Bernays e la propaganda – Il controllo della democrazia
Larry Romanoff, February 21, 2021
Tradotto da Elvia Politi per Saker Italia
Dall’esperienza fatta con la loro formulazione
(manipolazione e controllo della pubblica percezione e opinione attraverso il
Comitato della Pubblica Informazione), in seguito sia Lippman che Bernays
scrissero del loro aperto disprezzo per un “pubblico americano malleabile ed
estremamente mal informato”. (1) Lippman aveva già scritto che il popolo
in una democrazia è semplicemente un “branco confuso” di “sconosciuti ignoranti
e invadenti” (2) che dovrebbero essere mantenuti solo nella condizione di
“spettatori interessati”, ed essere controllati dalla élite del “governo
segreto”. Conclusero che in sistema elettorale multipartitico (una democrazia),
l’opinione pubblica dev’essere “creata da un’intelligenza organizzata” e
“ingegnerizzata da un governo invisibile”, con le persone relegate alla
condizione di osservatori disinformati, una situazione che negli Stati Uniti esiste
senza interruzione da 95 anni. Bernays credeva che solo in pochi possedessero
la conoscenza necessaria del “quadro generale” per essere incaricati di questo
compito sacro, e potersi considerare membri di questi pochi eletti.
“Durante tutta la sua carriera Bernays si è posto in
maniera totalmente cinica rispetto alla manipolazione delle masse. Senza alcun
rispetto per l’importanza personale che hanno per esse aspetti autenticamente
condivisi come valori, aspirazioni, emozioni e convinzioni, per lui le masse
non hanno altro significato al di là del loro utilizzo come strumenti di
qualsivoglia fine commerciale e politico dei suoi committenti”.
Nel suo libro “Propaganda” (3) (3a) (4), Bernays scrive: “E’ stato, ovviamente, il sorprendente successo della propaganda durante la guerra che ha aperto gli occhi dei pochi intelligenti sulle possibilità di irreggimentare la pubblica opinione in tutti gli ambiti della vita. E’ stato del tutto naturale, dopo la fine della guerra, che le persone intelligenti si chiedessero se non fosse possibile applicare una tecnica simile ai problemi della pace. La manipolazione consapevole e intelligente delle abitudini e delle opinioni organizzate delle masse è un elemento importante della società democratica. Coloro che manipolano questo meccanismo invisibile della società costituiscono un governo invisibile, cioè il vero potere di governo del nostro paese”.
Il progetto originario di Bernays era quello di
garantire l’ingresso degli Stati Uniti nella guerra in Europa, ma successivamente
si occupò del consolidamento dei due sistemi gemelli della democrazia elettiva
e del capitalismo senza limitazioni che le élite avevano creato a loro
vantaggio, e della loro difesa rispetto al crescere del malcontento, della
resistenza e dell’opposizione ideologica. Avendo scoperto che il branco
confuso non era così accondiscendente come lui voleva, Bernays rivendicò la
necessità di applicare la “disciplina della scienza” (cioè la psicologia della
propaganda) ai meccanismi della democrazia, in cui i suoi esperti di ingegneria
sociale “avrebbero fornito allo Stato moderno una base su cui si sarebbe
realizzata una nuova stabilità”. Questo era ciò che Lippmann aveva definito
come la necessità di “controllo dell’intelligenza e dell’informazione” in una democrazia,
affermando che la propaganda “ha un ruolo legittimo e auspicabile da giocare
nel nostro sistema democratico”. Entrambi gli autori dipinsero la società
moderna americana come dominata da “un numero relativamente piccolo di persone
che capiscono i processi mentali e gli schemi sociali delle masse”. Per
Bernays, questo era “il risultato logico del modo in cui la nostra società
democratica è organizzata”, senza tener conto che furono innanzitutto i suoi
fautori europei ad averla organizzata in questo modo.
