November 04, 202
FALSE FLAG E TEORIE DEL COMPLOTTO – CAPITOLO 4, GLI ATTENTATI DELL’11 SETTEMBRE
11 SETTEMBRE DEEP STATE MOSSAD
By Markus On 14 Novembre 2023
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La narrazione ufficiale dell’11 settembre era, per
molti aspetti, una storia che, fin dall’inizio, implorava di non essere
creduta. Alcune parti della versione ufficiale andavano dall’implausibile,
all’incredibile, all’impossibile. Le incongruenze e i continui cambiamenti
nella narrazione, i fatti contraddittori, le reticenze nella divulgazione, i
molti eventi inspiegabili volutamente ignorati ed evitati nei dibattiti
ufficiali e nei media statunitensi, hanno inevitabilmente portato molte persone
a concludere che gli eventi dell’11 settembre erano
effettivamente stati un evento terroristico sponsorizzato dallo Stato.
Tuttavia, il dibattito non si è affatto spento, anche
se è stato ignorato dai mass media. Ci sono molti gruppi organizzati negli
Stati Uniti e in altri Paesi che continuano a pubblicare sempre più ricerche a
riprova del fatto che si era trattato di una cospirazione governativa e di un
massiccio insabbiamento. I membri di questi gruppi non sono affatto ingenui e
sprovveduti: sono ingegneri, esperti di strutture,
esperti di aviazione, professionisti della demolizione controllata, persone con
una lunga carriera nella CIA e nelle forze armate, e molto altro ancora. Non si tratta di persone le cui opinioni e giudizi
possono essere semplicemente liquidati come speculazioni di un pubblico male
informato. Infatti, una processione di esperti di livello mondiale ha
recentemente presentato ad un tribunale europeo un lungo elenco di prove che
contraddicono la narrazione ufficiale di questo evento. Ma, anche senza questo
corpo di esperti, qualsiasi normale cittadino può rendersi conto la narrativa
ufficiale che vorrebbe spiegare molti di questi fatti sembra non avere senso.
Sono stati scritti molti libri su questo argomento.
In questa foto dell’11 settembre 2001, il capo dello
staff della Casa Bianca, Andrew Card, sussurra all’orecchio del presidente
George W. Bush per informarlo dell’incidente aereo contro il World Trade
Center, durante una visita alla scuola elementare Emma E. Booker di Sarasota. [
DOUG MILLS | AP ] Fonte
Forse il primo evento a destare sospetti era stato
l’atteggiamento del Presidente George Bush, che era rimasto tranquillamente
seduto nell’aula di una scuola elementare a leggere una storia ai bambini dopo che un agente della sicurezza lo aveva informato
che il primo aereo si era schiantato contro il World Trade Center. Si potrebbe
immaginare che, in un caso del genere, Bush avrebbe immediatamente lasciato
quel banale evento di pubbliche relazioni per occuparsi delle implicazioni di
un così grave disastro nazionale. Ma Bush non aveva avuto alcuna reazione
visibile alla notizia. Era invece rimasto nell’aula, aveva continuato la
lettura della storia per altri dieci o quindici minuti ed era rimasto
nell’edificio della scuola per altri 30 minuti per un’apparizione televisiva. La
conclusione immediata di molti osservatori era stata che l’agente non aveva
comunicato a Bush la notizia di un disastro inaspettato e militarmente
significativo, ma lo aveva semplicemente informato che la fase uno del suo
piano era stata messa in atto.
Tutto in fiamme: questa era la scena nelle ore
immediatamente successive all’attacco contro il Pentagono, mentre il fumo si espandeva
sul quartier generale del Dipartimento della Difesa. Fonte
Un secondo importante motivo di sospetto era stato il
fatto che altri due grandi aerei di linea si erano apparentemente schiantati
contro il Pentagono, a Washington, e in una zona rurale della Pennsylvania,
senza lasciare alcun rottame e senza alcuna traccia di corpi o bagagli. Le prime persone che erano arrivate sul posto, sia al
Pentagono che nel campo in Pennsylvania, tra cui la polizia locale e i vigili
del fuoco, avevano detto tutte la stessa cosa prima che le autorità mettessero
a tacere le loro voci: “Continuavo a pensare: “Dove sono i corpi? Perché non ci sono corpi? E dove sono i bagagli? Perché
non ci sono bagagli?”. Gli stessi interrogativi erano stati
sollevati dalla totale assenza di rottami; in questi due luoghi,
semplicemente, non c’era il solito ammasso di rottami che appare in ogni
incidente aereo. Non c’era nulla. Al Pentagono c’erano una piccola ruota
e un piccolo pezzo di lamiera, e quasi nient’altro, mentre nel campo c’era una
piccola raccolta di rifiuti, ma nulla di riconducibile ad un incidente aereo.
Un passaporto appartenente a Satam al-Suqami, uno dei
presunti terroristi del volo 11, era stato ritrovato pochi istanti prima del
crollo del World Trade Center 2 (Torre Sud) e consegnato a un detective della
Polizia di New York. Il passaporto era stato consegnato al detective Yuk H.
Chin della polizia di New York da un passante di circa 30 anni in abito da
lavoro. Il passante si era allontanato prima di poter essere identificato,
mentre le macerie cadevano dal WTC 2. La torre era crollata poco dopo. Il detective
aveva consegnato il passaporto all’FBI il giorno stesso. Si veda il rapporto
dell’FBI, intervista al detective Chin, 12 settembre 2001. Fonte
Un’altra affermazione che molti hanno trovato difficile
o impossibile da credere era stata l’apparente scoperta tra le macerie del
World Trade Center di un passaporto che aveva permesso alle autorità di identificare
immediatamente i cosiddetti “terroristi” responsabili dell’attentato. Secondo la
versione ufficiale, grande aereo di linea si era schiantato contro una
torre di uffici, l’intera torre si era disintegrata in un cumulo di macerie,
ma, in cima a questo mucchio di detriti, era stato trovato un passaporto
intatto e le autorità, in due minuti, avevano identificato il possessore (ora
morto) come uno dei terroristi responsabili. Erano state sollevate domande su
come fosse stato possibile trarre simili conclusioni dal ritrovamento di un
passaporto che giaceva tra le macerie: la conclusione logica era che appartenesse
a un passeggero o a uno dei civili morti nella torre. Inoltre, molti avevano dubitato dell’esistenza di quel
passaporto, dal momento che l’FBI, interpellata dai media, aveva sostenuto di
averlo smarrito. Ancora più sospetti erano stati
sollevati quando si era saputo che il proprietario di quel passaporto non
figurava nemmeno sulla lista dei passeggeri, per cui un collegamento con il
dirottamento sarebbe stato impossibile, tanto meno in pochi minuti. Altri
sospetti erano nati quando le autorità si erano rifiutate di rispondere alle ripetute segnalazioni di testimoni che avevano
visto il proprietario di questo passaporto vivo e vegeto in Arabia Saudita.
