Capitan America – L’uomo con due teste
Di Larry Romanoff per il Saker Blog, 20 marzo 2021
Tradotto da Elvia Politi
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Se il precedente saggio intitolato “Se l’America si dissolve…” era l’introduzione alla serie di articoli su Bernays e la Propaganda, questo articolo ne costituisce l’epilogo.
Qui ripercorrerò in breve alcune osservazioni fatte in precedenza al fine di sviluppare un elemento che ha bisogno di una ulteriore trattazione.
Nell’articolo intitolato “La sindrome dell’Utopia” ho citato la teoria di Elizabeth Anderson su ciò che io chiamo “La maschera della propaganda”. Questa teoria afferma che, quando le idee politiche o la “storia ufficiale” divergono troppo dalla realtà, gli ideali o la narrativa ufficiale diventano loro stessi una sorta di maschera che ci impedisce di percepire il divario. Quando la dottrina della propaganda è troppo lontana dalla verità fattuale, le vittime perdono la loro capacità di distinguere la realtà dalla finzione e diventano incapaci di riconoscere la discrepanza tra i loro ideali e le loro azioni o tra le loro convinzione e la verità. Nello stesso articolo ho delineato come gli Americani siano colpevoli di ciò che io definisco la “sindrome dell’utopia”: essi, infatti, non si confrontano con il mondo reale delle loro azioni ma con un qualche standard utopico di ideali che esistono solo nella loro immaginazione, un mondo fatto di fantasie e illusioni distinte dalla realtà. Successivamente, ho trattato la mentalità in bianco e nero che pervade l’America, il risultato della loro cristianità e il lavoro di Bernays, i cui metodi di manipolazione dell’opinione pubblica hanno creato un tipo di mentalità binaria. Bernays ha affermato che un sovraccarico emotivo nella sua propaganda può produrre nelle sue vittime solo una limitata gamma di potenti risposte emotive, forzando il passaggio emotivo in una modalità binaria “on/off”, senza nessun’altra alternativa.
All’interno di questa struttura binaria, è interessante vedere come gli Americani abbiano due approcci rispetto alla loro preziosa democrazia. Da una parte, predicano in modo ottuso e fervente che il loro sistema politico multipartitico è l’apice dello sviluppo evolutivo umano, un valore universale donatogli dal loro Dio che rappresenta i desideri di tutta l’umanità; dall’altra, invece, condannano con veemenza quella stessa democrazia come irrimediabilmente corrotta e ne condannano i politici di cui ci si può fidare meno dei serpenti o di un venditore di macchine usate.
In questo modo, sembra che gli Americani abbiano due cervelli apparentemente scollegati e incapaci di comunicare l’uno con l’altro: un cervello predica con forza la finzione utopica di una bella villa sulla collina, mentre l’altro cervello rigetta con disprezzo la realtà, fatta di fondamenta incrinate, di un tetto con infiltrazioni, di pavimenti sconnessi e impianti difettosi, e così via. Eppure, il proprietario del cervello è apparentemente inconsapevole di queste due realtà correlate e decisamente contradditorie.
Questi modelli comportamentali non sono difficili da capire se consideriamo vero il fatto che davvero gli Americani hanno due cervelli scollegati, non fisicamente ma dal punto di vista mentale. Come tutti gli schizofrenici, gran parte degli Americani mostra ciò che gli esperti chiamano una “spaccatura delle funzioni mentali”, un disturbo mentale caratterizzato dall’incapacità di riconoscere ciò che è reale: il sintomo più comune è il credere a false credenze.
Questa conseguente schizofrenia sembra condividere la scena con una variazione di ciò che viene chiamato “disturbo da personalità multipla”, un “difetto mentale caratterizzato da due distinti e dissociati stati di personalità che controllano in maniera alternata il comportamento di una persona, accompagnato da problemi di memoria non spiegabili come una normale dimenticanza”. Questa combinazione si riassume in: persone che a) hanno convinzioni totalmente false, incapaci di distinguere la realtà dalla finzione, che b) mostrano due distinti ma dissociati e opposti stati mentali, che c) mostrano poca o nessuna sovrapposizione di memoria tra questi due stati.
Per quanto strano possa sembrare, questa è una descrizione degli Americani troppo perfetta per essere una coincidenza irrilevante. Devo ora sottolineare che entrambi questi disturbi mentali vengono diagnosticati molto più di frequente negli Stati Uniti che in qualsiasi altra nazione.
