La storia segreta dello schiavismo bianco in America
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By MarkusOn 22
Febbraio 2023 15,115
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Il modo migliore per dimenticare la storia è
riscriverla. E, nella riscrittura, cancellare accuratamente i riferimenti a
qualsiasi evento o circostanza storica ritenuta scomoda. Così, i libri di
storia americani tacciono totalmente sulla questione degli schiavi bianchi, per
lo più di origine europea, in modo particolare Irlandesi, ma anche Inglesi e
Scozzesi, che venivano rapiti o comunque deportati con la forza negli Stati
Uniti come manodopera in stato di schiavitù. In realtà, un esame della
documentazione disponibile indica che, nelle Americhe, la schiavitù bianca era
stata un’operazione molto più estesa di quella che aveva interessato la tratta
dei Neri, e i numeri potrebbero essere gravemente sottostimati [1].
Diversi autori hanno affermato, e io ho visto
resoconti apparentemente credibili, che gli schiavi bianchi in America erano
più numerosi di quelli neri. Nel suo libro They Were White and They
Were Slaves[2],
Michael Hoffman ha scritto:
“La schiavitù nera era stata instaurata in modo efficiente nell’America
coloniale perché gli schiavi neri erano governati, organizzati e controllati
dalle strutture e dall’organizzazione precedentemente utilizzate per
schiavizzare e controllare i Bianchi. Gli schiavi neri erano
arrivati in un secondo tempo, ed erano stati inseriti in un sistema già
sviluppato.”,
La nuova nazione aveva bisogno di manodopera a basso
costo, perché i coloni stavano sterminando gli abitanti di un grande Paese e si
stavano impossessando delle terre, ma non avevano la manodopera per
svilupparle. Gli schiavi bianchi erano più importanti dei neri, sia per il
numero che per una questione economica. Un proprietario di schiavi bianchi, il
piantatore della Virginia John Pory, aveva affermato che erano gli schiavi
bianchi (non quelli neri) la “principale ricchezza” della nazione. Era stato in
gran parte grazie alla stragrande maggioranza di schiavi bianchi che l’America
aveva costruito le basi della sua ricchezza, perché la schiavitù era
esclusivamente una questione di economia e di profitto. Il capitalismo
americano è stato ferocemente predatorio fin dalla nascita. Un testimone
oculare del rapimento in massa dei Bianchi poveri aveva stimato che, solo in
base alle sue conoscenze personali, almeno 10.000 persone venivano vendute in
schiavitù ogni anno da tutta la Gran Bretagna, e questo da circa due secoli.
Nei testi di storia americana si fa riferimento alla
cosiddetta servitù debitoria (o servitù a contratto), una sorta di “sistema
benignamente paternalistico in base al quale gli immigrati coloniali erano
costretti a lavorare per alcuni anni per ripagare il loro passaggio e poi
passare ad occupazioni più remunerative.” Il mito è che il passaggio
oltreoceano fosse costoso e che i civili britannici ed europei firmassero di
buon grado dei contratti di servitù che li obbligavano a lavorare per alcuni
anni per ripagare il costo del loro passaggio, dopodiché avrebbero ricevuto un
appezzamento di terra e la libertà di perseguire un futuro glorioso nel Nuovo
Mondo. Ma non era così. Ci saranno anche stati alcuni casi di persone che
corrispondevano a questa descrizione, ma erano una minuscola minoranza e le
loro condizioni non erano migliori di quelle degli schiavi. Di fatto, il loro
contratto di lavoro equivaleva, il più delle volte, ad una condanna a vita ai
lavori forzati e a un’esistenza molto breve, se si considerano gli orribili
tassi di mortalità. Esistono testimonianze documentate di detenuti bianchi
che avevano chiesto di essere impiccati in Gran Bretagna piuttosto che essere
mandati in quel gulag che era l’America.