Lippman e Bernays non erano autonomi nella loro
visione distorta della propaganda come “necessità” della democrazia, tanto
quanto non lo erano nel marketing bellico, e si ispiravano con le loro teorie e
istruzioni d’uso ai loro padroni sionisti di Londra. Il sistema elettorale
multi-partitico non fu disegnato e applicato in quanto forma più avanzata di
governo, ma piuttosto perché solo così si avevano maggiori opportunità di
corrompere i politici attraverso il controllo dei soldi, e di manipolare l’opinione
pubblica attraverso il controllo della stampa. Nel suo libro “L’ingegneria
del consenso” (5) (5a), Bernays dichiara senza mezzi termini che
“l’ingegneria del consenso è proprio la vera essenza del processo democratico”.
In altre parole, l’essenza di una democrazia è quella secondo cui poche
“persone invisibili” manipolano il branco confuso per fargli credere di
controllare un sistema trasparente di governo, potendo scegliere uno dei due
candidati pre-selezionati che sono già comprati e pagati da quelle stesse
persone invisibili.
Anche prima della guerra, il “governo segreto” (cioè
i manovratori europei di Lippman e Bernays) aveva pienamente approvato la
possibilità di un controllo della popolazione su larga scala, e aveva
sviluppato delle proprie ambizioni di vasta portata in termini di “controllo
della democrazia”, utilizzando ancora una volta il governo americano come
strumento. Il loro interesse non era limitato alla sola popolazione americana,
ma si era velocemente allargato a gran parte del mondo occidentale. Con Lippman
e Bernays come loro agenti, queste persone invisibili usavano il governo
americano per applicare i principi di Bernays alle nazioni di tutto il mondo, a
cui si sono aggiunti l’Operazione Mockingbird della CIA
(6) (7) (8) (9) (10), Voice of America (11) (12), Radio
Free Europe e Radio Free Asia, Radio Liberty e
molti altri strumenti per la manipolazione della percezione e delle idee delle
persone in dozzine di nazioni. Il Dipartimento di Stato americano, ormai
completamente a favore, affermava che “la propaganda all’estero è
indispensabile” per ciò che definiva “gestione della pubblica informazione”.
Riconosceva anche la necessità della segretezza assoluta, affermando che “se
gli Americani dovessero mai immaginare che la potente macchina della propaganda
stava lavorando su di loro, il risultato sarebbe stato un disastro”. Ma la
potente macchina della propaganda stava realmente lavorando su di loro, e ha
continuato a farlo ad un livello che avrebbe impressionato persino Bernays.
La storia della propaganda e del suo utilizzo nella
manipolazione e nel controllo della pubblica opinione negli Stati Uniti (e
nelle democrazie occidentali, in genere), è una lunga storia che coinvolge
molti eventi apparentemente disparati e non collegati tra loro. Un grande
momento di crisi per il controllo della democrazia americana da parte delle
élite è stata la guerra in Vietnam, l’unico periodo nella storia in cui gli
Americani hanno avuto un’accurata copertura mediatica di ciò che il loro
governo stava realmente facendo in un altro paese. A causa delle terribili
rivelazioni sulle torture e sulla brutalità degli Americani, le proteste
pubbliche furono così diffuse che gli Stati Uniti si trovarono sull’orlo
dell’anarchia, e divennero quasi ingovernabili. Gli Americani strappavano i
fogli di arruolamento e scappavano in Canada per evitare il servizio militare;
le strade e i campus universitari furono sommersi di proteste e rivolte, almeno
fino a quando Nixon ordinò di sparare alla schiena degli studenti (13) (14)
(15). Successe nel 1970, ma nel 1971 Daniel Ellsberg rubò i Pentagon
Papers [documenti top-secret del Dipartimento della Difesa degli
Stati Uniti] dalla RAND Corporation, in cui lavorava, e li fece
trapelare ai media: fu l’inizio della fine. Dopo la ricaduta politica e le
dimissioni di Nixon, il governo segreto di Bernays andò in sovraccarico, e il
panorama politico americano cambiò per sempre.