Uno sguardo al
World Trade Center
L’immobiliarista Larry
Silverstein al 7 World Trade Center di New York, Stati Uniti, 12 agosto 2021. REUTERS/Roselle Chen. Fonte
Prima dell’11 settembre, il World Trade Center era
considerato una proprietà commerciale praticamente senza valore. Le torri
gemelle erano caratterizzate da una alta percentuale di locali non affittati e
rappresentavano una perdita di denaro per la città di New York. Inoltre, le
torri erano state costruite con un uso massiccio di amianto, un grave rischio
per la sicurezza, ed erano gravate da un’ordinanza del tribunale per la sua
rimozione, il costo della quale avrebbe superato il valore di mercato degli
edifici. Il terreno avrebbe mantenuto il suo valore, ma, a quanto pare, gli
edifici stessi avrebbero dovuto essere demoliti nel giro di pochi anni, per cui
la loro distruzione non era stata una grande perdita, e nemmeno inaspettata. I
rapporti pubblicati all’epoca sostenevano che sarebbe stato più economico demolire il WTC e costruire nuovi edifici
su quel sito, piuttosto che eseguire il risanamento obbligatorio. Sei settimane
prima che le torri venissero distrutte, un uomo d’affari ebreo di New York di
nome Larry Silverstein, che si diceva fosse un esponente della criminalità
organizzata, aveva affittato le torri gemelle per 99 anni e le aveva assicurate
con un piccolo pagamento iniziale.
Gli scettici si erano subito insospettiti, vista l’enorme convenienza
rappresentata dalla distruzione delle torri, che avrebbe fatto risparmiare ai
proprietari quasi un miliardo di dollari in costi di ristrutturazione, e
avevano inoltre deriso l’affermazione che qualcuno avesse voluto affittare per
99 anni degli edifici che stavano perdendo denaro e senza prospettive di
rendite future.
Richard Gage parla a un evento
di AE911Truth a Watertown, MA, nel dicembre 2016. Fonte
La narrazione ufficiale dell’11 settembre riguardante
il World Trade Center sembrava presentare alcuni seri problemi di credibilità.
Subito dopo il crollo, decine di architetti
e ingegneri specialisti in grattacieli avevano sostenuto che gli edifici erano
stati abbattuti da esplosivi in una demolizione controllata, poiché le torri moderne sono costruite per resistere
agli incidenti aerei. Le autorità avevano ufficialmente sostenuto che il calore
della combustione del carburante degli aerei era stato sufficiente a indebolire
le strutture, causandone il crollo, ma questa affermazione era stata smentita da tutti gli esperti e supportata
da quella che sembrava essere una sostanziale documentazione scientifica. Gli
esperti di edilizia avevano sostenuto all’unanimità che nessun edificio nella
storia moderna era mai crollato a causa di un incendio, anche se negli gli
Stati Uniti ne erano crollati tre in un solo giorno.
I sospetti erano stati ulteriormente alimentati da
affermazioni autorevoli, secondo cui il carburante sarebbe stato in gran parte
bruciato nella palla di fuoco iniziale, nei primi quindici secondi, e che il
carburante avio, che è principalmente cherosene, non brucia ad una temperatura
sufficientemente alta da causare tali cedimenti strutturali. Sebbene i resoconti ufficiali attribuiscano al fuoco
la responsabilità della distruzione di tutte e tre le torri del World Trade
Center, gli incendi non sembrano essere stati particolarmente gravi. In
effetti, gli investigatori avevano dichiarato
che il carburante dei jet era bruciato in meno di dieci minuti e un esperto aveva
affermato che “ci sono ampie prove che la temperatura dell’acciaio [degli
elementi strutturali] non si era nemmeno avvicinata a quella necessaria per
causare un cedimento”. I vigili del fuoco nella zona d’impatto del 78° piano
avevano riportato “solo due piccoli incendi”, non l'”inferno a 1000°C” descritto dai
funzionari governativi. Molti esperti di costruzioni avevano fatto notare che
altre torri con struttura in acciaio avevano bruciato più a lungo e con
temperature assai più elevate senza crollare. Un esempio era stato l’incendio di un grattacielo di 56 piani in
Venezuela, che si era esteso a 26 piani e aveva continuato per oltre 17 ore,
senza che la struttura crollasse. “Come ingegneri, sappiamo cosa può fare il
fuoco all’acciaio e cosa no”.
La situazione si era aggravata quando più di 200
testimoni, tra cui poliziotti e vigili del fuoco, avevano dichiarato di aver
sentito e visto, e di aver registrato in video, esplosioni multiple provenienti
dagli edifici prima e durante il loro crollo, proprio come accadrebbe in una
demolizione controllata. Centinaia di esperti
di edilizia, ingegneri ed esperti di demolizioni avevano affermato che sarebbe
stato impossibile far crollare quegli edifici senza esplosivi e, in effetti,
erano state trovate tracce di nano-termite nei residui dell’edificio dopo il
crollo. Diverse persone erano entrate nell’area dopo il crollo e avevano
fotografato residui di termite tra le macerie, oltre a molte pozze di acciaio fuso che, secondo gli esperti,
avrebbero potuto essere generate solo da una demolizione controllata con
esplosivi. Oltre 100 testimoni registrati, tra
cui personale del Dipartimento dei Vigili del Fuoco di New York, avevano
riferito di aver udito e visto esplosioni multiple ed esistono numerose
testimonianze di esplosioni secondarie ben al di sotto dei piani di impatto. [I
testimoni] avevano descritto “nubi esplosive di polvere e detriti che si
muovevano orizzontalmente e verticalmente” e che “non assomigliavano
affatto ad un crollo gravitazionale indotto dal calore”. Le colonne perimetrali, del peso di diverse tonnellate
ciascuna, erano state espulse lateralmente fino a 600 piedi [180 m.], cosa
impossibile senza esplosivi.