È solo l’élite americana di oggi che presenta una
propaganda insincera e appassionata per attenuare la brutalità [di quella
situazione storica]. Il fatto è che, se questa servitù a contratto fosse stata
davvero lo standard, migliaia di contratti sarebbero sopravvissuti e i nostri
musei ne sarebbero pieni. Non ci sono prove di ciò. Alcuni storici ebrei e
altri simpatizzanti pretendono che questo sistema di servitù debitoria, una sorta
di forma privilegiata di lavoro vincolato, fosse rappresentativo dell’intera
esperienza della schiavitù bianca in America. Ma questa definizione potrebbe
applicarsi solo a coloro che aderivano volontariamente al servizio, e di questi
ce n’erano pochissimi, mentre il contratto d’ingaggio veniva mantenuto solo
come copertura spuria per quella che, in realtà, era una schiavitù a vita.
Persino i Bianchi si riferivano a se stessi come a schiavi, degradati al pari
degli animali da cortile. Ci sono prove di molti immigrati, speranzosi ma
analfabeti, che erano stati ingannati e indotti a firmare contratti del genere,
ignari del contenuto effettivo dei documenti che li designavano legalmente come
proprietà personale, che poteva essere comprata e venduta, persa o vinta al
gioco o uccisa senza particolari preoccupazioni, come qualsiasi altro animale.
In ogni caso, questi contratti fornivano innumerevoli scuse ai proprietari di
schiavi per prolungare indefinitamente il periodo di servitù, spesso di 7 anni
per i reati più lievi e di 10 o 15 anni per quelli più gravi. Pochi riuscivano
a fuggire.
I mercanti di schiavi si impegnavano in grandi sforzi
per indurre i Bianchi liberi a firmare i contratti di servitù, che li avrebbero
messi in schiavitù “temporanea” con la promessa di 50 acri di terra coltivabile
alla fine del periodo d’affitto, ma questo non era altro che uno spregevole
racket. Le terre promesse venivano affidate al proprietario degli schiavi con
l’intesa che i titoli di proprietà sarebbero passati agli schiavi [al termine
del contratto], ma questi diritti fondiari potevano essere persi per qualsiasi
motivo, compresa la pigrizia, e, in questo caso, i titoli di proprietà venivano
acquisiti dal padrone. Molti proprietari di schiavi acquistavano un gran numero
di questi lavoratori a contratto e inventavano rapidamente scuse per
impadronirsi di tutte le terre loro affidate, a volte con una mazzetta e una
strizzatina d’occhi alle autorità competenti. Certamente, centinaia di migliaia
e probabilmente milioni di acri di terra fertile erano stati sottratti in
questo modo, con molti proprietari di schiavi che si erano ritrovati con enormi
proprietà e grandi ricchezze, ma è proprio per questo che era stato creato un
sistema così “benignamente paternalistico.” La servitù indiretta non è mai
stata altro che un’immensa e crudele frode.
Un autore ha scritto che gli storici mantengono
deliberatamente la falsità secondo cui “laddove i ‘servi’ bianchi
costituivano la maggioranza dei lavoratori servili, essi lavoravano in condizioni
privilegiate o addirittura lussuose, condizioni che erano vietate ai Neri. In
realtà, gli schiavi bianchi si limitavano spesso a svolgere il lavoro sporco e
faticoso nei campi, mentre i Neri e persino gli Indiani lavoravano come
domestici nelle case delle piantagioni.” Un maggiore di nome Mordecai
Manuel Noah, descritto come “il più illustre laico ebreo del suo tempo,”
aveva lodato la schiavitù equiparandola alla libertà. Incredibilmente, aveva
fatto dichiarazioni come questa: “C’è libertà sotto il nome di schiavitù.
Un negro di campagna ha la sua casetta, una moglie e i suoi figli, il suo
facile lavoro, il suo piccolo appezzamento di mais e patate, il suo giardino e
i suoi frutti, che sono il suo reddito e la sua proprietà. Il servo di casa ha
un bel vestito, i suoi pasti lussuosi, la sua privacy garantita, un padrone
gentile e una padrona indulgente e spesso affettuosa.”
