghai e attualmente sta scrivendo una serie di dieci libri per lo più legati alla Cina e all’Occidente. E’ uno degli autori della nuova antologia di Cynthia McKinney “When China sneezes” [“Quando la Cina starnutisce”], capitolo 2 “Dealing with Demons” [in inglese, “Affrontare i demoni”]. Il suo archivio completo può essere consultato su https://www.moonofshanghai.com/ e http://www.bluemoonofshanghai.com/
Può essere contattato a: 2186604556@qq.com
Note [tutti i link sono in inglese]
(1) https://www.moonofshanghai.com/2020/04/tiananmen-square-failure-of-american.html
(2) https://www.theguardian.com/world/2011/feb/27/china-jasmine-revolution-beijing-police
(3) https://muckrack.com/john-bussey
(4) https://www.crisisgroup.org/who-we-are/people/michael-kovrig
(5) https://nationalpost.com/news/canada/who-are-michael-kovrig-and-michael-spavor
(6) https://globalnews.ca/news/4751174/michael-kovrig-arrested-china/
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Articolo di Larry Romanoff pubblicato su The Saker il 13 giugno 2021
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per Saker Italia.
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