Per tutti e tre gli edifici, sembravano esserci prove sostanziali e verificate
di una demolizione controllata pianificata e realizzata con l’uso di esplosivi.
Uno di questi articoli, pubblicato sul Journal
of Chemical Physics e firmato da ben nove esperti, aveva analizzato i
risultati degli studi sulle particelle prelevate dal World Trade Center,
confermando il fatto che la polvere degli edifici crollati conteneva “materiale pirotecnico o esplosivo altamente
energetico” – la termite, l’esplosivo di scelta per la demolizione controllata
degli edifici.
Da quanto riferito in uno studio privato, tutti i
testimoni avevano detto di aver sentito queste esplosioni circa 15 secondi
prima dell’impatto degli aerei.
Ad aumentare i sospetti c’era il fatto che gli edifici presentavano tutte le
caratteristiche delle classiche demolizioni controllate: un crollo completo,
brusco e totale di un edificio sulla sua stessa impronta, cosa generalmente
considerata impossibile [se non in una demolizione controllata]. Se questo non
fosse bastato, c’era la questione del WTC 7, un
edificio che non era stato colpito da nessun aereo, ma che però era crollato
come le due torri più grandi.
Non è mai stata fornita alcuna spiegazione per questo terzo crollo, e Larry
Silverstein era stato ripreso in un video mentre diceva: “Abbiamo deciso di tirarlo”, cioè di farlo crollare con gli esplosivi.
Come se non bastasse, gli inquilini del WTC e il
personale di sicurezza dell’edificio avevano riferito che, nei giorni
precedenti l’attacco, erano state rimosse molte misure di sicurezza dal WTC e
che nelle torri gemelle l’energia elettrica
era stata staccata molte volte,
apparentemente per l’installazione di nuovi cavi elettrici, ma questo aveva anche disattivato tutte le telecamere
e gli altri sistemi di sicurezza, situazione che avrebbero permesso agli
attentatori di piazzare le cariche esplosive senza essere scoperti.
Un’altra grave preoccupazione per coloro che non
credevano alla storia ufficiale era la mancanza di un’indagine seria, unita
a quella che molti consideravano come una deliberata distruzione delle prove.
Le autorità avevano limitato l’accesso del pubblico alla scena del crimine,
come ci si sarebbe aspettato, ma la cosa sospetta era che, il giorno successivo
agli attacchi, l’area del WTC era già stata “ripulita”. Invece di cercare le cause del crollo degli edifici –
o magari di recuperare i corpi – le imprese di smaltimento erano già sul posto,
rimuovevano l’acciaio e gli altri materiali e li caricavano come rottami
metallici da fonderia su navi che li avrebbero portati in Cina o in India. In questo modo, tutte le prove delle esplosioni, della
presenza di nanotermite, della demolizione controllata degli edifici, erano
state deliberatamente eliminate.
L’ex ministro degli Interni egiziano Habib Al-Adly,
mentre parla degli attacchi dell’11 settembre, durante il suo processo al Cairo
nell’agosto 2014 (schermata video). Fonte
C’erano stati ulteriori sospetti di cospirazione e
insabbiamento quando il Washington Post aveva riferito che
la società israeliana di messaggistica istantanea Odigo aveva ricevuto
attraverso il suo sistema messaggi di testo contenenti avvertimenti di un
attacco al World Trade Center due ore prima che l’evento si verificasse, e
che le aziende di proprietà ebraica con uffici nelle due torri principali
erano state avvertite di evacuare il loro personale diverse ore prima
dell’attacco, e lo avevano fatto. A quanto pare, la società di
messaggistica sarebbe stata in grado di identificare la fonte degli
avvertimenti, ma non le era mai stato chiesto di farlo. Il rifiuto da parte dell’FBI e di altre autorità di
commentare le modalità di questi avvertimenti precedenti gli attentati,
ovviamente, non aveva fatto altro che aumentare i sospetti.
L’indagine dell’FBI sugli “israeliani danzanti” rivela
la preveggenza israeliana dell’11 settembre. Fonte
Uno degli eventi più scottanti era stato quello degli “Ebrei danzanti”.
Un piccolo gruppo di persone che i testimoni avevano descritto come
“dall’aspetto mediorientale” e che, in seguito, erano stati identificati come
Ebrei provenienti da Israele. Questi uomini avevano posizionato delle
apparecchiature video circa 30 minuti prima degli eventi, così da poter
riprendere gli schianti contro le due torri principali del WTC, ed erano stati
fotografati mentre “saltavano su e giù”, esultando e festeggiando dopo
l’impatto contro la prima torre. Il fatto era stato riferito alla polizia
di New York, che era riuscita a localizzare e arrestare questi uomini, trovati
poi in possesso di ingenti somme di denaro e di diversi passaporti falsi.
Secondo i primi resoconti dei media, gli “Ebrei danzanti” erano stati
interrogati, ma poi inspiegabilmente rilasciati e messi sul primo aereo per
Israele. I media avevano anche riportato
inizialmente che questi uomini erano su una lista ufficiale di sospetti
terroristi e che il loro leader era un noto agente del Mossad israeliano. Naturalmente, l’opinione pubblica aveva nutrito enormi sospetti sul fatto
che questi uomini fossero pronti a videoregistrare un evento che apparentemente
imprevedibile. L’indagine dell’FBI sugli “Ebrei
danzanti” rivela la preveggenza israeliana dell’11 settembre. Questi due
elementi, più altri, avevano portato alla conclusione che il Mossad
israeliano aveva collaborato con la CIA e l’FBI nella pianificazione degli
attacchi dell’11 settembre e che gli
avvertimenti e le riprese video dell’evento erano dovuti a questa conoscenza
preventiva. L’immediato ritorno di questi uomini
in Israele era stato particolarmente insolito, se si considera che New York è
stata chiusa dopo l’attacco e non era stato permesso a nessun volo di partire.