David W. Galenson ha scritto un
trattato intitolato “White Slavery entitled White Servitude in Colonial
America,” in cui afferma: “Gli uomini e le donne europei potevano
esercitare una scelta sia nel decidere se emigrare nelle colonie che nello
scegliere le possibili destinazioni.” Questi commenti, e molti altri
simili, sono pura finzione, grandi bugie destinate a cancellare il male di
secoli. Gli schiavi bianchi arrivavano dai livelli più poveri della società
britannica, ed erano considerati sacrificabili dalla classe dirigente. Gli
economisti sostenevano la schiavitù dei Bianchi poveri perché li consideravano
il modo più economico ed efficace per sviluppare le colonie del Nuovo Mondo,
con in più la possibilità di liberarsi dei poveri in eccesso che non erano
“redditizi” per l’Inghilterra. Con l’espansione dell’agricoltura americana, i
proprietari terrieri avevano chiesto la legalizzazione della pratica del
rapimento e messa in schiavitù dei Bianchi poveri. Erano state approvate
apposite leggi per consentire specificamente la cattura di bambini bianchi, in
quella che potremmo definire una “battuta di caccia” nei confronti dei poveri della
Gran Bretagna e di chiunque fosse disprezzato dall’aristocrazia britannica.
Data la segretezza sull’intera questione della
schiavitù bianca, non sorprende che pochi sappiano che molti degli schiavi
deportati nelle Americhe o in Australia non erano detenuti, come si legge nei
documenti, ma erano, in realtà, prigionieri politici, dissidenti politici e
anche prigionieri di guerra. L’Inghilterra, in particolare, si era impegnata a
radunare ogni dissidente politico di rilievo, a imprigionarlo e a deportarlo
come “galeotto.” L’Inghilterra collaborava anche con i mercanti di
schiavi, permettendo a quelle che erano conosciute come le “bande dei
cacciatori di schiavi” di girare liberamente per tutto il Paese e di
sequestrare praticamente chiunque non sembrasse ricco, un processo visto con
grande favore dall’aristocrazia britannica. Era stato Henry Cromwell a ordinare
che tutti i poveri senzatetto della Gran Bretagna fossero catturati e deportati
dai mercanti di schiavi, perché “non redditizi per il Regno.” Le leggi
consentivano di catturare in qualsiasi parte dell’Inghilterra qualsiasi persona
che sembrasse vagabonda o che chiedesse l’elemosina e di trasportarla in un
porto britannico e imbarcarla per essere venduta in America. Di conseguenza, i
giudici avevano ordinato di ridurre in schiavitù e inviare in America tutti “coloro
che rendevano la vita sgradevole alla classe superiore britannica.” Gli
Occidentali sono generalmente consapevoli del fatto che l’Australia era stata
popolata quasi interamente da detenuti provenienti dalle prigioni britanniche,
ma pochi sanno che il Nuovo Mondo americano era stato inizialmente popolato
allo stesso modo e dalle stesse fonti. Il governo inglese aveva praticamente
svuotato le prigioni, trasportando la maggior parte dei detenuti, uomini e
donne, in America per venderli ai proprietari di piantagioni e ad altri
industriali, e anche i bordelli erano stati svuotati con la forza per fornire
ai proprietari di schiavi americani un’umanità, magari non consenziente ma in
grado di riprodursi.
La documentazione storica ci dice che “i
proprietari americani di schiavi avevano rapidamente iniziato ad accoppiarsi
con le donne bianche sia per il loro piacere personale che per un maggiore
profitto,” ma questa espressione nasconde una brutale verità. Le donne
bianche, soprattutto le irlandesi, venivano semplicemente denudate e poi
violentate fino a quando non rimanevano incinte, per poi essere mantenute in
quelle condizioni. I figli delle schiave erano a loro volta schiavi, il che
aumentava le dimensioni della forza lavoro del padrone. Anche se una donna
irlandese riusciva a ottenere la libertà, i suoi figli rimanevano schiavi e lei
raramente li abbandonava, rimanendo così in servitù. Altri padroni americani
avevano trovato un modo migliore per usare queste donne bianche (che in molti
casi erano bambine di dieci o dodici anni) e aumentare il loro valore di
mercato, facendole accoppiare con maschi africani in modo che generassero
schiavi con una carnagione “mulatta,” che potevano essere venduti ad un
prezzo più alto del comune bestiame irlandese.