Una parte importante di questo “sovraccarico
democratico” è stata la quasi immediata creazione nel luglio del 1973 del think
tank “Trilateral Commission”[Commissione Trilaterale],
da parte di David Rockefeller, dei Rothschild e di alcuni “privati cittadini”
(16). A quel tempo, Rockefeller era presidente del Council on Foreign
Relations dei Rothschild e presidente della Chase Manhattan Bank
controllata dai Rothschild. Uno dei
co-fondatori è stato Zbigniew Brzezinski, ex consigliere per la politica estera
di Obama. La necessità della formazione di questo gruppo è stata ufficialmente
attribuita alla crisi petrolifera in Medio Oriente: loro però si concentravano
su una crisi molto più importante, quella della democrazia, che stava mostrando
chiari segnali di procedere in una direzione in cui nessuno doveva andare. In
quel periodo, con un minimo di libertà di stampa rimasta, il Washington
Post pubblicò un articolo intitolato “Attenzione alla Commissione
Trilaterale” (17). Oggi non lo rifarebbero: ogni critica alla Commissione
viene ufficialmente classificata dal governo americano come “teoria del
complotto” (18). Non sono riuscito a trovare alcun rapporto della Commissione
Trilaterale sulla crisi petrolifera del Medio Oriente; da quanto sembra, il
loro primo importante rapporto, pubblicato dalla New York University nel 1975
solo due anni dopo la sua formazione, era intitolato “La crisi della
democrazia” (19) (20), in cui uno dei principali autori era un professore di
Harvard di nome Samuel Huntington.
Nel documento, Huntington affermava che “gli anni
’60 sono stati testimoni di un incremento di fervore democratico in America”,
con un allarmante aumento di cittadini che partecipavano a marce, proteste e
dimostrazioni, tutte prove di “una riaffermazione dell’uguaglianza come
obiettivo della vita sociale, economica e politica”, essendo l’uguaglianza un
qualcosa che nessuna democrazia può permettersi. Ha affermato che “l’essenza
dell’ondata democratica degli anni ’60 è stata una sfida generale agli attuali
sistemi di autorità esistenti, sia pubblici che privati. In un modo o
nell’altro, si è manifestata nella famiglia, nell’università, negli affari,
nelle associazioni pubbliche e private, nella politica, nella burocrazia governativa
e nelle forze armate”.
Huntington, che durante la guerra in Vietnam era
stato consulente per la propaganda del governo americano, si lamentava anche
che le persone comuni non consideravano più le élite e i banchieri come
superiori, e non si sentivano molto in obbligo o in dovere di obbedire. Non
dobbiamo leggere molto tra le righe per capire qual era la sua vera
rimostranza: le ricche élite, quelle del governo segreto, stavano subendo un
crescente attacco pubblico a causa delle rivelazioni sui grandi abusi della
loro ricchezza e del loro potere. Non erano più ammirate e rispettate, nemmeno
particolarmente temute, ma erano invece sempre più disprezzate. Le persone
avevano anche perso fiducia nel loro governo a causa della consapevolezza
dell’estesa infiltrazione di “astuti operatori” alla Casa Bianca e al
Congresso, il che portava, secondo le parole di Huntington, “a un declino
dell’autorità, dello status, dell’influenza e dell’efficacia della presidenza”.
Huntington concluse che gli Stati Uniti stavano
soffrendo di un “eccesso di democrazia”: scrisse che “un efficace
funzionamento di un sistema politico democratico ha di solito bisogno di apatia
e di assenza di impegno”, e dichiarò che questo era un punto cruciale
perché erano proprio queste caratteristiche del pubblico che “permettevano alla
democrazia di funzionare in maniera efficace”. Coerentemente alle sue radici
razziste, identifica “i Neri” come uno di quei gruppi che stavano diventando
“troppo democratici” e rappresentavano un pericolo per il sistema politico.