Paul Craig Roberts: L’11
settembre è stato il pretesto per un’invasione dell’Iraq già pianificata. Fonte
Ulteriori sospetti erano sorti quando, nel giro di
poche ore, la Casa Bianca aveva attribuito la colpa a Osama bin Laden, senza
che fosse mai stata presentata alcuna prova che spiegasse o giustificasse tale
conclusione. A peggiorare le cose, gli Stati Uniti avevano usato l’evento per giustificare l’invasione quasi
immediata dell’Iraq, mentre, come si sarebbe saputo in seguito, la decisione di invadere il
Paese (preparativi compresi) era stata presa due anni prima dell’11 settembre. Questi e altri fatti avevano portato molti a
concludere che gli eventi dell’11 settembre sono erano stati inscenati
dall’amministrazione per fornire una giustificazione pubblica a un’agenda
nascosta.
I media di tutto il mondo avevano riferito che molti dei cosiddetti dirottatori “incriminati” dall’FBI sono ancora vivi. Fonte
Quando la versione ufficiale dei fatti era stata
diffusa dai media, erano emerse molte altre anomalie, tra cui il fatto che i
nomi dei presunti dirottatori non comparivano in nessuna lista dei passeggeri,
e questo aveva fatto nascere l’immediata domanda su come sarebbe stato possibile identificare [i presunti
dirottatori] in soli due giorni e senza alcuna apparente indagine sulla scena
del crimine. Inoltre, erano apparse ripetute notizie
secondo cui molti dei presunti dirottatori, che avrebbero dovuto essere
morti negli attentati, sarebbero stati trovati vivi e vegeti in Arabia Saudita
molto tempo dopo gli eventi dell’11 settembre.
Un altro problema serio è che il governo e le forze
armate degli Stati Uniti hanno molti sistemi per prevenire proprio eventi come
i dirottamenti suicidi. Il NORAD e altri enti hanno l’obbligo di far
decollare i caccia per intercettare e, se necessario, abbattere gli aerei
dirottati. Ma, secondo la narrazione ufficiale, questo non era avvenuto. In un
primo momento, gli ufficiali avevano affermato che nessun aereo da caccia era
stato fatto decollare, ma quando la protesta dell’opinione pubblica aveva fatto
capire che la spiegazione non era accettabile, le autorità avevano ammesso che
gli aerei militari erano stati fatti decollare, ma alcuni non erano riusciti
a localizzare gli aerei di linea dirottati e altri li avevano cercati
sull’oceano invece che sulla terraferma. Questa storia è cambiata molte volte, con ogni versione meno credibile
della precedente.
Un rapido sguardo al Pentagono
Nella mente di tutti i cinici, l’attentato contro il
Pentagono è forse quello che aveva destato più sospetti di tutti, e con
evidenti buone ragioni. La storia ufficiale era che un Boeing 757 si era
schiantato contro un muro di mattoni del Pentagono, ma il problema, secondo
molti, era che non esistevano prove di un simile evento. I primi sospetti erano
stati sollevati dal fatto che il buco nel muro di mattoni fosse molto piccolo,
forse di due metri di diametro, senza alcun rottame di aereo nei pressi – semplicemente
un piccolo buco rotondo in un muro. Innumerevoli esperti di aviazione e di
disastri aerei si erano affrettati a denunciare il fatto come una bufala,
sostenendo che un aereo grande come un 757 non avrebbe potuto entrare in quel
piccolo foro e scomparire completamente. Inoltre, avevano insistito sul fatto che i rottami si sarebbero
sparsi ovunque e che le ali e la coda non avrebbero potuto ripiegarsi e seguire
l’aereo in quel piccolo foro.
In questa foto di archivio dell’11 settembre 2001, il
lato sud del Pentagono brucia dopo un incidente aereo a Washington. Documenti
del Pentagono appena rilasciati mostrano che gli ufficiali dell’Air Force
avevano brevemente discusso di una possibile sepoltura in mare prima di
concludere che 1.321 frammenti non identificabili di resti umani dell’attacco
dell’11 settembre al Pentagono avrebbero dovuto essere trattati come rifiuti
medici e inceneriti. AP Photo/Tom Horan, File. Source
A rendere le cose più discutibili per i cinici,
l’intera parete di mattoni circostante il foro [che avrebbe dovuto inghiottire
un intero aereo di linea] appariva totalmente indisturbata, al punto che le
finestre erano intatte. I critici avevano immediatamente deriso la
narrativa ufficiale affermando: “Quindi un aereo di linea che pesa più di 100.000 kg va a sbattere contro
un edificio di mattoni a 500 km/ora, fa solo un piccolo buco rotondo delle
dimensioni di un camion, e nell’impatto non produce nemmeno un’onda d’urto
sufficiente a rompere una qualsiasi delle finestre circostanti”.
Un ulteriore problema era la totale assenza di
rottami: non c’erano parti di aereo, né corpi,
né bagagli, niente di niente, solo un piccolo buco rotondo in un muro. Ma
[all’interno] la situazione era ancora più inverosimile, perché la struttura
del Pentagono è costituita da tre pareti parallele di mattoni distanti alcuni
metri l’una dall’altra, e tutte e tre presentavano lo stesso piccolo foro
rotondo della parete esterna. Gli osservatori avevano deriso la possibilità che
un enorme velivolo potesse non solo produrre un foro d’ingresso così piccolo,
ma che potesse rimanere sostanzialmente intatto mentre penetrava, una dopo
l’altra, tre pareti di mattoni, e senza provocare altri danni oltre al foro
d’ingresso.
Molti militari avevano immediatamente affermato che il
Pentagono era stato colpito da un missile e non da un aereo. Un generale dell’Aeronautica in pensione aveva
dichiarato: “Quando si osserva l’intera faccenda, in particolare il luogo
dello schianto privo di parti di aereo, le dimensioni del buco lasciato
nell’edificio e il fatto che l’oggetto impattante abbia penetrato numerose
pareti di cemento, il tutto sembra opera di un missile. E quando si osservano i danni, è evidente che si è
trattato di un missile”.