Questa pratica di incrociare femmine bianche con
maschi africani era talmente radicata e diffusa che era stata approvata una
legge che la proibiva, perché questa produzione di prole interferiva con i
profitti dei grandi commercianti di schiavi ebrei. In questo avevano avuto un
ruolo anche le versioni più perverse dell’ebraismo. Uno dei motivi per cui era
iniziata la tratta degli schiavi africani era che questi ultimi “non erano
macchiati dall’odiata teologia cattolica” che aveva contagiato gli
Irlandesi. In parte anche per questo motivo, gli schiavi africani erano
diventati più costosi da acquistare e spesso venivano trattati molto meglio
delle loro controparti bianche. Gli schiavi neri erano sì utilizzati in modo
crudele, ma di solito non venivano sfruttati fino alla morte come i Bianchi,
acquistabili ad un prezzo molto basso e quindi completamente sacrificabili.
All’arrivo in America, questi Inglesi bianchi venivano spogliati, messi in
catene e fatti sfilare all’asta, dove venivano esaminati e venduti come
bestiame.
Il commercio di schiavi bianchi era cosa assolutamente
naturale per i mercanti ebrei in Inghilterra che importavano zucchero e tabacco
dalle colonie americane. I Bianchi rapiti in Gran Bretagna potevano essere
scambiati con questi beni in America, cosa che permetteva alle navi mercantili
di trasportare un carico in entrambe le direzioni. Ma la condizione di questi
esseri umani, e come venivano trattati da questi mercanti disumani, fa
stringere il cuore. Ci sono notizie documentate su una nave che aveva gettato
in mare più di 1.300 schiavi bianchi per garantire un’adeguata scorta di cibo
all’equipaggio. Altri resoconti documentati raccontano di 20 o 30 bambini alla
volta gettati in mare e lasciati annegare. In molti contratti era previsto che
gli schiavi bianchi venissero venduti in anticipo ai proprietari delle
piantagioni, che sarebbero stati responsabili del pagamento completo “se gli
schiavi fossero sopravvissuti oltre la metà del viaggio.” Sembra che i
capitani delle navi caricassero regolarmente scorte di cibo sufficienti solo
per la prima metà della traversata oceanica, con l’intenzione di affamare gli
schiavi per il resto del viaggio. Una registrazione documentata afferma: “Stipati
in stive sudice, ammanettati, affamati e maltrattati, soffrivano e morivano in
gran numero durante le traversate.” Nessuno si preoccupava di registrare il
numero di morti.
Anche coloro che avevano la fortuna di sbarcare nel
Nuovo Mondo non se la passavano meglio, visti i tassi di mortalità
sconvolgenti. Il 60% di tutti gli schiavi bianchi che raggiungevano le Americhe
non sopravviveva al primo anno. Un ecclesiastico aveva visitato un avamposto
della piantagione e aveva descritto la scena come “una terra di morti
viventi, un caveau pieno di cadaveri viventi.” Un poliziotto li aveva
definiti “cumuli di stracci infestati da parassiti.” Quando aveva aperto
la porta di uno dei loro tuguri, aveva visto: “Dieci, venti, trenta, chi
può contarli? Uomini, donne, bambini, per la maggior parte nudi, ammucchiati
sul pavimento come vermi in un caseificio, una visione spettrale, una tomba di
stracci.” Gli schiavi bianchi che si ribellavano o che diventavano
disobbedienti venivano puniti nei modi più selvaggi e disumani. I proprietari
appendevano gli schiavi per le mani e bruciavano loro i piedi. Spesso venivano
bruciati vivi e le loro teste mozzate venivano poste su picche nel pubblico
mercato come monito per gli altri schiavi.
Particolarmente scioccante era il rapimento e la
riduzione in schiavitù di moltissimi bambini bianchi, che venivano apertamente
prelevati da orfanotrofi, case di lavoro e anche direttamente dalla strada e
inviati in America per lavorare nelle fabbriche e nelle piantagioni.
Innumerevoli spedizioni verso l’America di questi bambini condannati si erano
susseguite per circa 300 anni, e pochissimi di loro avevano vissuto fino a
diventare adulti. In un caso, durante un censimento in Virginia, solo sette
bambini erano stati registrati come vivi tra le molte migliaia arrivate
quell’anno. Tutti gli altri erano morti, e le statistiche per gli altri anni
sono altrettanto desolanti: a volte ne sopravvivevano solo tre o quattro per anno.