Concluse la sua relazione affermando che “la vulnerabilità della democrazia,
fondamentalmente la ‘crisi della democrazia’”, sembrava derivare da una società
che stava diventando istruita ed era partecipativa, e che la nazione aveva bisogno
“di una esistenza più equilibrata” con ciò che lui chiamava “opportuni limiti
all’ampliamento della democrazia politica”. In altre parole, la vera
crisi della democrazia consisteva nel fatto che le persone stavano cominciando
a credere nel concetto di “governo del popolo e per il popolo”, non stavano
solo diventando veramente coinvolte ma stavano cominciando ad odiare e a non
obbedire agli ordini di quelli che dovevano governare il paese esclusivamente
per il proprio tornaconto finanziario e politico. Ovviamente, la soluzione era
costruire una situazione sociale con meno educazione e democrazia, e più
autorità da parte del governo segreto delle élite.
La democrazia, secondo Huntington, consisteva
nell’apparenza ma non nella sostanza, un costrutto con cui le astute élite
selezionavano i candidati per cui le persone potevano fingere di votare, ma che
sarebbero state controllate (e dovevano obbedire) dai loro padroni. Avendo così
partecipato alla “democrazia”, ci si aspetta che le persone tornino al loro stato
normale di apatia e di assenza di partecipazione.
In un articolo, Noam Chomsky ha anche osservato che
nell’attivismo studentesco degli anni ’60 e dei primi anni ’70 la nazione
rischiava evidentemente di diventare troppo istruita, creando la “crisi di democrazia”
della Commissione Trilaterale. In altre parole, l’ignoranza necessaria per il
mantenimento di un sistema di governo multipartitico rischiava di essere minato
dagli studenti, che stavano di fatto imparando cose che il governo segreto di
Bernays non voleva che imparassero. “In un rapporto la Commissione denunciava
l’attenzione verso ciò che definiva ‘gruppi di interesse speciale’”, come
donne, lavoratori e studenti, i quali cercavano di ottenere dei diritti
all’interno dell’arena politica che erano chiaramente “contro l’interesse
nazionale” (di quell’ 1% al vertice). La Commissione dichiarò di essere
particolarmente preoccupata delle scuole e delle università che non stavano
facendo il loro lavoro di “indottrinare adeguatamente i giovani”, e che “noi dobbiamo
avere maggiore moderazione in democrazia”. Da lì la direzione era chiara: ora i
giovani americani sarebbero stati “adeguatamente indottrinati” sia dal sistema
della pubblica istruzione sia dalle università, in modo da diventare “più
moderati”, più ignoranti e, soprattutto, per evitare di pretendere cose come
l’uguaglianza sociale e i diritti dei lavoratori che erano così chiaramente
contro l’“interesse nazionale” delle élite e del loro “governo segreto”. Prima
di Huntington e dell’attivismo studentesco degli anni ’60, abbiamo avuto un
altro rinomato esperto di propaganda, politica e fascismo, nella persona di un
altro ebreo americano, Harold Lasswell, che è stato mirabilmente descritto come
“un eminente scienziato politico e teorico della comunicazione americano,
specializzato nell’analisi della propaganda”, e con dichiarazioni che vogliono
Lasswell “annoverato tra la mezza dozzina di creativi innovatori nelle scienze
sociali del XX secolo”. Il suo biografo Almond ha affermato risolutamente che
“pochi metterebbero in dubbio che [Lasswell] sia stato il più originale e
produttivo scienziato politico del suo tempo” (21). Davvero grandi elogi, che
ricordano quelli fatti a Lippman e Bernays (e per le stesse ragioni).
Anche in precedenza, alla fine degli anni ’30 e
all’inizio dei ’40, l’Università di Chicago aveva tenuto una serie di seminari
segreti sulla “comunicazione”, finanziati dalla Fondazione Rockefeller, che
prevedevano la partecipazione dei più eminenti ricercatori nel campo “della
comunicazione e della sociologia”, uno dei quali era Lasswell. Come Lippman e
Bernays prima di lui e Huntingon (e altri) dopo, Lasswell era dell’opinione che
la democrazia non si può auto-sostenere senza una élite accreditata che
modella, plasma e controlla la pubblica opinione attraverso la propaganda.