Dopo l’incidente, erano state pubblicate molte foto
del muro del Pentagono, con il buco rotondo, perfettamente circolare e senza
altri danni. Le foto mostravano anche chiaramente che non c’erano rottami di
aerei di alcun tipo e non si vedevano da nessuna
parte danni da calore o segni di bruciature. In effetti, l’erba verde era intatta fino al muro del Pentagono. Queste foto sembrano essere state completamente
cancellate da Internet, le uniche rimaste sono quelle scattate dopo il crollo
del muro. Le uniche altre foto sono quelle
dell’interno del muro del Pentagono, che mostrano una piccola quantità di
rottami; ma sono solo le macerie del muro crollato, senza parti di aereo.
Per spiegare l’assenza di rottami e detriti, la storia ufficiale era stata che il calore
dell’esplosione provocata dal carburante dell’aereo aveva letteralmente fatto
“evaporare” il velivolo, un’affermazione che,
anche volendo prendere per buone le altre parti della storia, secondo me è
veramente assurda e impossibile. Non è difficile giustificare l’incredulità, né
dimostrare l’impossibilità di questa affermazione.
Supponiamo che questo enorme aereo si sia in qualche
modo schiantato e abbia penetrato il solido muro di mattoni del Pentagono,
creando un foro d’ingresso molto più piccolo delle sue dimensioni reali. E
facciamo finta che le ali e la coda non si siano staccate, ma che, come
l’aereo, si siano in qualche modo ridotte a una piccola frazione delle loro dimensioni
e siano completamente penetrate in quel minuscolo foro. Ipotizziamo che un aereo con un’apertura alare
di oltre 40 metri possa entrare in un buco di 2 metri in una parete e che il
piano di coda verticale, di quasi 15 metri di altezza, lo segua. Come gestire
poi l’assenza di relitti, di bagagli e di corpi?
Consideriamo la narrazione ufficiale secondo cui
l’esplosione e la combustione del carburante avio avrebbe “vaporizzato” l’aereo
e tutto il suo contenuto. Se abbiamo una grande pentola d’acqua su un fornello,
scaldandola a 100°C faremo bollire tutta l’acqua, ma ciò richiederebbe 30
minuti o più. Se volessimo accelerare la vaporizzazione, potremmo aumentare il
calore a 200°C o 300°C. Più alta è la temperatura, più velocemente l’acqua
evapora. Ma, se volessimo vaporizzare l’intera pentola d’acqua in un istante,
in uno o due secondi, dovremmo chiaramente applicare temperature molto più
elevate. Centinaia di gradi non bastano, e nemmeno migliaia. Avremo bisogno di un calore di decine di migliaia di
gradi.
Ora consideriamo l’aereo. L’alluminio della fusoliera
inizierà ad evaporare a circa 2.500°C, e ricordate che non stiamo facendo
evaporare 10 litri d’acqua, ma più di 100.000 kg
di velivolo e di contenuto, quindi avremo
bisogno di temperature estreme per vaporizzare l’intero aereo in uno o due
secondi. È chiaro che migliaia di gradi non bastano, e nemmeno decine di
migliaia. Se volessimo far scomparire l’intera
massa dell’aereo in un unico “puff” avremmo bisogno di arrivare a milioni di
gradi per uno o due secondi . Purtroppo, il carburante degli aerei brucia solo a
circa 1.000°C al massimo.
Ma sospendiamo per un attimo tutti i nostri dubbi e
ammettiamo che, in qualche modo, questo enorme velivolo fosse riuscito a
passare in questo minuscolo buco nel muro e che il carburante del jet avesse,
non si sa come, creato temperature di combustione di milioni di gradi
sufficienti a vaporizzare l’intero velivolo e il suo contenuto in una manciata
di secondi. Questo spiegherebbe l’assenza di rottami, bagagli e corpi. Ma poi le autorità erano riuscite a identificare la
maggior parte delle vittime di questo apparentemente terribile incidente grazie
al ritrovamento del loro DNA.
Quindi, anche con tutta la nostra generosità, abbiamo comunque un problema. Il
calore dello schianto e dell’esplosione era stato così forte da vaporizzare
completamente e istantaneamente l’intero aereo, facendo evaporare 100.000 kg di
metallo, senza lasciare resti di alcun tipo e soprattutto senza resti di corpi,
ma poi, in qualche modo, il delicato e
fragile DNA umano (che non resiste a più di 50 gradi circa), era risorto, si era liberato dai vapori, si era
ricondensato, era sceso lentamente verso il basso e si era adagiato sui piccoli
fili d’erba, assolutamente intatto, in attesa di essere analizzato dalle
autorità.
Un’altra parte della versione ufficiale attaccata dai
critici era il fatto che sul luogo dell’incidente non esistevano segni di
calore, intenso o meno; tutta l’erba davanti e intorno al luogo dell’incidente
era ancora verde e persino le finestre circostanti non avevano subito danni.
Un’altra area di sospetto era l’assenza di tracce di
alluminio polverizzato, infatti, secondo gli scienziati i vapori di 100.000 kg.
di alluminio si sarebbero rapidamente condensati e avrebbero ricoperto tutte le
superfici nel raggio di chilometri con un lucido rivestimento di alluminio polverizzato, esattamente come
l’interno di un sacchetto di patatine. Se l’aereo fosse davvero evaporato come sostengono le
autorità, ogni foglia di ogni albero, ogni filo d’erba nel raggio di 5
chilometri sarebbe stato ricoperto da uno strato argenteo di alluminio
polverizzato.
Un’altra considerazione che aveva sollevato enormi
sospetti sulla sicurezza del Pentagono era il fatto che i media avevano documentato l’esistenza di più di 85
telecamere di videosorveglianza,
sia governative che private, che coprivano l’esterno dell’edificio, eppure il governo si era sempre rifiutato di
rilasciare qualsiasi video che dimostrasse che era stato un 757 a impattare
contro il Pentagono. Come era stato riferito dai i media, le
registrazioni di tutte le 85 telecamere erano state rapidamente confiscate
dall’FBI e dalla CIA, che ancora oggi si rifiutano di rilasciare i video,
sostenendo che “non mostrano nulla”. Molti osservatori ritengono che queste
affermazioni siano palesemente false, poiché le telecamere mostrerebbero
chiaramente cosa si era schiantato contro il Pentagono e poi, se i video non
mostrano davvero nulla, perché questa
estrema riluttanza a rilasciarli?