Gli Americani vengono sommersi di propaganda utopica fin dall’infanzia: un ingannevole Nuovo Testamento sovraccaricato di religione ed emozione li indottrina, facendogli credere di avere una superiorità morale donatagli dal loro Dio, e gli fornisce la Maschera della Propaganda con cui non possono più riconoscere l’ampia discrepanza fra i loro ideali e le loro azioni (o le azioni del loro governo). Il loro marchio evangelico di cristianità gli dona la convinzione di essere “buoni” e che siano “buone” anche tutte le loro azioni, sebbene cattive.
Ne consegue che essi si confrontano non con il mondo reale delle loro azioni ma solo con i loro ideali utopici programmati. E’ logico che gli Americani sembrino ciechi difronte a questa netta discrepanza dovuta alla compromissione della memoria quando passano da un personalità all’altra: la spiegazione risiede in Bernays e nell’interruttore “on/off” che controlla i due cervelli. La questione è semplice: entrambi i cervelli (o gli stati della personalità) non possono essere “on” nello stesso momento.
La condizione e i suoi stati sono facilmente osservabili. Durante un discorso privo di minacce, la maggior parte dei cervelli americani può passare allo stato di realtà e riconoscere la democrazia e il capitalismo per ciò che sono, con tutte le piaghe e le vesciche visibili e assolutamente condannate. In questi momenti incustoditi, molti Americani fanno una marea di critiche e condannano moralmente il loro sistema capitalistico, con una comprensione - se non fattuale, almeno intuitiva - del carattere criminale delle loro corporazioni e delle banche, della fondamentalmente ingiusta natura dei loro sistemi legali e giudiziari, così come dei fallimenti del loro tanto decantato sistema democratico multi-partitico.
Sanno benissimo che i loro banchieri di Wall Street sono dei vampiri predatori, che i loro tribunali non perseguono né la legge né la giustizia, che la loro democrazia è irrimediabilmente corrotta e che gran parte dei loro politici e dei dirigenti aziendali dovrebbe stare in prigione. Sono, soprattutto, piuttosto consapevoli delle devastanti ingiustizie del loro sistema capitalistico e sorprendentemente consapevoli dell’inutilità della loro grande “democrazia”. Ci si può sorprendere nel vedere la loro chiarezza di idee e la durezza del loro giudizio su questi fallimenti.
Ma quando viene minacciato su questi fondamentali o quando viene esposto a uno stimolo propagandistico ricco dal punto di vista emotivo e con la possibilità di “sentirsi bene a essere un americano”, il cervello della realtà si spegne e si accende il cervello dell’utopia, e noi veniamo travolti da una ondata religiosa (talvolta spaventosa) di assurdità nazionalistiche. Ho scritto in precedenza che molto di ciò che viene attribuito all’ipocrisia americana può in realtà essere dovuto a un tipo di follia specificamente americana, che potrebbe essere il caso in questione.
Nessun’altra nazione al mondo è stata esposta a un lavaggio del cervello di propaganda politico-religiosa su così larga scala. In America il patriottismo non è né naturale né spontaneo: è stato pianificato, programmato e instillato dalla nascita a tutti gli Americani, almeno quelli bianchi. Talvolta è così folle da essere comico e tendente al ridicolo, ma allo stesso tempo è piuttosto spaventoso. Prendete questo esempio:
L’argomento dei media è che sempre meno Americani comprano gli alberi di Natale e preferiscono quelli artificiali, che danno meno fastidio e sono riutilizzabili. L’industria degli alberi veri avverte una minaccia a lungo termine alla sua sopravvivenza. Qui non c’è politica né religione. Ma questa è l’America e qui le cose sono diverse. Il problema, secondo i media americani, non è il cambiamento dei gusti dei consumatori ma è invece la Cina, in particolare “i finti alberi di Natale cinesi a basso costo”. La Cina sta “minacciando i nostri autentici alberi americani” e, cosa ancora più importante, la Cina sta anche minacciando gli “Americani patriottici” che forniscono gli autentici alberi americani. Gli articoli dei media, quindi, consigliavano a questi Americani minacciati di dimostrare il loro patriottismo e di andare nella foresta per trovare “un albero cresciuto da Dio”. Quando leggete cose del genere, ridete o piangete?