I bambini orfani e i figli di genitori poveri venivano presi di mira per la
tratta degli schiavi bianchi, che venivano descritti come una “peste” e
un “elemento di disturbo.” La polizia londinese aveva l’incarico di
sequestrare tutti i bambini trovati per strada e di portarli in una struttura
di contenimento dove avrebbero atteso di essere spediti in America. Spesso il
loro unico crimine era quello di trovarsi per strada quando passava un agente.
I mercanti di schiavi ebrei prendevano di mira in particolare le famiglie
povere e chiedevano loro di consegnare i propri figli per la vendita, sotto la
minaccia di essere ridotti alla fame tramite il ritiro di tutti gli aiuti, non importa
da quale fonte provenissero. Potevano consegnare i loro figli ai mercanti di
schiavi o essere costretti a morire di fame. Questo uso disumano di bambini
“usa e getta,” durato secoli, aveva segnato l’inizio della predilezione
americana per il lavoro minorile, iniziata nelle piantagioni, ma ben presto
estesa alle fabbriche.
Schiavi irlandesi
Sembra che sia generalmente accettato il fatto che
l’Irlanda, in passato, fosse stata gravemente spopolata, con una percentuale di
riduzione della popolazione dell’80%, secondo le stime più accreditate. Ecco
cosa riporta un utile articolo sugli schiavi irlandesi d’Inghilterra[3]:
L’attuale narrazione standard tenta con un certo vigore di attribuire questa
grave riduzione della popolazione a malattie o carestie, ma la realtà sembra
essere che il motivo principale era stato il rapimento per schiavitù. Ci sono
documenti a sufficienza che ci dicono che gli Irlandesi venivano rapiti e
mandati oltremare a centinaia di migliaia, compresi non solo gli adulti ma
anche i bambini più piccoli, che venivano strappati con la forza ai loro
genitori e venduti come schiavi negli Stati Uniti e nelle Indie Occidentali.
Possiamo certamente attribuire a Henry Cromwell gran parte di questo fenomeno,
dal momento che sembrava particolarmente determinato a catturare e deportare
tutte le donne irlandesi: “Per quanto riguarda le giovani donne [irlandesi],
anche se dobbiamo usare la forza nel prenderle, tuttavia essendo così
importante per il loro bene, e potendo essere di così grande vantaggio per il
pubblico, non è minimamente in dubbio che possiate averne il numero che
ritenete opportuno per farne uso.” Non c’è modo di fraintendere le parole
di quest’uomo, e Cromwell, in queste osservazioni, non si riferiva alla “servitù
debitoria.”
Il primo documento di vendita di schiavi bianchi era
stato redatto nel 1612, sette anni prima che i primi schiavi africani
arrivassero a Jamestown, in Virginia. Nel 1625 Giacomo II aveva ufficialmente
decretato che tutti i prigionieri irlandesi fossero inviati nelle Indie
Occidentali (Caraibi) e venduti ai proprietari di piantagioni. Le prime navi
avevano deportato 30.000 Irlandesi, che, a metà del 1600, costituivano la
maggioranza degli schiavi nelle colonie [4]. Un sito web
portoghese ci dice quanto segue: “Il proclama del 1625 prevedeva che i
prigionieri politici irlandesi fossero inviati all’estero e venduti ai coloni
inglesi nelle Indie occidentali. Nel 1600, gli Irlandesi costituivano la
maggioranza degli schiavi venduti ad Antigua e a Montserrat. A quel tempo, il
70% della popolazione totale di Montserrat era costituita da schiavi irlandesi.
Per i commercianti inglesi l’Irlanda era rapidamente diventata un’enorme
riserva di bestiame umano. La maggior parte dei primi schiavi nel Nuovo Mondo
erano, in realtà, bianchi“[5].