Dopo più di 20 anni, (2023) le autorità avevano rilasciato un video che sembrava
mostrare un aereo di linea che colpisva il Pentagono. Ma il video è confuso e sembra essere stato
manipolato.
Molti esperti di aviazione militare e commerciale
avevano scritto articoli e libri sull’incidente del Pentagono, giungendo tutti
essenzialmente alle stesse conclusioni e sostenendo i sospetti dei cinici. Ecco
alcuni brevi commenti di esperti del settore:
“Come ex specialista e progettista di turbine della
General Electric, e poi amministratore delegato di una società di progettazione
di turbine, posso garantire che nessuno dei motori in lega ad alta tecnologia e
per alte temperature presenti sui quattro aerei che si sono schiantati l’11
settembre sarebbe stato completamente distrutto, bruciato, frantumato o fuso da
qualsiasi incidente o incendio. Distrutti, sì, ma non al punto di sparire. Dove
sono tutti quei motori, in particolare al Pentagono? Se l’11 settembre un aereo
a reazione si fosse schiantato [sul Pentagono], quei motori, oltre alle ali e
alla coda, sarebbero stati lì”.
“Si possono facilmente esaminare i filmati e le
fotografie dell’attacco al Pentagono e concludere che un Boeing 757 con
un’apertura alare di 125 piedi, una lunghezza di 155 piedi e un’altezza di 44
piedi in coda non ha colpito il Pentagono. Né i danni all’edificio né i detriti
all’esterno o all’interno dell’edificio possono avvalorare tale affermazione.
Mentre l’apertura alare di un 757 è di 125 piedi, il foro nella parete esterna
del Pentagono ha un diametro inferiore ai 15 piedi. Perché la storia del
governo possa essere vera, l’intero aereo avrebbe dovuto passare attraverso
quel piccolo foro, cosa impossibile. Inoltre, nella storia dell’aviazione non
si è mai verificato un incidente o un’esplosione con conseguente cremazione
totale di un aereo”.
“È un aereo di circa 100 tonnellate, e un aereo che
pesa 100 tonnellate, dopo aver colpito un edificio, avrà ancora 100 tonnellate
di rottami e parti smontate. Non c’erano rottami di un 757 al Pentagono. Ciò
che ha colpito il Pentagono non era il volo 77 … era un missile da crociera”.
Lo schianto nella miniera di carbone
C’era stato un altro aereo che era precipitato al
suolo in una zona rurale della Pennsylvania, apparentemente perché i passeggeri
a bordo erano riusciti a sopraffare i dirottatori, impedendo che l’aereo
venisse fatto schiantare sulla Casa Bianca. Tuttavia, quei passeggeri erano
stati molto più che ordinati; non avevano lasciato nessun rottame da ripulire.
Il luogo dell’incidente non mostrava – Ubeh, quasi nulla. Un po’ di roba sparsa in giro, ma
nessun aereo, nessun pezzo di aereo, nessun motore, nessuna ala, nessuna coda,
nessun bagaglio e nessun corpo.
I cinici si erano subito chiesti: “Dove sono i rottami? Da tutte le foto che ho
visto, c’è solo un buco! Dov’è un pezzo di aereo precipitato? Dov’è una qualsiasi
prova?”. Secondo la storia ufficiale, l’aereo si sarebbe schiantato sopra “un
pozzo minerario abbandonato”, un piccolo buco nel terreno di pochi metri di
diametro, e, come nel caso del Pentagono, era completamente scomparso in quel
minuscolo buco, trascinandosi dietro i motori, le ali e le sezioni di coda. Ad
aumentare i sospetti, i residenti locali avevano riferito di
un piccolo aereo militare che era passato ad alta velocità a livello degli
alberi vicino al luogo dello “schianto” e che aveva poi sparato un missile
contro qualcosa.
Quel “qualcosa” era esploso a terra, lasciando i
rottami menzionati e, a quel punto, l’aereo militare si era allontanato. Molti
abitanti del luogo avevano confermato l’evento, ma le autorità non ricordavano
“alcuna manovra militare” in quell’area in quel momento e la questione non era
stata affrontata dalla commissione d’inchiesta. Inoltre, tutti i residenti locali avevano affermato di
essere stati visitati da agenti della CIA o dell’FBI dopo il presunto incidente
e di essere stati informati del fatto che “voi non avete visto nulla”.
Inspiegabilmente, non era stato compiuto alcun
tentativo di recuperare i corpi. In ogni incidente aereo di recente memoria si
sono sempre fatti enormi sforzi per recuperare i corpi. Anche quando gli aerei
precipitano in mare, vengono spesi milioni di dollari e mesi di tempo per
setacciare il fondo dell’oceano nel tentativo di localizzare il velivolo e
recuperare i corpi. Ma, nel caso di questo aereo di linea “precipitato aell’ingresso di una miniera di carbone”, non era stato fatto nulla. Ma, anche se un aereo si
fosse miracolosamente schiantato in un luogo simile, non avrebbe potuto
scendere più di 20 o 30 metri nel terreno. Sarebbero stati necessari pochi
lavori di scavo per recuperare i rottami dell’aereo e i corpi, ma l’area era stata semplicemente dichiarata “off
limits”, e tutto era finito lì.
La commissione d’inchiesta
A seguito delle proteste e delle richieste
dell’opinione pubblica, alla fine era stata istituita la Commissione d’inchiesta
del Congresso sull’11 settembre, ma i membri avevano affermato di essere stati
ostacolati dall’ostruzionismo delle autorità e di non essere mai riusciti a
scoprire la verità. La Commissione era stata autorizzata
ad iniziare l’attività solo dopo un anno dagli attentati e i suoi termini di riferimento erano stati descritti
come “sospettosamente ristretti”, i suoi poteri di indagine “curiosamente limitati” e le era stato concesso meno di un anno per esaminare
milioni di pagine di prove e interrogare centinaia di testimoni. Sia il
presidente che il vicepresidente della Commissione avevano dichiarato di essere
stati “messi in condizione di fallire” e di essere stati privati dei fondi necessari per
svolgere un’indagine adeguata. Avevano inoltre affermato che era stato loro negato l’accesso alla verità e
che erano stati fuorviati da alti funzionari del Pentagono, dell’Autorità
federale dell’aviazione e che i funzionari del NORAD avevano deliberatamente
mentito sulla mancata intercettazione degli aerei dirottati.