Affermava che se le élite non avevano la forza necessaria per obbligare le
masse all’obbedienza, allora i “manager sociali” dovevano fare affidamento su
“una tecnica completamente nuova di controllo, in gran parte attraverso la
propaganda”, a causa “dell’ignoranza e della superstizione delle masse”;
dichiarava che la società non dovrebbe soccombere al “dogmatismo
democratico sugli uomini che sono i migliori giudici dei propri
interessi” perché non lo sono, inoltre “i migliori giudici sono le élite a cui
devono, quindi, essere assicurati i mezzi per imporre la loro volontà, per il
bene comune”. La Rockefeller, altre fondazioni e think-tank stanno
lentamente mettendo in pratica il suo consiglio ormai da quasi 100 anni.
Tra i molti risultati del lavoro di Lippman e di
Bernays c’era la sussunzione, di inizialmente l’Esecutivo e alla fine anche del
Legislativo, e del governo degli Sati Uniti, in un piano globale di banchieri
europei e americani e dei loro interessi corporativi e politici americani. Oggi
parliamo apertamente di una Casa Bianca e di un Congresso americano controllati
in maniera schiacciante dalla lobby ebraica e dalle loro aziende
multinazionali, ma il seme di questa foresta è stato piantato 100 anni fa.
All’inizio del 1900 avevamo un governo già saldamente sotto la potente
influenza (e di fatto controllato) da ciò che Bernays chiamava il “governo
segreto”, e che era controllato praticamente allo stesso modo del gregge
pubblico disorientato. Nel 1912 durante la sua campagna elettorale per le
presidenziali, Theodore Roosvelt disse che “dietro il governo visibile c’è
un governo invisibile su un trono che non deve lealtà a popolo e non riconosce
alcuna responsabilità” (22) e affermò che era necessario distruggere questo
governo invisibile e cancellare la corrotta unione di affari e politica. Di
nuovo Roosevelt: “Era naturale e forse umano che i prìncipi privilegiati di
queste nuove dinastie economiche, assetate di potere, raggiungessero il
controllo del governo stesso. Hanno creato un nuovo dispotismo e lo hanno
avvolto nei panni del riconoscimento legale. Un piccolo gruppo ha concentrato
nelle sue mani un controllo quasi completo della proprietà di altre persone,
dei soldi di altre persone, del lavoro di altre persone e delle vite di altre
persone. Per troppi di noi, la vita non è stata più libera e la libertà non più
reale, gli uomini non hanno più potuto seguire la ricerca della felicità.
Questi monarchi dell’economia si lamentano che noi cerchiamo di rovesciare le
istituzioni dell’America. Ciò di cui si lamentano in realtà è che
noi cerchiamo di portargli via il potere”.
Arthur Miller scrisse che “coloro che formalmente
governano, ricevono segnali e comandi non dall’elettorato come organismo, ma da
un piccolo gruppo di uomini. Esiste, anche se viene negata la sua esistenza, e
questo è uno dei segreti dell’ordine sociale americano e non deve essere messo
in discussione”. E come ci ha detto Baudelaire “il miglior inganno del
diavolo è convincerti che lui non esiste”. La verità si può vedere ovunque
ma in pochi vogliono vederla.
Tornando a Bernays, alla sua propaganda per salvare
la democrazia e alle versioni formulate dai suoi eredi, c’erano due correnti
combinate in quell’ambito. La più importante affermava che i banchieri e gli
industriali (in gran parte stranieri) dovessero riprendere il pieno controllo
del governo americano, specialmente i settori economici, e il primo passo era
ripristinare l’allentato controllo degli stessi partiti politici e degli
esponenti che li componevano. C’è un interessante documento cinese che descrive
con precisione la profonda influenza ebraica nel governo americano dell’epoca.
In esso si legge: “Il Partito Democratico appartiene alla famiglia Morgan e
quello Repubblicano alla famiglia Rockefeller. I Rockefeller e i Morgan,
comunque, appartenevano ai Rotschild” (23). Furono quindi necessari nuovi e
ampi sforzi per riguadagnare il controllo sociale e politico della popolazione.