Come ho scritto in precedenza, uno dei principi della
propaganda si basa sul fatto che, su qualsiasi argomento, abbiamo una forte
tendenza a credere alla prima cosa che leggiamo o sentiamo, soprattutto se
queste affermazioni vengono ripetute più volte. In seguito, anche di fronte a
prove inconfutabili, a fatti che non possono essere contestati e che dimostrano
che le nostre convinzioni ormai accettate sono, in realtà, false siamo
sorprendentemente riluttanti a cambiare idea e “esitiamo e vacilliamo e
continuiamo a credere che ci debba essere qualche altra spiegazione.” A
quanto pare, la nostra mente non è in grado di accettare di aver creduto a
delle bugie. Questo è importante perché gli Ebrei usano questa caratteristica
con grande vantaggio per prevenire la scoperta delle loro atrocità e impedire
il pensiero razionale. In genere, se la conoscenza dei loro crimini passati
mostra di voler fuggire dal confino storico, gli Ebrei usano questa tattica
propagandistica per “arrivare per primi,” con qualche autore ebreo che
scrive rapidamente un libro o un trattato sull’argomento, pieno di bugie e di
storia falsificata, tentando di escludere gli Ebrei dal coinvolgimento e, se
possibile, di incolpare le vittime.
Ci sono molti indizi sul fatto che gli Ebrei si stanno
impegnando per eliminare la consapevolezza e la discussione sulla tratta degli
schiavi irlandesi o per confondere irrimediabilmente la questione, in modo da
farla uscire dal centro dell’attenzione e rendere difficili o impossibili le
conclusioni. Wikipedia è naturalmente uno dei leader di questo sforzo. Fedele
alle sue radici ebraiche e bugiarda come sempre, Wikipedia ha un articolo
intitolato “Il mito degli schiavi irlandesi“[6].
Il titolo stesso prepara i lettori a non credere a
nulla sugli schiavi irlandesi quando sarebbe proprio Wikipedia a non dover
essere creduta. La voce enciclopedica fa riferimento a un libro del dottor Michael A.
Hoffman II, intitolato “They Were White and They Were Slaves: The Untold
History of the Enslavement of Whites in Early America.” Wikipedia,
guarda caso, ci dice che questo libro è stato pubblicato da “un teorico
della cospirazione e negazionista dell’Olocausto,” che ha anche “incolpato
gli Ebrei per la tratta atlantica degli schiavi” – tratta in cui gli Ebrei
erano chiaramente molto coinvolti. Wikipedia ci dice anche (come di consueto)
che “Il libro è stato descritto come un lavoro di ricerca scadente” ed è
“altamente problematico.” Se ricordate, queste erano le stesse accuse
mosse ai libri di James Bacque che avevano denunciato la strage dei prigionieri
di guerra tedeschi nei campi di concentramento americani dopo la Seconda Guerra
Mondiale. Queste accuse di essere negazionisti dell’Olocausto e di scrivere
libri di storia scadenti fanno parte di un modello standard, utilizzato tutte
le volte che gli Ebrei non vogliono che il pubblico acceda alle informazioni che
rivelano i crimini ebraici. Wikipedia informa inoltre i suoi lettori che il
dottor Hoffman presenta un “incauto offuscamento dei confini tra schiavitù e
servitù a contratto” quando, in realtà, sono Wiki e i suoi confratelli ad
offuscare deliberatamente questi confini per nascondere il fatto che le “servitù
debitorie” sono solo un eufemismo odierno inteso a seppellire la verità
sulla schiavitù bianca.
Il sito italiano di Wikipedia su questo tema ci dice:
“L’Irlanda è sempre stata soggetta ad una forte emigrazione, tanto che oggi
si stima che negli Stati Uniti vivano dieci volte più persone di origine
irlandese che in Irlanda. Nel XVIII secolo circa 9-10 milioni di Irlandesi
avevano lasciato l’Irlanda. Di questi, i più poveri erano andati in Gran
Bretagna, soprattutto nella zona di Liverpool, mentre quelli che potevano
permetterselo, circa 5 milioni, si erano trasferiti negli Stati Uniti
d’America. A partire dal XIX secolo, in seguito alla grande carestia delle
patate, l’emigrazione era diventata massiccia: nel 1890 il 40% di tutti gli
Irlandesi viveva all’estero. Oggi ci sono circa 80.000.000 di persone nel mondo
che affermano di avere ascendenze irlandesi, e di queste solo 4.700.000 vivono
nella Repubblica d’Irlanda“[7].