Sia il presidente che il vicepresidente, insieme ad
altri membri della Commissione, si erano dimessi e avevano scritto un libro
intitolato “Without Precedent” (Senza precedenti), in cui esprimevano le loro numerose preoccupazioni e
frustrazioni per l’insabbiamento, il deliberato ostruzionismo e la mancanza di
sostegno da parte dell’intero governo statunitense e di tutte le sue agenzie. Avevano affermato che le prove ufficiali fornite
alla Commissione erano “molto lontane dalla verità” e che, nonostante tutte
le bugie raccontate alla Commissione, nessuno era mai stato accusato o anche
solo rimproverato per il reato di ostruzione. Il rapporto finale [della
Commissione] ometteva molte prove fondamentali e non affrontava le numerose e
gravi anomalie presenti nei vari resoconti dell’accaduto. I commissari avevano ammesso che il loro rapporto era
incompleto e difettoso, ma era stato
rapidamente chiuso.
Con questo si conclude il nostro breve riassunto dei
dubbi sugli eventi dell’11 settembre. Dovrete arrivare alle vostre conclusioni
su ciò che era realmente accaduto quel giorno e sui veri responsabili.
Epilogo – Chi è stato?
In tutto questo, c’è un elemento che richiede una
seria considerazione: la responsabilità degli eventi dell’11 settembre.
Inizialmente erano stati attribuiti ad un gruppo di sauditi, ma non era stata
trovata alcuna prova di ciò e, come indicato sopra, la maggior parte dei
cosiddetti “dirottatori” era stata poi vista viva e vegeta in Arabia Saudita.
Sembra quindi che si sia trattato di un altro tipo di “false flag”, destinato a
distogliere l’opinione pubblica dalla giusta direzione. Gli attentati erano stati anche attribuiti a Osama bin
Laden e usati come giustificazione per l’invasione e la distruzione dell’Iraq, ma anche queste accuse si erano rivelate false. A
posteriori sembra quindi che né i sauditi né bin Laden fossero in alcun modo
responsabili degli attacchi. Dove risiede allora la colpa?
Sembra certo che dietro il complotto ci fossero gli
Ebrei. Nient’altro può spiegare il fatto che Larry Silverstein avesse acquistato dei grattacieli destinati alla
demolizione e pochi mesi dopo ricavare un profitto miliardario dalle polizze di
risarcimento dell’assicurazione. Nient’altro può spiegare gli “Ebrei danzanti”
che avevano posizionato le loro apparecchiature fotografiche in modo da
riprendere gli schianti contro il World Trade Center ben 30 minuti prima
degli eventi, una prova che ne erano a conoscenza. Nient’altro può spiegare i loro balli celebrativi
mentre avvenivano gli schianti. Né si spiega altrimenti il fatto che la polizia di New
York abbia subito rilasciato questi agenti del Mossad (che erano sulla lista dei terroristi degli Stati
Uniti) e li abbia fatti salire su un aereo
per tornare in Israele, quando gli
aereoporti erano chiusi e nessuno poteva partire. Nient’altro può spiegare il fatto che, due o tre ore
prima dell’attentato, la società israeliana di messaggistica istantanea Odigo
aveva inviato agli uffici delle aziende ebraiche presenti nelle Torri messaggi
in cui si intimava loro di abbandonare i locali. Tutto ciò indica non solo una conoscenza preventiva,
ma anche connessioni ad altissimo livello, sufficienti per la piena immunità
legale, e ciò può provenire solo dai
Dipartimenti di Stato e di Giustizia degli Stati Uniti controllati dagli Ebrei,
nonché dalla CIA controllata dagli Ebrei.
Dal momento che il coinvolgimento degli Ebrei era
diventato troppo di dominio pubblico per essere nascosto o insabbiato, era
stato necessario inventare un’altra plausibile teoria cospirativa false-flag
per sviare la colpa dai veri responsabili – che non erano di certo i sauditi.
Chi, allora? Diverse fonti ebraiche avevano
pubblicato materiale che incolpava “gli israeliani”, sostenendo che dietro gli
attacchi ci fossero il Mossad e Israele.
Tra questi Ebrei c’era Ron Unz della Unz Review, che era persino apparso in un collegamento video con
la TV iraniana e aveva dato la sua versione di come “gli israeliani” avessero
tramato ed eseguito l’intero evento. Si potrebbe dire: “Beh, non è coraggioso
da parte di un Ebreo coinvolgere il proprio popolo in una vicenda del genere?”.
No, affatto. Si tratta solo di un’abile serie di menzogne ebraiche, volte a
sviare la colpa e a mettere la questione a tacere, senza rivelare la verità.
La questione può essere vista sotto diversi aspetti.
Il primo è che incolpare gli israeliani equivale a non incolpare nessuno. Se si
vuole perseguire questo crimine, chi si arresta? L’intera popolazione di
Israele? Tutto il personale del Mossad? Il problema di un’accusa del genere è
che è troppo generica per essere utile. Tanto varrebbe incolpare un
meteorologo. Se si dà la colpa a George Bush, si ha
un obiettivo su cui indagare, ma se si dà la colpa a una nazione, non si ha
nulla. Ed è proprio questo lo scopo di
un’accusa del genere: non esiste un bersaglio, non c’è nessuno da incolpare in
modo specifico, quindi la questione rimane irrisolta. E, poiché non vengono
presentate prove concrete, le accuse vengono recepite solo da coloro che
probabilmente ci crederebbero comunque.