Ciò di cui avevano bisogno era un vaccino, non per proteggere gli Americani ma
per infettarli con una malattia incurabile, dal piacevole nome di
“democratizzazione” ma che sarebbe più facilmente riconoscibile come
zombificazione. Ci sono riusciti.
In Occidente la democrazia è sempre stata promossa
come la più perfetta forma di governo ma, sotto l’influenza di un’enorme
campagna di propaganda, ha subito preso la forma di apice dell’evoluzione
dell’umanità illuminata, certamente nelle menti degli Americani, e in Occidente
in generale. Dato che un sistema elettorale multi-partitico costituiva il
sostegno del controllo esterno (e straniero) del governo americano, era
obbligatorio iniettare questa finzione direttamente nella psiche americana. Lo
hanno fatto fino al punto che oggi la “democrazia”, con i suoi mille
significati, equivale ad un passo della Bibbia, un messaggio di Dio che per
propria natura non può essere messo in discussione. Bernays e i suoi sono stati
l’origine della profonda, persistente (e palesemente falsa) convinzione di ogni
cuore americano che la democrazia è un “valore universale”. Uno dei miti più
insensati e tenaci che queste persone hanno creato è stata la favola che tutte
le persone si evolvevano verso la perfezione e l’illuminazione, che il DNA
sarebbe cambiato e avrebbero sviluppato un desiderio divino, forse genetico,
per un sistema politico multi-partitico. Questa convinzione è del tutto priva
di senso, non è sostenuta da un briciolo di prova storica o di altro tipo, uno
sciocco mito creato per illudere ulteriormente il branco confuso.
Era necessario fare molto di più in termini di
controllo sociale. Quando Regan sostituì Carter nel 1980, tutti gli ingranaggi
si stavano muovendo per privare i cittadini americani di ogni cosa, tranne che
della loro ormai tanto amata “democrazia”. L’attacco di Regan al pubblico
americano fu del tutto frontale, con Volcker alla FED che faceva precipitare
gli Stati Uniti in una delle recessioni più violente della storia, che ha
causato la riduzione dei salari e del possesso di immobili, la distruzione dei
beni personali accumulati in una vita, il drastico aumento della
disoccupazione, l’eliminazione quasi totale dei sindacati dei lavoratori, e che
ha reso tutta la nazione politicamente sottomessa dalla paura. E’ interessante
notare che la loro preziosa democrazia li stava impoverendo e rendendo
impotenti: più il pubblico americano ci si aggrappava con forza, meno
conservavano un qualche desiderio di uguaglianza sperando semplicemente di
sopravvivere. Gli otto anni di presidenza Regan sono stati tra i più brutali
della storia americana ma, grazie al potere della propaganda e la favorevole
accondiscendenza dei mass media, gli Americani non capivano che cosa gli stesse
succedendo. La lezione degli anni ’70 e della guerra in Vietnam erano state ben
imparate e le “persone invisibili” di Bernays rivendicarono gli Stati Uniti
come una colonia (sia il governo che il popolo), la colonizzazione
intelligentemente “ingegnerizzata da un governo invisibile”.
La natura totalmente machiavellica di questa
propaganda (il suo reale intento e i suoi risultati) non saranno immediatamente
chiari ai lettori di questo breve saggio; il prossimo di questa breve serie
(una descrizione dell’ulteriore trasformazione dei metodi di propaganda di
Bernays sull’educazione e il commercio) colmerà molti vuoti e permetterà ai
lettori di unire più puntini e ottenere un’immagine più chiara di tutto il
panorama.