Wiki ci dice poi: “Nel 1800 il fenomeno
dell’emigrazione dall’Irlanda verso gli Stati Uniti d’America era stato causato
dalle persecuzioni religiose in Irlanda, dall’eccessivo costo della vita in
Irlanda e dalla grande carestia che aveva colpito il Paese. Il fenomeno era
stato imponente: infatti, in dieci anni dall’inizio del fenomeno, la
popolazione degli Stati Uniti era raddoppiata.” Questo ci avvicina un po’
alla verità, ma non abbastanza. Come altri siti web ebraici, Wikipedia equipara
il rapimento e la schiavitù con la “servitù debitoria” e l'”emigrazione.”
Un’altra indicazione [della censura ebraica] è che
Global Research aveva pubblicato un articolo di John Martin sulla tratta
degli schiavi irlandesi, “The Slaves that Time Forgot“[8], ma poi,
improvvisamente, aveva pubblicato altri due articoli che negavano parzialmente
l’esistenza di questa tratta. GR ci informa che l’articolo originale “sfiora
la superficie di un complesso processo storico che è stato oggetto di dibattito
critico, controversie e confusione” e che gli articoli successivi erano
stati pubblicati “al fine di promuovere ulteriori discussioni” e “con
l’obiettivo di fornire uno sfondo storico più ampio.” Ah, sì. O questo, o
qualcuno aveva fatto forti pressioni su GR affinché rivedesse la sua posizione,
pena la rimozione da Internet.
Forse la migliore indicazione è un articolo che parla
di un Irlandese di nome Liam Hogan, pubblicato sul sito web del
Southern Poverty Law Center, tra i tanti. Per chi non lo sapesse, il
SPLC è un’organizzazione totalmente ebraica, fortemente politica e con una
reputazione assolutamente negativa. Hogan apparentemente lavora (o lavorava) in
una biblioteca pubblica in Irlanda e ci viene presentato come uno “studioso
indipendente.” L’articolo del SPLC ha un titolo che ci dice (come Wikipedia)
che gli schiavi irlandesi sono “un mito” e servono solo come “meme”
per i “razzisti online“[9]. Il che ci lascia
indovinare chi sono i “razzisti” e contro chi esprimono il loro razzismo.
L’articolo fa riferimento ad una serie di saggi scritti da Hogan che pretendono
di sfatare l’intero argomento degli schiavi irlandesi, cosa che, in realtà, non
fanno. Devo dire che i saggi di Hogan mi sembrano fondamentalmente disonesti,
perché tutto ciò che fanno è dimostrare che alcune foto utilizzate a sostegno
degli articoli sulla schiavitù sono tratte da fonti non correlate, e questo è
del tutto irrilevante per l’argomento.
Ma il punto è che questa organizzazione si sta
impegnando attivamente per impedire una discussione aperta sulla tratta degli
schiavi irlandesi e, dati i loro pregiudizi, questo accadrebbe solo se gli
Ebrei fossero preoccupati della graduale rivelazione della loro partecipazione
a questa farsa. Senza questa paura, non ci sarebbe bisogno di tirarli in causa,
né per Wikipedia prendere una posizione così forte in contraddizione con i
fatti disponibili.
Ma c’è un’altra questione, molto interessante. L’Irlanda,
tra tutti i Paesi del mondo, sembra non avere statistiche sulla popolazione
antecedenti al 1850 circa, e anche i registri di quell’ultimo periodo sembrano
essere stati alterati e falsificati. Tutti i dati sulla popolazione del
Paese sono scomparsi. Nelle città e nei paesi, nei villaggi, negli uffici
governativi, nelle chiese, nei cimiteri, tutto sembra essere scomparso.