Un secondo problema, più serio, è che né “gli
israeliani” né il Mossad avevano l’autorità – o i mezzi – per eseguire in modo
autonomo un simile piano in un Paese come gli Stati Uniti. Le prove, per quanto
circostanziali, sono che dietro l’evento c’erano sicuramente degli Ebrei, ma questo poteva essere pianificato e autorizzato solo
dalla City di Londra. Israele non ha l’indipendenza o
l’autorità per realizzare da solo qualcosa di questa portata, e, in ogni caso, l’evento era stato usato per giustificare la
conquista dell’Iraq e del suo petrolio,
cosa che i banchieri ebrei della City stavano
sicuramente pianificando da anni – insieme a destini simili per Libia, Siria,
Iran e Somalia.
Ma c’è un’altra astuzia in questo tentativo di
incolpare gli israeliani per gli eventi dell’11 settembre: serve a eliminare
tutti gli altri sospetti o co-cospiratori.
Se erano stati gli Ebrei israeliani, facendo molto affidamento sulla furtività
e sull’abilità del Mossad, a portare a termine questo evento in modo
indipendente, allora non abbiamo nessun altro da incolpare. Ma è ragionevole? Gli Ebrei israeliani non avrebbero potuto compiere un
atto del genere senza la piena collaborazione del governo statunitense. Tutto ciò che dobbiamo fare è pensare.
Il giorno dopo l’abbattimento degli edifici del World
Trade Center, l’area era stata messa in quarantena e le squadre di demolizione
erano già sul posto per rimuovere tutti i detriti, scaricare le macerie
nell’oceano e spedire l’acciaio in Cina dove sarebbe
stato rifuso.
Chi può essere stato responsabile di una simile
organizzazione, ovviamente pianificata con largo anticipo? Gli israeliani? Chi aveva l’autorità di sgomberare il sito per
eliminare tutte le prove e chi aveva così tanta fretta di farlo? Gli israeliani? Chi
aveva trovato (e poi perso) il passaporto del dirottatore sopra le macerie del
World Trade Center? Gli israeliani? Chi si era occupato delle 85 telecamere che riprendevano il Pentagono e
aveva sequestrato tutte le registrazioni?
Gli israeliani? Il Pentagono era in crisi perché avrebbe dovuto fornire
spiegazioni sugli oltre mille miliardi di dollari di hardware militare mancante
e irreperibile. Chi aveva spostato tutti gli archivi
relativi a quell’indagine nel punto preciso in cui il missile aveva colpito il
Pentagono, distruggendo tutte le prove e bloccando l’indagine? Gli israeliani?
Chi era responsabile del fatto che gli aerei del NORAD
non avessero intercettato e abbattuto gli aerei dei terroristi? Gli israeliani? Chi aveva affermato che gli aerei del
NORAD erano stati fatti decollare ma “non erano riusciti a trovare” gli aerei
di linea dirottati nemmeno con i moderni radar, e chi aveva mandato i caccia
sull’oceano invece che a New York o a Washington? Gli israeliani? Chi pilotava l’aereo militare che aveva lanciato un
missile contro la “miniera di carbone”, sperando di far credere ai residenti
che fosse precipitato un aereo?
Gli israeliani? Chi si era rifiutato di cercare i corpi inesistenti nella
miniera di carbone? Gli israeliani? Chi aveva visitato i testimoni dell’incidente della “miniera di carbone”
per intimidirli e dire loro “voi non avete visto nulla”? Gli israeliani?
Chi aveva cambiato i numeri di registrazione dei due
aerei che avevano colpito il World Trade Center, facendoli apparire come voli
regolari quando non lo erano?
Gli israeliani? Chi aveva impedito alle centinaia di
testimoni presenti sulla scena di testimoniare alle udienze del Congresso? Gli israeliani?
I mass media di quale Paese avevano sostenuto la
narrazione ufficiale 24 ore su 24, 7 giorni su 7, denigrando ferocemente come
“teorici della cospirazione” chiunque cercasse la verità? Gli israeliani?
Dovrebbe essere evidente che l’evento dell’11
settembre non avrebbe potuto essere eseguito senza la piena cooperazione del governo degli Stati Uniti e di molte delle
sue agenzie, tra cui il NORAD, la Sicurezza Nazionale, il Dipartimento di
Stato, il Dipartimento di Giustizia, l’FBI, la CIA, il Pentagono e le forze
armate statunitensi, e l’intera stampa americana di proprietà ebraica.
Ma non è così grave come sembra. Una miniera di
carbone inesistente non ha avuto danni. Il Pentagono ha subito il crollo di una
piccola parte del suo muro di cinta, ma ha potuto distruggere di tutti i suoi
file incriminati. Gli edifici del World Trade Center erano già stati condannati
a causa dell’amianto, e la loro demolizione era comunque prevista. Certo, sono morte alcune migliaia di persone, ma non
è certo la prima volta che il governo americano o gli Ebrei sacrificano degli
innocenti per una causa politica.
Potreste pensare: “Ma una operazione del genere
avrebbe coinvolto almeno centinaia e forse migliaia di persone. Sicuramente una
di loro avrebbe parlato. La verità avrebbe dovuto trapelare”. Lasciate che vi
dica una cosa. Se tre uomini in abito nero e con gli occhiali scuri entrano in
casa vostra e vi dicono che voi non avete visto nulla e non sapete nulla, e di
tenere la bocca chiusa, sareste molto tentati di obbedire. Quegli uomini sono
armati e hanno il diritto di spararvi lì dove siete, voi lo sapete e loro lo
sanno. Alcuni di voi ricorderanno un film in cui uno dei protagonisti diceva: “Se sgarri, sparo a te e all’uomo accanto a te”. Questo è molto più forte di una semplice minaccia.
Il modo standard con cui queste persone ottengono l’obbedienza – o il silenzio
– è quello di minacciare non solo voi, ma tutta la vostra famiglia, i vostri
genitori, i vostri amici e gli amici dei vostri genitori. E se vi dicono che la vita della vostra famiglia e
dei vostri amici dipende dal vostro silenzio, molto probabilmente sceglierete
di tacere. E se non starete zitti accadranno due cose: (1) sarete morti e (2) sarete ferocemente denunciati
dai media come “teorici della cospirazione” che si sono appena suicidati. E non
sareste nemmeno i primi.
Larry Romanoff
*
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Fonte:
bluemoonofshanghai.com
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03.11.2023
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
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