*
Introduzione “If America
Dissolves…” [in inglese] https://thesaker.is/if-america-dissolves/
Bernays e la propaganda (parte 1 di 5) http://sakeritalia.it/attualita/bernays-e-la-propaganda/
Bernays e la propaganda
(parte 2 di 5) “The Marketing of War” [in inglese] https://thesaker.is/bernays-and-propaganda-the-marketing-of-war/
—
Gli scritti di Romanoff sono
stati tradotti in 28 lingue e i suoi articoli sono stati pubblicati su oltre
150 siti web di informazione e politica in lingua straniera in più di 30 paesi,
oltre a più di 100 piattaforme in lingua inglese. Larry Romanoff è un
consulente aziendale in pensione e uomo d’affari. Ha ricoperto posizioni dirigenziali di alto livello
in aziende internazionali di consulenza e ha gestito un’attività di
import-export internazionale. È stato professore ospite presso l’Università
Fudan di Shanghai, in cui ha presentato dei casi di studio in Affari
Internazionali a classi di EMBA di livello superiore. Romanoff vive a Shanghai
e attualmente sta scrivendo una serie di dieci libri per lo più legati alla
Cina e all’Occidente. E’ uno degli autori della nuova antologia di Cynthia
McKinney “When China sneezes” [“Quando la Cina starnutisce”].
Il suo archivio completo può essere consultato su https://www.moonofshanghai.com/
e http://www.bluemoonofshanghai.com/
Può essere contattato a: 2186604556@qq.com
Note [tutti i link sono in inglese]
(1) https://alethonews.com/2012/07/31/progressive-journalisms-legacy-of-deceit/
(2) http://thirdworldtraveler.com/Chomsky/MediaControl_excerpts.html
(3) https://www.amazon.com/Propaganda-Edward-Bernays/dp/0970312598
(3a) https://www.voltairenet.org/IMG/pdf/Bernays_Propaganda_in_english_.pdf
(4) https://archive.org/details/BernaysPropaganda
(5) https://www.amazon.com/Engineering-Consent-Edward-L-Bernays/dp/B0007DOM5E
(5a) https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/1/1b/The_Engineering_of_Consent_%28essay%29.pdf
(6) https://www.thedailybeast.com/how-the-cia-paid-and-threatened-journalists-to-do-its-work
(7) https://thenewamerican.com/cia-s-mockingbirds-and-ruling-class-journalists/
(8) https://apps.washingtonpost.com/g/documents/local/cia-report-on-project-mockingbird/295/
(9) https://allthatsinteresting.com/operation-mockingbird
(10) https://www.bibliotecapleyades.net/sociopolitica/sociopol_mediacontrol03.htm
(12) L’emittente Voice of America circondava la Cina
da tutti i paesi limitrofi, inclusa una grossa presenza a Hong Kong,
trasmettendo propaganda sediziosa americana in Cina (secondo lo schema di
Bernays) 24 ore su 24, per generazioni. Ha fallito, e alla fine è stata chiusa
nel 2019. Inoltre, quando lo scienziato taiwanese ha identificato i 5 aplotipi
originari del virus Covid-19 e ha provato che avevano avuto origine negli Stati
Uniti, è stata Voice of America ad attaccare online così violentemente l’uomo
da indurlo a chiudere tutti i suoi account social e oscurarsi. Essendo la
democrazia una moneta con una sola faccia, gli Stati Uniti si sono molto
risentiti che Radio China International trasmettesse “programmi filo-Pechino in
più di 30 media americani, molti nelle più grandi città degli Stati
Uniti”. http://chinaplus.cri.cn/opinion/opedblog/23/20181006/192270.html
(15) http://news.cnr.cn/native/gd/20200606/t20200606_525118936.shtml
(16) http://www.antiwar.com/berkman/trilat.html
(18) http://mail.conspiracy-gov.com/the-new-world-order/trilateral-commission/
(19) https://www.trilateral.org/download/doc/crisis_of_democracy.pdf
(21) https://www.nap.edu/read/1000/chapter/10
(23) The Age of Innovation
2013 Issue 6 95-97 pp. 3 of 1003, The database of scientific and technological
journals of Chinese science and technology; http://www.cqvip.com/QK/70988X/201306/46341293.html
***
Articolo di Larry Romanoff
pubblicato su The
Saker il 21 febbraio 2021
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per Saker Italia.
[I commenti in questo formato sono del traduttore]
La redazione di Saker Italia ribadisce il suo
impegno nella lotta anti-mainstream e la sua volontà di animare il dibattito
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per formularle. L’autore è raggiungibile sul link dell’originale presente in
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