Dovrebbe essere ovvio che questo non può essere accaduto per caso. Un ufficio
in un certo luogo può andare incontro ad un disastro, ma quando tutte le
statistiche sulla popolazione di un’intera nazione scompaiono, deve essere il
risultato di un’azione intenzionale, compiuta da un numero considerevole di
persone. Dovrebbe anche essere ovvio che non può trattarsi di un’impresa
nazionale: nessun governo si assumerebbe il compito di distruggere i dati
demografici di tutta la sua storia. Ciò significa che la distruzione dei
registri avrebbe dovuto coinvolgere un agente straniero, e questo ci riporta ai
nostri mercanti di schiavi ebrei. Se non si può provare che l’Irlanda aveva un
certo numero abitanti, non si può provare che questi erano stati rapiti come
schiavi. Non abbiamo prove dirette, ma i principali beneficiari della
distruzione di queste prove sarebbero certamente i mercanti di schiavi ebrei, e
va ricordato che gli Ebrei khazari sono stati i mercanti di schiavi più attivi
al mondo per centinaia di anni, certamente anche in questo periodo. Infatti,
gli Ebrei erano aspramente odiati dai cittadini di molte nazioni per i loro
rapimenti e il loro commercio di schiavi, una delle ragioni principali per cui
gli Ebrei erano stati espulsi da così tanti Paesi – e non a causa del
pregiudizio o dell'”antisemitismo” come ci viene spesso detto oggi.
Inoltre, poiché è provato che i mercanti di schiavi
erano molto attivi in Inghilterra e Scozia, non c’è alcuna ragione logica per
supporre che ignorassero l’Irlanda, e il grave spopolamento di questa nazione
sembrerebbe parlare da sé.
Esiste un sito web che tratta la questione della
popolazione irlandese[10]. Le informazioni sono frammentarie, ma
forniscono alcuni spunti di riflessione. Il sito afferma che “non esistono
dati affidabili sulla popolazione irlandese prima del 1841” e che “gli
unici dati certi sopravvissuti derivano dai censimenti del 1841 e del 1851, ma
la loro accuratezza è stata messa in discussione.” Tuttavia, il sito finge
(come molti altri siti web) di mostrare grafici della popolazione irlandese che
risalgono fino al 1200, ovviamente del tutto inventati. Lo stesso sito web ci
dice che “L’emigrazione è stata una caratteristica della storia irlandese
più di quasi ogni altro Paese al mondo,” accentuando il tutto con
l’affermazione che “Questo è dimostrato dal fatto che, oltre ai 5 milioni di
persone presenti in Irlanda, si stima che ci siano 55 milioni di persone in
tutto il mondo che possono far risalire i loro antenati all’Irlanda.” Si tratta
di un dato notevole, se vero, che certamente avvalora la tesi dei milioni di
Irlandesi rapiti come schiavi nel corso degli anni. Il sito web afferma anche –
a sostegno della sua affermazione sull'”emigrazione” – che gli Irlandesi
rappresentavano un terzo di tutto il “traffico volontario” attraverso
l’Atlantico. Il dato potrà anche essere vero, ma l’aggettivo “volontario” non
ha alcuna prova a sostegno, e non sono sicuro di poter classificare il
rapimento e il commercio di schiavi come “emigrazione.”
Larry Romanoff
Fonte: unz.com
Link: https://www.unz.com/lromanoff/americas-buried-history-of-white-slavery/
18.02.2023
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
Riferimenti:
[1] The
Irish Slave Trade – The Forgotten “White” Slaves
https://www.globalresearch.ca/the-irish-slave-trade-the-forgotten-white-slaves/31076
[2] They
Were White and They Were Slaves
[3] England’s
Irish Slaves
https://www.globalresearch.ca/englands-irish-slaves/5529864
[4] NOBLE:
THE ENGLISH TRADE OF WHITE SLAVES – IRISH – IN THE AMERICAS.
[5] IRISH: THE
FORGOTTEN WHITE SLAVES
https://tempocaminhado.blogspot.com/2020/08/irlandeses-os-escravos-brancos.html
[6] Irish
slaves myth
https://en.wikipedia.org/wiki/Irish_slaves_myth
[7] Irish
emigration
https://it.wikipedia.org/wiki/Emigrazione_irlandese
[8] The
Irish Slave Trade – The Forgotten “White” Slaves. The Slaves That Time Forgot
https://www.globalresearch.ca/the-irish-slave-trade-the-forgotten-white-slaves/31076
[9] HOW
THE MYTH OF THE “IRISH SLAVES” BECAME A FAVORITE MEME OF RACISTS ONLINE
[10] Population
in Ireland
http://grantonline.com/grant-family-genealogy/Records/population/population-ireland.htm
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2023