Questa tragica combinazione di grave squilibrio mentale e di spiacevole immaturità emotiva crea un problema esistenziale a questi isterici Americani in età prepuberale. Da un lato, devono obbligatoriamente sentirsi bene per essere americani perché è la loro unica fonte di sostentamento emotivo. Dall’altro, però, il fatto di essere americani non si sostanzia in nulla per far sentire bene qualcuno per qualcosa. Peggio ancora, per loro non è sufficiente sentirsi semplicemente bene con se stessi, ma devono assolutamente sentirsi migliori degli altri, che è la ragione per cui hanno bisogno di un confronto esterno per dar luce alla loro superiorità. Nonostante il loro inesistente eccezionalismo e la loro dichiarata schiacciante superiorità morale, c’è anche una consapevolezza interiore che queste affermazioni sono false: lo testimoniano i loro costanti tentativi di dimostrare quella superiorità che, se fosse reale, sarebbe talmente ovvia da non dover essere dimostrata.
Gli Americani, tuttavia, non hanno nulla di valore che gli sia proprio, non in loro stessi, né nella loro identità nazionale, storia e cultura, quindi compensano denigrando coloro che ne hanno. Ecco perché sono così fortemente inconsapevoli delle loro colpe, dei loro crimini e delle loro atrocità, e si concentrano solo sui peccati degli altri, anche se ne devono creare di immaginari. Questa è in parte la ragione per cui ipocrisia è diventata un termine che definisce gli Americani: non possono permettere che si sgretoli la loro identità nazionale a causa della rivelazione dei loro crimini attuali e storici.
Quando si sovrappone al loro malvagio cristianesimo,
si combina e produce l’immagine, meravigliosamente deformata, che hanno della
loro superiorità morale. Il
risultato finale è una nazione con poca intrinseca autostima e pochi genuini
valori morali, incapace di vedere se stessa come davvero è: vuota,
superficiale, vacua, ignorante, gretta, isterica, invidiosa, aggressiva,
narcisistica e ipocrita.
Questo è ciò che Lippman e Bernays (insieme ai loro maestri europei) hanno fatto al popolo americano: hanno riprogrammato una intera nazione nella stessa maniera brutale che gli Stati Uniti hanno utilizzato nelle Filippine e che la Gran Bretagna ha utilizzato a Hong Kong, in questo caso creando una società intera di consumatori-killer illusi, isterici e profondamente malati con una storia totalmente immaginaria. E’ probabilmente giusto affermare che questi uomini hanno avuto materiale valido e fertile con cui lavorare, ma dobbiamo tuttavia attribuirgli il merito dovuto: gli Americani sono sempre stati razzisti e violenti ma sono stati Lippman e Bernays che li hanno trasformati in serial killer che festeggiano per i loro “spiaccicamenti” afghani (1) sui media nazionali. Ed è stato in questo fertile e malvagio terreno che i presidenti, i segretari di stato e della difesa degli Stati Uniti, sono rigogliosamente germogliati per dar vita alla più lunga serie di assassini e genocidi psicopatici della storia. La democrazia non ha mai avuto una chance.
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Nota
(1) Per chi non lo sapesse, un “bug splat” [traducibile gergalmente con “spiaccicamento” n.d.t.] è sia il rumore che il risultato di un grande insetto, tipo una cavalletta, che colpisce il parabrezza di un’auto ad alta velocità. In Afghanistan gli Americani erano noti per sparare ai bambini (di solito alla testa) con armi ad alta potenza e si riferivano al suono che ne risultava con l’espressione “bug splat”.
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Gli scritti di Romanoff sono stati tradotti in 32 lingue e i suoi articoli sono stati pubblicati su più di 150 siti web di notizie e politica in lingua straniera in più di 30 paesi, oltre a più di 100 piattaforme in lingua inglese. Larry Romanoff è un consulente aziendale in pensione e un uomo d’affari. Ha ricoperto posizioni dirigenziali senior in società di consulenza internazionali e possedeva un’attività di import-export internazionale. È stato professore in visita presso la Fudan University di Shanghai, presentando casi di studio in affari internazionali a classi EMBA senior. Il signor Romanoff vive a Shanghai e attualmente sta scrivendo una serie di dieci libri generalmente legati alla Cina e all’Occidente. È uno degli autori che contribuiscono alla nuova antologia di Cynthia McKinney “When China Sneezes”.
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